mercoledì, gennaio 27

Cronache di una Shoah annunciata

Scrive George Steiner in Language and Silence:
“Il grido della gente assassinata era udibile dalle università, il sadismo scendeva nelle vie uscendo dai teatri e dai musei … Le idee dell’evoluzione culturale e della razionalità intrinseca sostenute dai tempi dell’antica Grecia e ancora intensamente valide nello storicismo di Marx e nell’autoritarismo stoico di Freud (due illustratori tardivi della civiltà greco-romana) non possono più essere propugnate con sicurezza…
Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz… In che modo questa conoscenza pesa sulla speranza che la cultura sia una forza umanizzatrice, che le energie dello spirito siano trasferibili a quelle del comportamento? Non si tratta soltanto del fatto che gli strumenti tradizionali della civiltà – università, arte, libri – non siano riusciti ad opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica: spesso essi levarono ad accoglierla, a celebrarla”

Ma c’è una spiegazione a tutto questo. La cultura è un termine che abbraccia un’ampia gamma di espressioni rappresentative delle eredità dell’uomo. Steiner getta il dubbio atroce che la cultura non sia la medicina per guarire dal male ma anzi può convivere con esso. Nello stesso tempo fa bene attenzione a scegliere i nomi degli artisti, le cui opere venivano consumate dai volenterosi carnefici di Hitler. Stiamo parlando di estetica: Goethe, Rilke e la musica classica che può esprimere tutti i significati romantici che vogliamo e ritrovarli anche nella guerra. L’estetica è solo il vestito esteriore dell’arte della verità. Questi pseudoamanti dell’arte sfioravano appena il significato profondo delle cose, si fermavano all’esteriorità. Perché Steiner non nomina Kafka e Schoenberg? Che cultura è una cultura monca? Loro non potevano essere conosciuti, e anche se lo fossero stati non potevano essere compresi. La loro arte era arte nuda, offerta alle anime sensibili che se la cercavano da sé. Questa è la cultura che salva il mondo. Adesso sappiamo che un uomo non può leggere Kafka la sera, suonare Schoenberg, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz come se niente fosse…

C’è arte che produce il piacere dei sensi, arte contemplativa e c’è arte che fa pensare, fa star male, provoca uno squarcio nelle nostre convinzioni e ci apre alla verità. L’una arte offre una sensazione di benessere, attraverso la contemplazione della vita e della natura nei suoi lati pittoreschi e sublimi. L’altra arte mette in gioco noi stessi, obbliga a non barare, è un viaggio interiore, sofferto, un continuo lottare tra l'essere e l'apparire, sentirsi colpevoli di qualcosa e non afferrarne le ragioni, perché la nostra colpevolezza è esistere. Insufflare il dubbio sulle nostre sicurezze e creare dalle ceneri delle false certezze, qualcosa di straordinario, unico, la visibilità delle idee.
Una grande nebbia offusca gli oggetti del nostro pensiero, quando si dirada nulla è come prima; scopriamo un mondo nuovo, intenso, di significati mai esplorati e di sensi mai accesi. L’atto creativo è lì, ciò che va oltre. All’istante c’è il desiderio di comunicarlo. Perché l’arte è prima di tutto comunicazione. L’artista nell’opera d’arte cristallizza il proprio malessere e nella comunicazione lo rende visibile, l’osservatore contribuisce a dargli dei confini. Egli ha un ruolo importante per l’artista, spesso simbiotico per il fatto che lo stesso osservatore riconosce qualcosa che non riusciva a esprimere senza l’apporto dell’artista e l'artista non sempre ha chiare le ragioni del proprio gesto creativo. I malesseri dell’artista sono gli stessi malesseri dell’osservatore solo che in più l’artista ha l’arte di poterli esprimere e l'osservatore ha la razionalità ed il distacco di poterli decifrare. *



* Non ricordo se avevo già postato nel blog questi pensieri, di certo non avevo riportato il pezzo intero di Steiner dal quale erano originati. Di certo almeno due care persone lo avevano già letto... Sta di fatto che erano stati scritti di getto. Qui l'ho variata.

