sabato, dicembre 20

Scazzeggi di fine anno Beckham Veltroni Zoccole

Beckham sbarca a Milano. Anche nel calcio, il Silvio nazionale non si smentisce. Per lui l'immagine è più importante della qualità. Dopo aver introdotto in parlamento personaggi discutibili nella preparazione iniziale, solo per l'immagine, ora anche nel calcio applica lo stesso principio, derivato dallo spettacolo che è la sua unica materia espressiva. Va a spendere una cifra rimasta oscura per avere in prestito un giocatore in caduta libera, che offre solo l'immagine ed il suo seguito di eccessi, a incominciare dalla moglie anoressica per noia e dalla conduzione di vita sopra la linea del futile. Ma il calcio è una cosa seria, non è politica, lì contano i fatti e neanche i consulenti ai piedi gli può mettere come ha fatto con i suoi ministri-bambini, i tifosi sono più esigenti degli elettori. Più che altro i due serviranno ad aumentare le tirature dei giornalini di gossip, con privilegio di prima mano del settimanale padronale guidato da Signorini. Daranno un po' di ossigeno all'ascolto dei programmi di Mediastasi con ospitate regali a titolo gratuito o interviste pereg(r)hine. E dopo aver esautorato la gallinella dalle uova d'oro, dato che nel calcio chi perde se ne va, gli daranno il ben servito, esattamente alla fine della stagione televisiva.

Veltroni ha tuonato pacatamente sulle dirigenze del partito democratico, il ricambio ai posti di comando deve essere più frequente in modo da evitare collusioni e favoritismi di reggenza. A quel punto una persona munita di senso logico avrebbe pensato: Allora adesso si ritira, per far posto ad un altro. Ed invece cosa dice: "... e per ciò, datemi più potere!!!". Una gran dote di coerenza. Ma si sa, la politica non è come il calcio, chi perde non se ne va, si rimette in coda ad aspettare il turno, basta avere perseveranza e quella a loro non manca; perché tanto l'elettore o si mangia questa minestra o si butta dalla finestra.

Il termine "zoccola", per chi non lo sapesse, non è di origine napoletana, dove per altro viene usato, come si sa, anche per identificare i ratti che abitano le fogne, ma romana. Indicava le donne in penitenza, in Alto Medioevo sino al Rinascimento inoltrato, che portavano ciabatte di legno, gli zoccoli. Non erano però delle Maddalene pentite, piuttosto fanatiche religiose, per le quali ogni banale azione era pretesto per far atto di costrizione, come l'auto-fustigazione delle suore. Quest'ultima pratica generava dipendenza dai connotati masochistici, in quanto era sostitutiva dell'atto sessuale. L'arnese che serviva per infierire sul proprio corpo, assumeva simbolicamente il ruolo dell'organo maschile, il flagello, ma anche il cilicio, che penetravano le carni come il fallo; queste donne, nel chiuso delle loro celle monacali, durante la flagellazione, potevano arrivare anche all'orgasmo. Se poi la pratica veniva svolta in due, si avevano comportamenti sado-masochisti. La fustigazione, diventava nello stesso tempo punizione e peccato, e mai poteva trovare termine.

