venerdì, novembre 28

La politica dello spettacolo... anche le Perego contano

Mi sono chiesto se è stata la politica ad entrare nello spettacolo o viceversa. Di certo c’è un uomo che si occupa di spettacolo che entrò con Forza nella politica italiana. Poi, di seguito tutto un fluire di uomini, ma soprattutto di donne che si occupano e fanno spettacolo, in politica.
Lo spettacolo televisivo entra prepotentemente nella discussione politica, si contamina a sua volta di politici. Mastella diventa inviato di “Quelli che il calcio”, la Santanché diventa opinionista di Domenica in e poi, dopo la cambiata di faccia, di Canal 5. Parlare di personaggi dello spettacolo diventa potenzialmente come parlare di politici, perché non sappiamo più quali sono i confini tra i due ruoli. Ormai sono vasi comunicanti. Se Carfagne e Carlucci un tempo le guardavi in televisione sgambettare insulsi balletti e dissertare di stupidaggini, oggi le trovi con lo stesso tacco 12 e lo stesso cervello ad occupare ruoli in Parlamento. Ma chi la seguiva la Carfagna in tv quando faceva la valletta di Magalli? Forse dobbiamo tener conto e temere anche certi insignificanti personaggi dello spettacolo, perché un domani ce li potremmo ritrovare lì, a decidere sui nostri interessi. Non ci sono più limiti al buon senso, quello che conta è trovarsi nelle grazie del capo, poi basta seguire le stesse regole dello spettacolo, l’audience, la notorietà, la presenza di immagine, lo spettacolo della politica; il resto non serve: la preparazione, la cultura e l’intelligenza sono condizioni insufficienti e non necessarie.
La seconda donna più potente dello spettacolo televisivo, la Perego, cosa c’entra con la politica? Tantissimo. Pensiamo solo che la De Filippi, la più potente in assoluto, fa politica attiva per Berlusconi, semplicemente … facendo quello che fa. Per Berlusconi, la De Filippi ha quasi, se non di più, la stessa importanza di un Gianni Letta. La De Filippi, produttrice e presentatrice, una macchina per far soldi e per ‘educare’ i telespettatori.
Dunque la Perego, è la seconda perché dipende da un uomo, e senza di lui sarebbe già scomparsa da tempo. Moglie del boss dello spettacolo, Presta, il più potente agente dello spettacolo, dopo la caduta di Mora; colui che anche Piersilvio B. deve chiedergli un appuntamento, colui che si frega mezzo stipendio di Bonolis e di tanti altri “illustri” inutili personaggi dello spettacolo. Per piazzare la sua compagna, con i suoi poteri, non ha disdegnato di fare le scarpe ad altri. La Perego, prima che trovasse una collocazione definitiva in Mediaste, ha passato questi anni a fregare il posto alle colleghe. A Forum, prese il posto di una Dalla Chiesa in quarantena; a Primissima, prese il posto dei giornalisti di Mediaset, che protestarono vivamente in quanto la Perego non era tale, salvo poi rientrare nei ranghi dopo la lavata del capo, che fece capire che veri giornalisti da quelle parti non esistono. Poi la Perego passò in Rai e rubò il posto ad una D’Eusanio cacciata per essere diventata la regina delle sole televisive, colmo dei colmi. Perego, sola assoluta, monoscopica, voce monocorde piatta, fa diventare seri argomenti del tipo: Varone lo ha mai portato un reggiseno in vita sua? Imbocca il pubblico di talpiche sole; elementare degna discepola del Mike Bongiorno di echiana visione. Priva di emozioni, recita dall’inizio alla fine, come un automa, da brivido. Intoccabile moglie del boss, neanche per scherzo viene presa in giro, pena la perdita del lavoro. Ha la capacità, spudorata, di dire che la Gregoraci era stata scelta da lei a Buona Domenica per le sue qualità artistiche, invece è a contratto di Presta, come tutti quelli che le stanno intorno, pacchetto-convenienza con un Laricchia in omaggio; e la Varone al seguito perché sarebbe un’amica di famiglia, forse era stata la balia dei suoi figli? Dire che ha la faccia come il c. è poco. Soldatino Mediaset e di FI per diritto acquisito, non offre mai un pensiero personale, priva di decisionismi, fa solo quello che le scrive e detta la produzione e gli autori, come una valletta qualunque, priva di autoritarismo; se deve far credere che gli elefanti volano, lei si impegna affinché sia credibile e senza ridere. Se deve fare un’intervista slinguante ad una Gelmini o ad una Carfagna, lei la fa senza critica, e quasi si prostra ai piedi e regala i fiori come un maschio in calore, che sono sempre gli autori. Ma non perché ha un’idea politica, lei lo fa perché così le dicono. Dell’opinione personale, della serietà della realtà, del giusto equilibrio tra realtà e finzione a lei poco interessa. È una carta bianca da scriverci su e cancellare il giorno dopo. Con queste qualità intrinseche, potrebbe essere un’ottima parlamentare, le metterebbe in bocca quello che vuole, come ha fatto con la Carfagna. Ma… il ruolo che occupa è… già un ruolo politico importante per il suo Capo, lei sta bene dove sta, la politica la si fa ovunque, in parlamento ed in televisione è la stessa cosa ormai; lei in tv fa politica attiva, una pedina e strumento fondamentale del grande Signore della tv; il continuo ed incessante rincoglionimento delle masse, condizione necessaria e sufficiente per mantenere il consenso del grande pubblico-elettore.
In questo mondo di politica-spettacolo italiano anche le Perego contano…