domenica, gennaio 24

La sottozero Repubblica

La Repubblica 2.0.0

La chiamano seconda Repubblica, ma la definizione è puramente giornalistica. In verità siamo ancora alla prima Repubblica, solo peggiorata, una repubblica sottozero. Quello che nessuno degli onesti elettori poteva prevedere, dopo il 1993, si è avverato. Gli stessi che gestirono il potere corrotto, i loro portaborse, i loro manutengoli, hanno continuato a tenere la cassa dello Stato. Per evitare di ricadere in una tangentopoli due, si sono premurati di dare una aggiustatina alle regole, per prima cosa hanno bloccato i posti alle Camere mediante una legge elettorale che consente loro di tenersi la poltrona sino alla morte. Su tutto, hanno predisposto il finanziamento ai partiti per legge. E così ora non solo dobbiamo sopportare i soprusi volgari della loro finta politica da pagnotta, ma li dobbiamo anche sovvenzionare, per evitare che rubino di nascosto, con contributi che mettono in conto anche i rimborsi delle elezioni precedenti. Un mare di denaro pubblico riversato nelle fogne. Assistiamo impotenti a questa bavosa spartizione di soldi e di ruoli. Personaggi scandalosi, con stipendi da ONOREVOLE, che fanno il doppio ed il triplo lavoro, mentre ad un qualsiasi usciere comunale è vietato un secondo lavoro per arrotondare il misero stipendio. Per quale motivo, un onorevole Barbareschi, Zanicchi devono continuare a fare l’attore? Per quale motivo una Carlucci con la sua Melaverde leghista, per quale motivo uno Sgarbi, una Mussolini che vive dentro la televisione? Il tempo di lavoro istituzionale dove lo trovano? Per quale motivo avvocati onorevoli devono continuare a svolgere la loro professione? Tu onorevole, se prendi lo stipendio da onorevole, datoti dallo Stato, devi sottostare alle stesse regole di tutti i dipendenti statali, non devi svolgere altri lavori, altrimenti si può pensare che usi il potere a te conferito per scopi personali, si chiama concorrenza sleale per non dire altro. Dicono che il nostro strumento democratico siano le elezioni. Ma dov’è la democrazia? se esiste il partito unico di famelici lupi! Dicono che c'è la democrazia perché c'è l'opposizione, ma quale opposizione se stanno ben attenti a non disturbare troppo questa sottospecie di governo e non farlo cadere, per maturare la scandalosa pensione privilegiata di due anni e mezzo.
Non è facile, anche dopo la parentesi di questo tale Berlusconi, un personaggio destinato a concludere il suo corso, come è nelle regole della vita, corso politico ovviamente, già ci sono le altre iene intorno a lui che combattano per divorarne i retsi, far sì che tutto cambi perché tutto resti com’è. Se l’Europa avesse più poteri... ci vorrebbe un commissariamento dello Stato italiano, per manifesta incapacità di non sapersi non fare i cazzi propri.

mercoledì, gennaio 20

domenica, gennaio 17

Carriera al femminile

...secondo il più grande statista dall'Unità d'Italia ad oggi.

giovedì, gennaio 14

Usi e costumi romanacci di una volta?