mercoledì, dicembre 17

Dal "Diario di un essere perenne" 5





Io non ricordavo più il nome di quella chiesa, erano passati tanti anni da quando la visitai l’unica volta. Da fuori era rimasta la stessa, come me. Nessun segno di invecchiamento sui mattoncini che rivestivano la facciata sin da terra, senza basamento. La parete aveva una leggera inclinazione all’indietro con la statua della Madonna sporgente da una nicchia al centro, ero rimasto incuriosito da questo pavimento all’insù che invogliava alla scalata. Anche ora avevo lo stesso istinto e, poco prima di entrare, mi misi sotto sotto come feci allora, per sfidare la gravità.
All’interno, nell’unica navata, si percepiva l’odoro di antico e di vecchio. Poche decorazioni, le statue erano le stesse, ben lucidate, pulita asettica. Quella volta era estate e vi trovai refrigerio, le pareti erano state imbiancate da poco, illuminata e fresca. Ora mi proteggeva dal freddo portentoso di un inverno anticipato e le pareti erano di un rosa scolorito. A destra del presbiterio c’era una cappelletta rivestita di legno scuro, dal soffitto basso ed una trifora gotica con i vetri colorati. La luce che filtrava, multicolore, dava un effetto benefico, ed ancora lo provavo; in quella lontana estate torrida lì dentro sembrava una sauna, ne uscii subito, ed anche ora feci lo stesso, come se il ricordo mi condizionasse i sensi. Mi avvicinai al leggio, come allora. Ed io, ero lo stesso di ora? la condizione di essere perenne frastornava i miei pensieri, ogni volta che volevo distinguere il prima e il dopo. Per me tutto doveva restare immutato, eppure la vita degli altri, la loro esistenza esigeva cambiamenti; spostarsi, andare avanti, realizzarsi, vivere vivere viene pagato con la vecchiaia e la morte, è dovuto. Per me niente vecchiaia, niente morte e niente vita, amore vita morte, nulla, una condizione perenne della stabilità del nulla.
Meditavo su queste cose, in piedi avanti l’altare quando sentii dei passi ed un leggero colpo di tosse, qualcuno era appena entrato. Non mi voltai subito, c’eravamo solo noi, io e questa persona che doveva essere una donna matura; infatti, mi spostai appena, come per osservare i finestroni laterali, e la vidi. Era già avanzata parecchio e si trovava poco più a destra di me. Alzando la testa ci incrociammo in uno sguardo furtivo. Io conoscevo quella donna. La lunga esperienza sulle trasformazioni dei luoghi e delle cose aveva allenato la mia mente, riuscivo a decifrare quello che i segni del tempo mutano. Lei sì, io la conoscevo, lei era stata la causa della mia prima visita, ora non potevo crederci. Era lei, trenta anni dopo. Anche lei, certo, era rimasta per un momento a bocca aperta con un’espressione sbalordita; ma subito si era ricomposta e indirizzato lo sguardo al dipinto della Madonna nell’abside quadrato. La osservai di nuovo, la donna che avevo amato e lasciato senza una comprensibile ragione ai mortali. Ecco perché mi porto un fardello di ferite mai rimarginate, dolore su dolore, passione su passione, inconclusa vita inconclusi mali, io non supero i dolori, li accumulo, perché la memoria si conserva fissa, ripeto le stesse angosce e se ne aggiunge altra, il prezzo delle mie conoscenze. Aveva impercettibili scatti, che denotavano un leggero nervosismo, una vaga impazienza. Io sapevo, io so tutto, di quello che pensa la gente, del misconoscibile che miete vittime del dubbio sul razionale; pensava che non potessi essere io, era impossibile, irrazionale, eppure ero lì, davanti a lei, forse un fantasma. Non riuscivo a tenere gli occhi lontano, sentiva il mio sguardo. Non se ne andava, stava cercando indizi, ed il modo in cui la osservavo poteva essere una prova, piccola prova. Perché sono condannato a leggere i pensieri degli uomini? Perché non devo godere dell’ignoranza dei nuovi nati? Perché non posso meravigliarmi di una nuova alba e dei colori dell’arcobaleno? Perché non posso amare come un semplice mortale, come ogni animale, dalla vita breve come una libellula, il tempo di amare e morire, solo questo esige l’esistenza naturale. Perdermi anch’io nella vaghezza delle cose, nei profumi, nelle scoperte, del continuo consumarsi sino alla fine… Almeno il cuore, almeno quello mi era stato risparmiato, batteva ancora, e rimbombò nella aula quando lei si girò puntandomi gli occhi tagliati, i suoi occhi dove un tempo mi ero perso.
Aspettava che io parlassi, che le spiegassi o almeno che mi scontrassi; dal tono avrebbe forse capito. Dipendeva da me, ed io non parlai, la guardavo semplicemente, assorbivo con gli occhi la sua figura, inspiravo con gli occhi la sua immagine, come aria vitale per i polmoni. Rimanemmo lì a fissarci per un tempo indeterminato, avrei voluto che lei capisse, non potevo parlare, non potevo spiegare, è incomprensibile, in questa Terra così fragile e umana, io non dovevo esistere, già per lei. Il dolce sorriso, apparve finalmente, lo stesso che ricordavo, come l’avrei voluta riprendere tra le mie braccia. Impossibile. Abbassò la testa, poteva mai saperne più di me? Le donne hanno una capacità di capire oltre le parole, sanno leggere i silenzi e con il silenzio sanno parlare. Mai una parola di troppo, magari qualche parola di meno, e poi tutto sta alla bravura dell’uomo, nel decifrare il linguaggio nascosto. E stavolta era difficile. Ma i suoi occhi luminosi mi venivano in soccorso e dicevano: “va bene, non temere…” Al sorriso risposi con un consenso. Le uscì una voce lieve e flebile: “Sei tu…?!”. Quell’afflato le consumò tutto il respiro. Si appoggiò alla balaustra di legno. “Signora…”, porsi le braccia nell’atto di sostenerla. “La stessa voce!”, era un’altra prova. Respirò profondamente, quasi per rinsavire. “Non può essere, non è la persona che…”. “Certo, io non potrei essere la persona che…”. Mi scrutò con occhi severi, la mia voce e le mie parole sapevano di beffa. “A meno che lei non sia un fantasma…”. “No, un fantasma no, io sono semplicemente una persona, un uomo qualunque”. Seguì silenzio, avanzò lentamente in direzione dell’uscita, la seguivo reggendole delicatamente il braccio. “Tanti anni fa conobbi una persona, come dice lei… qualunque, somigliava a lei”, puntò di nuovo su di me, “mi dica, la verità, ci siamo conosciuti?”
“Non saprei, così… direi di no, ma mentirei, forse ci siamo incontrati, non posso esserne sicuro… forse molti anni fa”. Si fermò, sentii le sue dita nervose stringersi sul mio polso: “Molti anni? Quanti anni?”. “Oh no, dico per dire, anni… alcuni, quegli anni sufficienti perché io non la ricordi più”. Scosse la testa, avanzò allentando la presa: “Perché io dovrei ricordarla e lei no? lei è più giovane, dovrebbe avere una memoria più fresca”, e dopo una esitazione, “... perché tu… sei più giovane!?”
“Gentile signora, io non ricordo il suo nome, non ricordo… ciò non mi giustifica, per questo non merito la sua memoria, io merito l’oblio”. “Oh Signore divino! Allora sei veramente tu…”, barcollò. “Siedi, siediti qui”, le accostai la seggiola del banchetto delle offerte. Mi porse una carezza, emozionata: “Come può essere, come…” In quel momento entrò un signore, la vide, subito accorse chiamandola. “Cosa è successo?”. Lei mise una mano avanti per fargli capire di non preoccuparsi. “La signora ha avuto solo un giramento di testa, penso che sia nulla”. “Nulla”, ripeté lei. Mi scostai, lasciando spazio all’uomo che subito si prodigò. Indietreggiai lentamente. Lei non staccava gli occhi su di me. “Ti porto all’ospedale?”, disse. “Lui è premuroso.” Sorrisi: “Ah, anch’io ero premuroso…”. “Sì, lo eri…”. “Cara, lo conosci?” Avevo guadagnato l’uscita. “Chi?” “Quello!”, l’uomo alzò la testa ma non vide che una porta sventagliare pigramente sui suoi cardini. “Se n’è andato!” “No, era un sogno, ora sono desta ed è sparito…”.