giovedì, novembre 20

domenica, novembre 16

martedì, novembre 11

Eppure accadde (2)

Verbale della conferenza del Wannsee - 20 gennaio 1942


redatto da Adolf Eichmann seguendo le istruzioni di Reinhard Heydrich


I

Alla riunione sulla soluzione finale della questione ebraica, svoltasi il 20 gennaio 1942 a Berlino, Am Grossen Wannsee nn. 56-58, hanno partecipato:
Gauleiter dottor Meyer e capo dell'Ufficio del Reich dottor Leibbrandt Ministero dei Territori orientali occupati
Segretario di Stato dottor Stuckart Ministero degli Interni
Segretario di Stato Neumann Incaricato del Piano quadriennale
Segretario di Stato dottor Freisler Ministero della Giustizia
Segretario di Stato dottor Bülher Ufficio del governatore generale
Sottosegretario di Stato Luther Ministero degli Affari esteri
Oberführer delle SS Klopfer Cancelleria del partito
Direttore generale di ministero Kritzinger Cancelleria del Reich
Gruppenführer delle SS Hofmann Ufficio centrale per la razza e la colonizzazione
Gruppenführer delle SS Müller e l'Obersturmbannführer delle SS Eichmann Direzione generale per la sicurezza del Reich
Oberführer delle SS dottor Schongarth Alto comandante della Polizia di sicurezza e del SD per il Governatorato generale
e Sturmbannführer delle SS dottor Lange Comandante della Polizia di sicurezza e del SD per il distretto generale Lettonia, in rappresentanza dell'Alto comandante della Polizia di sicurezza e del SD per il Commissariato del Reich Ostland Polizia di sicurezza e SD

II

All'inizio il capo della Polizia di sicurezza e del SD, l'Obergruppenführer della SS Heydrich, ha comunicato di essere stato incaricato dal maresciallo del Reich della preparazione della soluzione finale della questione ebraica in Europa e ha accennato al fatto che la riunione era stata convocata allo scopo di chiarire alcune questioni fondamentali. Il desiderio, espresso dal maresciallo del Reich, di ricevere un piano dei provvedimenti da adottare riguardo all'organizzazione, l'attuazione e i mezzi materiali necessari per dare corso alla soluzione finale della questione ebraica in Europa, presuppone una preventiva concertazione delle questioni che interessano tutte le istanze centrali in vista di una sincronizzazione delle linee di condotta. La responsabilità della direzione della soluzione finale della questione ebraica spetta, senza riguardo a questioni di confini geografici, al Reichsführer della SS e capo della polizia tedesca (capo della Polizia di sicurezza e del SD).

Il capo della Polizia di sicurezza e del SD ha quindi passato rapidamente in rassegna i momenti salienti della battaglia condotta finora contro questo avversario:

a) il respingimento degli ebrei dai singoli territori di insediamento del popolo tedesco;

b) il respingimento degli ebrei dallo spazio vitale del popolo tedesco.

Nel tentativo di pervenire a questi obiettivi, l'unica soluzione possibile provvisoriamente adottata è stata quella di accelerare il ritmo dell'emigrazione degli ebrei dal territorio del Reich, ponendovi mano in maniera pianificata.

Per ordine del maresciallo del Reich, è stato istituito, nel gennaio 1939, un Centro per l'emigrazione degli ebrei del Reich, della cui direzione è stato incaricato il capo della Polizia di sicurezza e del SD. Esso aveva in particolare il compito di:

a) adottare le misure preparatorie necessarie a intensificare l'emigrazione degli ebrei;

b) orientare il flusso di emigrazione;

c) accelerare, caso per caso, l'attuazione dell'emigrazione.