Credevo che una scena simile, oggi, al centro di Roma fosse improbabile. Si sa, il popolo, quello romanaccio e caciarona, è stato (ormai fu) cacciato alle periferie appositamente costruite, per dar posto alla sofisticata società. E invece ho appurato che ancora qualcosa vive, di politicamente scorretto, ultimi aliti, o meglio grida popolaresche in dismissione .
Una delle stradine che immettono su corso Vittorio Emanuele, lato Tevere, di fronte Piazza della Chiesa Nuova, un primo pomeriggio estivo, silenzioso, di quiete da pennichella. C’è un signore vestito in modo distinto al cellulare, fa qualche passo, si ferma, ride, una piacevole e tranquilla conversazione al riparo in questa viuzza dove le auto non passano, quando… splasch! Uno scroscio d’acqua fetente a meno di due metri da lui. Alza la testa sorpreso. Una vecchietta dall’apparente aria innocua, con una bacinella, espletata la funzione sta per rientrare dal balconcino, come se nulla fosse.
“Ma signora… che modi!”
“Oh, che vòi?”
“Ma dico, per poco non mi inzuppava. Non si fa così”
“Io faccio come me pare e mo ne getto pure un altro”
“Lo faccia in casa, non fuori!”
“In casa non ci ho dove buttarla, che devo da’ conto a te? Ma fatte un po’ li cazzi tua!”
“Che indecenza, che inciviltà…”
“Ma vattene un po' a fanc… ‘a ‘nvedi questo…”, e tutta una serie di contumelie irripetibili inclusi mortacci.
Il signore sbalordito si gira intorno per trovare testimoni di quel rarissimo comportamento umano creduto estinto. Ci sono io in lontananza in piazza, allargo le braccia per fargli capire che ho visto, annuisco sorridendo, giusto per dargli un po’ di consolazione, ma dentro rido ignobilmente di gusto.
La vecchia esce di nuovo con un’altra bacilata e senza neanche vedere sotto, butta… risplasch!
Il signore, ora a distanza di sicurezza, accenna di nuovo ad una protesta: “Ancora?! Signora!”
“Aah! Te stai ancora qua a roppe' li co...? Ma chi ti ci ha mandato? E ora perché non te ne vai dove t'ho detto, tu e tutta… e chi non te lo ha detto, … e ‘mo t’ho detto!!!”

mercoledì, gennaio 13

La Provvidenza

Da Ernesto Rossi "Il manganello e l'aspersorio" -

Interventi della Provvidenza
Il 31 ottobre (1926), a Bologna, mentre Mussolini procedeva in macchina tra due ali di popolo plaudente, un colpo di pistola gli lacerò la giacca. Il presunto colpevole, Anteo Zamboni, un giovane neppure sedicenne, fu linciato sul posto dai fascisti.
Appena fu diffusa la notizia dell'attentato, il presidente dell'Azione Cattolica, comm. Colombo, si affrettò a inviare a Mussolini il seguente telegramma:

"Interprete sentimenti cattolici italiani organizzati prego V. E. gradire espressione vivo gaudio di quanti servono ideale cristiano nelle file Azione Cattolica per essere E. V. provvidenzialmente scampato rinnovato tentativo omicida. Cattolici tutti elevano fervide preghiere affinché l'Altissimo placando gli odii e sempre meglio avviando gli animi alla pratica della legge di Cristo assicuri alla Nazione italiana il meritato benessere spirituale e materiale".

In tutte le chiese italiane furono celebrati Te deum di ringraziamento. Prima di intonare questa preghiera il card. Ascalesi, così parlò ai suoi napoletani:

"L'atto insensato nuovamente compiuto ai danni del Primo Ministro d'Italia, se da un lato desta raccapriccio, dall'altro ci costringe ad assurgere a considerazioni alte e consolanti. Per la quarta volta la Provvidenza ha salvato la sua vita. Quindi vi è qualche destino che per lui deve compiersi, per il bene della nostra Italia e forse del mondo intero. È conscio Egli di questa alta missione? Il disprezzo del pericolo, la serenità del suo spirito, la imperturbabile fermezza con cui svolge il suo programma di restaurazione, lo dimostrano ad evidenza. Dovere nostro, di fronte a tali considerazioni, è di cooperare affinché l'opera della Provvidenza venga compiuta".

Dopo la cronaca dell'attentato (in cui non dedicò neppure una riga per deplorare il linciaggio, che il giornale di Mussolini aveva definito - la forma più salutare di vendetta -). L'Osservatore Romano del 2 novembre si associò calorosamente ai sentimentio già espressi dal Santo Padre e dall'episcopato italiano, - come alla universale esecrazione per l'insano delitto, così alla viva e lieta riconoscenza verso la Divina Bontà che aveva provveduto a renderlo vano - :