Obiettivo di questi interventi era ripulire in maniera legale lo spazio vitale tedesco dagli ebrei. Tutti gli uffici si rendevano conto degli svantaggi inerenti a questa accelerazione dell'emigrazione. Tuttavia, in mancanza di altre soluzioni possibili, essi hanno dovuto accettarli.

Nel periodo successivo, le varie questioni legate all'emigrazione hanno costituito non solo un problema tedesco, ma anche un problema con cui si sono dovute misurare le autorità dei paesi di immigrazione. Le difficoltà finanziarie, quali l'aumento dei diritti di emigrazione e di sbarco da parte dei diversi governi stranieri, la mancanza di posti sulle navi, le crescenti restrizioni o i blocchi posti all'immigrazione hanno fortemente ostacolato i tentativi di emigrazione. Malgrado queste difficoltà, dalla presa del potere fino al termine fissato del 31 ottobre 1941, sono stati indotti a emigrare complessivamente 537 000 ebrei. Di questi:
dal 30 gennaio 1933 dal vecchio Reich 360.000
dal 15 marzo 1938 dalla Marca orientale 147.000
dal 15 marzo 1939 dal Protettorato di Boemia e Moravia 30. 000

L 'emigrazione è stata finanziata dagli stessi ebrei ossia dalle organizzazioni politiche ebraiche. Per evitare che gli ebrei proletarizzati restassero indietro, si è fatto valere il principio secondo cui gli ebrei abbienti erano tenuti a finanziare l'emigrazione degli ebrei nullatenenti; è stata pertanto istituita, in base a scaglioni di reddito, una tassa di trasferimento o emigrazione, utilizzata per coprire i costi dell'emigrazione degli ebrei nullatenenti. Oltre al gettito in Reichsmark, si è reso necessario il reperimento di divise per i diritti di emigrazione e di sbarco. Per tutelare le riserve valutarie tedesche, le organizzazioni ebraiche tedesche hanno pregato le banche ebraiche straniere di recuperare le relative somme in valuta. Grazie alle donazioni degli ebrei stranieri è stata messa a disposizione, entro il 30 ottobre 1941, una somma complessiva di 9.500.000 dollari.

In considerazione dei pericoli rappresentati dall'emigrazione in tempo di guerra e delle possibilità offerte dall'Est, il Reichsführer e capo della Polizia tedesca ha, nel frattempo, vietato l'emigrazione degli ebrei.


III

All'emigrazione è ormai subentrata, quale ulteriore possibilità di soluzione, secondo quanto preventivamente approvato dal Führer, l'evacuazione degli ebrei verso Est.

Sebbene queste operazioni rappresentino soltanto una scappatoia, tuttavia, a questo riguardo, vengono fatte, sin da ora, esperienze pratiche della massima importanza ai fini della futura soluzione finale della questione ebraica.

Nel quadro della soluzione finale della questione ebraica in Europa, il numero degli ebrei interessati ammonta a 11 milioni di persone, così ripartite tra i singoli paesi:
Paese Numero
A) Vecchio Reich 131.800
Marca orientale 43.700
Territori orientali 420.000
Governatorato generale 2.284.000
Bialystok 400.000
Protettorato di Boemia e Moravia 74.200
Estonia libera da ebrei
Lettonia 3.500
Lituania 34.000
Belgio 43.000
Danimarca 5.600
Francia - Territorio occupato 165.000
Francia - Territorio non occupato 700.000
Grecia 69.600
Paesi Bassi 160.800
Norvegia 1.300
Ucraina 2.994.684
Russia bianca esclusa Bialystok 446.484
B) Bulgaria 48.000
Inghilterra 330.000
Finlandia 2.300
Irlanda 4.000
Italia inclusa Sardegna 58.000
Albania 200
Croazia 40.000
Portogallo 3.000
Romania inclusa Bessarabia 342.000
Svezia 8.000
Svizzera 18.000
Serbia 10.000
Slovacchia 88.000
Spagna 6.000
Turchia (parte europea) 55.500
Ungheria 742.800
URSS 5.000.000
Ucraina 2.994.684
Bielorussia esclusa Bialystok 446.484
Totale oltre 11.000.000

Le cifre relative agli ebrei dei diversi paesi stranieri comprendono però solo gli ebrei praticanti, dal momento che in essi mancano ancora in parte classificazioni degli ebrei secondo criteri razziali. Tenuto conto dell'atteggiamento e delle generali concezioni vigenti nei singoli paesi, il trattamento del problema incontrerà alcune difficoltà, in particolare in Ungheria e in Romania. In Romania, per esempio, gli ebrei possono a tutt'oggi procurarsi, in cambio di denaro, documenti che attestino la loro appartenenza a una nazionalità straniera.

L'influsso degli ebrei in tutti i territori dell'Urss è noto. Nel territorio europeo vivono circa 5 milioni di ebrei, nell'area asiatica appena 250 000.

La ripartizione professionale degli ebrei residenti nel territorio europeo dell'Urss era la seguente: settore agricolo 9,1% lavoratori urbani 14,8% commercio 20,0% impiegati statali 23,4% libere professioni (medicina, stampa, teatro, ecc.) 32,7%

Ora, nel quadro della soluzione finale della questione ebraica e sotto la necessaria guida, gli ebrei devono essere utilizzati all'Est nei compiti lavorativi giudicati più opportuni. Inquadrati in grandi colonne e separati per sesso, gli ebrei abili al lavoro saranno condotti in quei territori a costruire strade, operazione durante la quale senza dubbio una gran parte di loro soccomberà per riduzione naturale.

Il nucleo che alla fine sopravviverà a tutto questo, e si tratterà della parte dotata della maggiore resistenza, dovrà essere trattato in maniera adeguata, poiché rappresentando il frutto di una selezione naturale, qualora fosse lasciato andare libero, dovrebbe essere considerato la cellula germinale di una nuova rinascita ebraica (si veda l'esperienza storica).

Nel quadro dell'attuazione pratica della soluzione finale, l'Europa verrà setacciata da ovest a est. II territorio del Reich, incluso il Protettorato di Boemia e Moravia, dovrà essere ripulito per primo, non foss'altro che per ragioni di carattere abitativo e altre necessità socio-politiche.

Gli ebrei evacuati verranno dapprima portati, senza esitare, in cosiddetti ghetti di transito e di lì trasportati più a Est.

La premessa più importante ai fini dell'evacuazione, ha poi spiegato l'Obergruppenführer della SS Heydrich, è l'esatta determinazione della cerchia di persone interessate dal provvedimento.

È previsto che gli ebrei al di sopra dei 65 anni non verranno evacuati, bensì internati in un ghetto per anziani - si è pensato a Theresienstadt.

Oltre a queste classi di età - dei circa 280 000 ebrei che al 3 I ottobre 1941 si trovavano nel vecchio Reich e nella Marca orientale il 30 per cento circa ha superato i 65 anni -, nel ghetto ebraico per anziani verranno accolti anche i grandi invalidi di guerra e gli ebrei decorati in guerra (croce di ferro di I' classe). Tale opportuna soluzione consente di eliminare in un sol colpo i molti interventi in favore degli ebrei. L 'inizio delle singole grandi operazioni di evacuazione dipenderà in ampia misura dagli sviluppi militari. Riguardo al trattamento della soluzione finale nei territori europei da noi occupati o sotto nostra influenza, è stato proposto che gli addetti alla questione del ministero degli Affari esteri si consultino con il funzionario incaricato della Direzione generale per la sicurezza del Reich.

In Slovacchia e in Croazia la faccenda non presenta più grandi difficoltà, dal momento che le principali questioni di fondo sono già state avviate a una soluzione. Anche in Romania il governo ha, nel frattempo, attivato un responsabile della questione ebraica. Per risolvere la questione in Ungheria, è necessario imporre entro breve al governo ungherese un consulente di questioni ebraiche.

Per quanto riguarda l'avvio dei preparativi per risolvere il problema in Italia, l'Obergruppenführer della SS Heydrich ritiene opportuno mettersi in contatto, a questo proposito, con il capo della Polizia.

Nella Francia occupata e non occupata la schedatura degli ebrei destinati alla deporta zio ne procederà molto probabilmente senza grossi problemi.

Il sottosegretario di Stato Luther ha comunicato, a questo proposito, che in alcuni paesi, per esempio negli stati nordici, sorgeranno difficoltà quando si tratterà di affrontare il problema in termini più radicali, ragion per cui è consigliabile tralasciare per il momento quei paesi. Tenuto conto dello scarso numero di ebrei in tali paesi, ciò non rappresenta comunque una grave limitazione. In compenso il ministero degli Affari esteri non vede grandi difficoltà per quanto riguarda l'Europa sudorientale e occidentale.