"Il popolo vi ha scorto la mano del cielo e ha reso unanime grazie al Signore. Dolorosamente commossi da tanto ostinato furore delittuoso noi pensiamo che soltanto spitiri ottenebrati dall'odio settario, sino alla follia, non sappiano scorgere come, soprattutto in questi momenti tanto gravi e difficoltosi per il Paese, l'attentato alla vita di chi ne regge le sorti, colpirebbe, oltre la sua persona, tutto il popolo italiano, che sarebbe posto d'improvviso di fronte a paurose incognite"

L'attentato Zamboni servì a Mussolini per sbaragliare gli ultimi avversari con una nuova ondata di terrotismo e per dare una apparenza di giustificazione alle leggi eccezionali, che eliminarono tutte le garanzie alle libertà dei cittadini, riconosciute nello statuto albertino. Il Consiglio dei ministri del 5 novembre approvò la istituzione del Tribunale speciale, che doveva applicare nei processi politici la stessa procedura del codice militare per il tempo di guerra; la istituzione del confino, anche per chi solo - manifestasse il proposito di contrastare o ostacolare i poteri dello Stato - ; la soppressione dei giornali di opposizione; lo scioglimento dei partiti antifascisti e la applicazione di gravissime pene a coloro che tentassero di ricostituirli; la revisione di tutti i passaporti per l'estero e l'obbligo alla polizia nconfinaria di far uso delle armi per impedire gli espatrii clandestini; la istituzione del servizio di investihgazione politica presso ogni comando di legione della milizia.
L'Osservatore Romano del 24 novembre riportò integralmente una lunga lettera, in cui il pres. dell'A. Cattolica ringraziava Mussolini perché , rispondendo al suo telecomando di felicitazione per lo scampato pericolo, aveva deplorato le violenze contro le organizzazioni cattoliche, seguite all'attentato.

"Mi permetta l'E.V. di cogliere l'occasione propizia che ora ci si offre per farLe, in nome mio e di tutti i soci, la seguente solenne dichiarazione - scriveva il comm. Colombo. - L'Azione Cattolica Italiana, la quale, come quella di ogni altro paese, per non mancare alle severe, limpide, prescrizioni del Vicario di Cristo, non ignora il suo stretto dovere di tenersi sopra e fuori di ogni partito e non mai immischiarsi nelle competizioni politiche, sente non meno vivamente il gravissimo obbligo di essere in ogni suo atto riverente, docile, come fece sin qui, ai pubblici poteri legittimamente costituiti, e conseguentemente al presente regime. Inoltre assicuriamo all'E.V. che non soltanto abbiamo pregato e pregheremo per la incolumità e per il bene di V.E. e del Paese, ma anche vogliamo portarvi con cordiale e virile sincerità tutto il contributo possibile di volere e di opere".

L'Azione Cattolica, presieduta dal comm. Colombo, era "apolitica" come l'Associazione dei mutilati, presieduta dall' on. Delcroix.

domenica, gennaio 3

I nuovi pezzenti


Se la maggioranza di un popolo, stupidamente accecata dall'egoismo, continua a gradire qualcuno o qualcosa che si presenta da anni con laute promesse, mai mantenute, e non capisce che è solo un misero bluff di venditore di bolle di sapone; è giusto che la minoranza accorta li scuota dal torpore dei sensi, dall'ipnosi del mago oppure che questa stessa minoranza si rassegni alla regola della maggioranza e lasci che tutto venga sopraffatto dal male di pochi individui pezzenti assetati di potere che stanno lacerando l'Italia strappandola e dividendosela a brandelli?

Intanto questo governo ci dimostra come si fa a stringere la cinghia, per dare l'esempio a tutti gli Italiani. Creando due nuovi posti di sottosegretario, uno dei quali per ricompensare una certa Santanchè, senza arte né parte né eletta, delle sue prestazioni da urlatrice in tv. Altre decine e decine di migliaia di euro mensili dei contribuenti gettate nel cesso. Ma non doveva essere il governo col minor numero di ministri e sottoministri dall'Unità ad oggi, ci vuole tanto a capire che Brunetta è un piccolo bluff? Ci vuole tanto a capire che questa maggioranza di governo e l'opposizione a latere sono un macroscopico bluff e che nessuna delle due è intenzionata a cambiare la porca legge elettorale, che assicura loro le poltrone alle Camere vita natural durante?