Il Gruppenführer della SS Hofmann prevede di mandare in Ungheria, per un orientamento generale, un addetto dell'Ufficio centrale per la razza e la colonizzazione, quando il capo della Polizia di sicurezza e del SD porrà mano alla faccenda in quel paese. È stato stabilito che per il momento questo addetto dell'Ufficio centrale per la razza e la colonizzazione, che non dovrà svolgere un ruolo attivo, verrà ufficialmente distaccato come aiuto dell'attaché di polizia.


IV

Le leggi di Norimberga dovranno sostanzialmente costituire la base del piano di soluzione finale. Necessaria premessa per una sistemazione definitiva del problema è che venga risolta anche la questione dei matrimoni misti e dei meticci.

Il Capo della polizia di sicurezza e del SD, in riferimento a una lettera del Capo della Cancelleria del Reich, espone intanto in via teorica i punti che seguono:


1) Trattamento dei meticci di primo grado

Per quanto riguarda la soluzione finale della questione ebraica, i meticci di primo grado sono equiparati agli ebrei.
Da questo trattamento sono esclusi:

a) i meticci di primo grado coniugati con persone di sangue tedesco, dal cui matrimonio siano nati figli (meticci di secondo grado). Questi meticci di secondo grado sono sostanzialmente da equiparare ai tedeschi.

b) i meticci di primo grado per i quali le massime autorità del partito e dello stato abbiano finora autorizzato una qualche eccezione in determinati settori.
Ogni caso dovrà essere esaminato singolarmente, e non si esclude che questa volta la decisione sia sfavorevole al meticcio.

Eventuali eccezioni dovranno essere sempre concesse per meriti sostanziali del meticcio stesso. (Non meriti del genitore o del coniuge di sangue tedesco).

Il meticcio di primo grado escluso dall’evacuazione sarà sterilizzato, onde evitare qualsiasi discendenza ed eliminare definitivamente il problema dei meticci. La sterilizzazione sarà effettuata volontariamente. Essa costituisce tuttavia la condizione necessaria per poter restare nel Reich. Il "meticcio" sterilizzato sarà quindi liberato da tutte le restrizioni cui era sottoposto in precedenza.

2) Trattamento dei meticci di secondo grado.

I meticci di secondo grado vengono fondamentalmente accorpati alle persone di sangue tedesco, ad eccezione dei seguenti casi, in cui i meticci di secondo grado verranno equiparati agli ebrei:

a) meticcio di secondo grado nato da un matrimonio bastardo (entrambi i coniugi meticci).

b) Aspetto razziale esteriore particolarmente sfavorevole del meticcio di secondo grado, che lo fa assomigliare a un ebreo.

c) Giudizi particolarmente negativi da parte delle autorità politiche o di polizia del meticcio di secondo grado, da cui emerge che egli si sente ebreo e si comporta come tale.

In questi casi non vanno fatte eccezioni, neppure se il meticcio di secondo grado è sposato con una persona di sangue tedesco.


3) Matrimoni tra ebrei puri e persone di sangue tedesco.

Bisogna decidere, caso per caso, se evacuare il coniuge ebreo o internarlo in un ghetto per anziani, tenendo conto delle ripercussioni che un simile provvedimento ha sui parenti tedeschi dei coniugi in questione.

4) Matrimoni tra meticci di primo grado e persone di sangue tedesco.

a) Senza figli.

Se dal matrimonio non sono nati figli, il meticcio di primo grado viene evacuato ossia internato in un ghetto per anziani. (Stesso trattamento che nel caso dei matrimoni tra ebrei puri e persone di sangue tedesco, punto 3).

b) Con figli.

Se dal matrimonio sono nati dei figli (meticci di secondo grado), costoro, qualora vengano equiparati agli ebrei, saranno evacuati insieme al meticcio di primo grado, ossia internati in un ghetto per anziani. Nel caso in cui i figli vengano equiparati ai tedeschi (caso normale), essi vanno esonerati dall'evacuazione e con loro anche il meticcio di primo grado.

5) Matrimoni tra meticci di primo grado e meticci di primo grado o ebrei.

Per quel che riguarda questi matrimoni (compresi i figli) tutte le parti saranno trattate alla stregua di ebrei e pertanto evacuate ossia internate in un ghetto per anziani.

6) Matrimoni tra meticci di primo grado e meticci di secondo grado.

Entrambi i coniugi, senza riguardo al fatto che abbiano figli o no, saranno evacuati ossia internati in un ghetto per anziani, dal momento che gli eventuali figli generalmente presentano, sotto il profilo razziale, una percentuale di sangue ebraico superiore a quella dei meticci ebrei di secondo grado.

Il Gruppenführer della SS Hofmann è dell ' opinione che si debba far ampio ricorso alla sterilizzazione, tanto più che il meticcio, posto di fronte alla scelta se essere evacuato o sterilizzato, preferirà sottoporsi alla sterilizzazione.

Il segretario di Stato dottor Stuckart constata che l'attuazione pratica delle soluzioni possibili sopra elencate, atte a risolvere definitivamente il problema dei matrimoni misti e dei meticci, comporta un onere amministrativo infinito. D'altra parte, per tenere comunque conto anche della realtà biologica, il segretario di Stato dottor Stuckart ha proposto di passare alla sterilizzazione obbligatoria.

Per semplificare il problema dei matrimoni misti, bisognerebbe inoltre riflettere sulla possibilità che al legislatore sia permesso di sentenziare: "Questi matrimoni sono sciolti".

Riguardo alla questione delle ripercussioni dell'evacuazione degli ebrei sulla vita economica, il segretario di Stato Neumann ha spiegato che gli ebrei attualmente impiegati nelle industrie strategiche non dovrebbero essere evacuati fino a quando non si siano trovati dei sostituti.

L'Obergruppenführer della SS Heydrich ha sottolineato che questi ebrei, in base alle direttive da lui approvate in vista dello svolgimento delle operazioni di evacuazione attualmente in corso, non sarebbero stati comunque evacuati.

Il segretario di Stato dottor Bühler ha osservato che il governatore generale sarebbe lieto se la soluzione finale di questa questione cominciasse dal Governatorato generale, poiché li il problema dei trasporti non ha un grande peso e l'operazione non sarebbe ostacolata da ragioni legate all'impiego di manodopera. Gli ebrei andavano allontanati quanto prima dal territorio del Governatorato generale, perché proprio li l'ebreo rappresentava, come veicolo di epidemie, un pericolo eccezionale e, d'altra parte, col perdurare del mercato nero, sovvertiva costantemente la struttura economica del paese. Inoltre, la maggioranza dei 2,5 milioni di ebrei interessati era inabile al lavoro.

Il segretario di Stato Bühler ha inoltre osservato che, nel Governatorato generale, la direzione centrale della soluzione della questione ebraica spettava al capo della Polizia di sicurezza e del SD e che le autorità del Governatorato generale lo avrebbero sostenuto nel suo lavoro. L 'unica preghiera che egli rivolgeva era che in quel territorio la questione ebraica fosse risolta quanto prima.

In conclusione sono state discusse le diverse soluzioni possibili; sia il Gauleiter dottor Meyer sia il segretario di Stato dottor Bühler sono del parere di eseguire in prima persona determinati lavori preparatori alla soluzione finale, relativi ai rispettivi ambiti, evitando però di allarmare la popolazione.

La seduta si è conclusa con la preghiera rivolta ai partecipanti alla riunione dal capo della Polizia di sicurezza e del SD di garantirgli l'appoggio necessario ai fini della realizzazione dei piani di soluzione.

lunedì, novembre 10

Eppure accadde

Dichiarazione sulla razza
Votata dal Gran Consiglio del Fascismo il 6 Ottobre 1938

Il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla conquista dell'Impero, dichiara l'attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo ha svolto da sedici anni e svolge un'attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti. Il problema ebraico non è che l'aspetto metropolitano di un problema di carattere generale.

Il Gran Consiglio del Fascismo stabilisce:

  1. il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane;
  2. il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti pubblici - personale civile e militare - di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza;
  3. il matrimonio di italiani e italiane con stranieri, anche di razze ariane, dovrà avere il preventivo consenso del Ministero dell'Interno;
  4. dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenta al prestigio della razza nei territori dell'Impero.

EBREI ED EBRAISMO

Il Gran Consiglio del Fascismo ricorda che l'ebraismo mondiale - specie dopo l'abolizione della massoneria - è stato l'animatore dell'antifascismo in tutti i campi e che l'ebraismo estero o italiano fuoruscito è stato in taluni periodi culminanti, come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica, unanimemente ostile al Fascismo. L'immigrazione di elementi stranieri accentuatasi fortemente dal 1933 in poi, ha peggiorato lo stato d'animo degli ebrei italiani nei confronti del Regime, non accettato sinceramente, poiché antitetico a quella che è la psicologia, la politica e l'internazionalismo d'Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l'ebraismo mondiale è in Spagna dalla parte dei bolscevichi di Barcellona.

IL DIVIETO D'ENTRATA E L'ESPULSIONE DEGLI EBREI STRANIERI

Il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la legge concernente il divieto d'ingresso nel Regno degli ebrei stranieri non poteva più essere ritardata e che l'espulsione degli indesiderabili, secondo il termine messo in voga e applicato dalle grandi democrazie, è indispensabile. Il Gran Consiglio del Fascismo decide che oltre ai casi singolarmente controversi che saranno sottoposti all'esame dell'apposita commissione del Ministero dell'Interno, non sia applicata l'espulsione nei riguardi degli ebrei stranieri i quali:

  1. abbiano un'età superiore agli anni 65;
  2. abbiamo contratto un matrimonio misto italiano prima del 1° ottobre XVI.

EBREI DI CITTADINANZA ITALIANA

Il Gran Consiglio del Fascismo, circa l'appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue:

  1. è di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei;
  2. è considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
  3. è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica;
  4. non è considerato di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione all'infuori della ebraica, alla data del 1° ottobre XVI.

DISCRIMINAZIONE FRA GLI EBREI DI CITTADINANZA ITALIANA

Nessuna discriminazione sarà applicata, escluso in ogni caso l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado, nei confronti di ebrei di cittadinanza italiana, quando non abbiano per altri motivi demeritato, i quali appartengono a:

  1. famiglie di Caduti nelle quattro guerre sostenute dall'Italia in questo secolo; libica, mondiale, etiopica, spagnola;
  2. famiglie dei volontari di guerra nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola;
  3. famiglie di combattenti delle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola, insigniti della croce al merito di guerra;
  4. famiglie dei Caduti per la Causa fascista;
  5. famiglie dei mutilati, invalidi, feriti della Causa fascista;
  6. famiglie di Fascisti iscritti al Partito negli anni 1919, 1920, 1921, 1922 e nel secondo semestre del 1924 e famiglie di legionari fiumani.
  7. famiglie aventi eccezionali benemerenze che saranno accertate da apposita commissione.

GLI ALTRI EBREI

I cittadini italiani di razza ebraica, non appartenenti alle suddette categorie, nell'attesa di una nuova legge concernente l'acquisto della cittadinanza italiana, non potranno:

  1. essere iscritti al Partito Nazionale Fascista;
  2. essere possessori o dirigenti di aziende di qualsiasi natura che impieghino cento o più persone;
  3. essere possessori di oltre cinquanta ettari di terreno;
  4. prestare servizio militare in pace e in guerra.

L'esercizio delle professioni sarà oggetto di ulteriori provvedimenti.

Il Gran Consiglio del Fascismo decide inoltre:

  1. che agli ebrei allontanati dagli impieghi pubblici sia riconosciuto il normale diritto di pensione;
  2. che ogni forma di pressione sugli ebrei, per ottenere abiure, sia rigorosamente repressa;
  3. che nulla si innovi per quanto riguarda il libero esercizio del culto e l'attività delle comunità ebraiche secondo le leggi vigenti;
  4. che, insieme alle scuole elementari, si consenta l'istituzione di scuole medie per ebrei.

IMMIGRAZIONE DI EBREI IN ETIOPIA

Il Gran Consiglio del Fascismo non esclude la possibilità di concedere, anche per deviare la immigrazione ebraica dalla Palestina, una controllata immigrazione di ebrei europei in qualche zona dell'Etiopia. Questa eventuale e le altre condizioni fatte agli ebrei, potranno essere annullate o aggravate a seconda dell'atteggiamento che l'ebraismo assumerà nei riguardi dell'Italia fascista.

CATTEDRE DI RAZZISMO

Il Gran Consiglio del Fascismo prende atto con soddisfazione che il Ministro dell'Educazione Nazionale ha istituito cattedre di studi sulla razza nelle principali Università del Regno.

ALLE CAMICIE NERE

Il Gran Consiglio del Fascismo, mentre nota che il complesso dei problemi razziali ha suscitato un interesse eccezionale nel popolo italiano, annuncia ai Fascisti che le direttive del Partito in materia sono da considerarsi fondamentali e impegnative per tutti e che alle direttive del Gran Consiglio devono ispirarsi le leggi che saranno sollecitamente preparate dai singoli Ministri.


mercoledì, novembre 5

LA STORIA PARALLELA

Tanti anni fa, prima della dittatura capitalista, quando l'Italia era una repubblica democratica

esistevano le preferenze al voto. Le preferenze permettevano al POPOLO di eleggere i

candidati direttamente, con il maggior numero di voti; per questo motivo i deputati eletti si

chiamavano a ragione RAPPRESENTANTI DEL POPOLO, perché era il popolo che li

sceglieva. Gli onorevoli deputati dovevano dar conto ai loro elettori delle promesse fatte e

della regolarità dell'operato, pena il rischio di perdere i voti alle elezioni successive. Non era

una democrazia perfetta ma almeno in questa maniera esisteva un certo autocontrollo. I

politici sapevano che non avevano ereditato la poltrona a vita e anche i dirigenti dei partiti, se

non si assicuravano i voti meritati potevano rischiare di essere detronizzati dalle nuove leve

che arrivavano forti di una dote di voti.

Non era proprio una democrazia perfetta, ma se i rappresentanti duravano a lungo era

perché soddisfacevano gli elettori; la dittatura che sopravvenne per giustificare la cancellazione

delle preferenze, accusò questo obbligo dei deputati verso il popolo elettore di clientelismo;

annullando le preferenze i deputati, eletti esclusivamente dalle segreterie dei partiti, non ebbero

più la palla al piede di dover dar conto agli elettori, ma concentrarono il proprio, e questa volta

vero, servilismo solo nei confronti del capo del partito, che diventava il proprietario di fatto

incontrastato del partito stesso. Il popolo perdeva la sua sovranità per cederla totalmente al

presidente del consiglio, al quale delegava anche la scelta dei rappresentanti, non più del popolo

ma del capo del partito. Infatti dopo che le preferenze furono eliminate accadde che il potere

delle dirigenze dei partiti aumentò enormemente, non avendo più l'obbligo di accettare i voleri

dell'elettore. Con la scelta tutta interna alle segreterie, secondo le convenienze di scambio, si

serrò in cassaforte il vertice, e si negò il naturale cambio generazionale in Parlamento.

I deputati per avere la certezza di essere rieletti non dovevano più dar conto agli elettori, non

accettarono più tavoli di trattative e pareri discordanti. Concentrarono il loro interesse solo

all' accondiscendere il volere del vertice e a compiacere ogni decisione sua personale.

La composizione del Governo diventò una assemblea di volenterosi servitori del

padrone-presidente del Consiglio. Da parte sua, il capo del partito unico ebbe l'arduo

compito di curare la propria immagine perché era l'unica rappresentazione del partito da

presentare all'elettorato. La cura dell'immagine divenne maniacale. La totale identificazione

del Partito con il suo capo portò al culto della persona, trasferito poi al culto del potere

centralizzato nello Stato.

La dittatura capitalista in Italia, (un altro esempio di dittatura capitalista era in Russia ma con

applicazioni di lobby capitalistica), consisteva nell'accentramento economico o di controllo

delle risorse del paese da parte di una sola persona, più durava la sua permanenza al

Governo più aumentava il suo potere economico e più aumentava il suo potere economico

più su rafforzava il potere politico, dicesi DITTATURA CAPITALISTA; le leggi venivano

prodotte in maniera tale da creare terreno bruciato per qualsiasi pluralismo, a favore degli

interessi personali del capo del partito unico. Il passaggio dalla repubblica democratica alla

dittatura fu causato dalla pochezza della sinistra italiana, troppo presa dalle lotte di potere

interno, dagli interessi privati e dalla ricerca esclusiva dei privilegi, più che dal dovere di

governare, e del resto la legge elettorale che annullava le preferenza fu accettata

mutuamente dalla sinistra, che ambiva agli stessi vantaggi politici. Molti storici fanno

un parallelo con quello che accadde dopo 1922. L'Italia veniva dal governo Giolitti che aveva

tenuto a bada i socialisti, a difesa di una borghesia paternalista, appoggiando

silenziosamente gli interventi delle squadracce fasciste contro gli operai durante le proteste;

il palese depotenziamento da sinistra si era già consumato due anni prima della Guerra con

il Patto Gentiloni con i Cattolici. Mussolini acquisì il consenso popolare, contestato, alle

elezioni e con una legge elettorale nel 1924 permise di mantenere la maggioranza del PNF

in Parlamento. Allora il livello di istruzione era molto basso, neanche il delitto Matteotti

risvegliò gli animi. La durata del governo fascista fu lunga e totalitaria, su una popolazione

che aveva assorbito la campagna di denigrazione contro i socialisti; popolazione in gran

parte di analfabeti che inneggiava all'uomo forte senza una chiara idea di quello che stava

accadendo. La storia insegna che le dittature non sopravvivono al dittatore che le fonda, al

meno si trasformano in qualcos'altro. Nell'Antica Roma si trasformò in Impero, ma i Romani

se lo potevano permettere. Noi siamo un paesello tranquillo senza pretese egemoni, che si

accontenta di essere una piccola Repubblica democratica con il popolo reale e sovrano e

libertà di espressione.

domenica, novembre 2