domenica, dicembre 14

Regolamentazione internet



Silvio e i buoni propositi
Qualche tempo fa il fedele Fedele andò da Silvio e lo mise a corrente di un fatto: "A gliutube ci
fanno andare gli spezzoni delle nostre rinomate trasmissioni, tanti ragazzi cialtroni e teppistelli
che non hanno voglia di lavura' si divertono a far girare il frutto sudato del nostro lavoro
intellettuale senza pagarci i diritti; le uscite di capezzolo della Varone, le scosciate della Gregoraci, gli altissimi pensieri dei nostri opinionisti, le ilari battute del nostro miglior comico, l'Emilio, tutto materiale di alta qualità, prodotto di anni e anni di studio, senza pagare un centesimo di cent. A questi qua gliela dobbiamo far pagare, mai si è visto che mediasettette abbia dato qualcosa gratisse senza ricevere una controparte. Già gli onorevoli avvocati cosanostra hanno spedito un'ingiunzione di pagamento ai proprietari di gliutube, almeno 500 milioni di euro di risarcimento, il minimo. E di tutta risposta questi ci hanno riso in faccia sull'intimo e hanno detto che internette è libero e queste cazzate noi di mediasette ce le possiamo permettere di fare solo in Italia. Poi hanno telefonato per chiarire: "Volete 500milioni di euro? eccoli!! PPRRRRRRRRRRR!"...che ancora mi vibra dentro l'orecchio. Tu, Silvio, in qualità di Presidente del Consiglio di Italia(uno) devi far qualcosa. Fuori dall'Italia non possimo muoverci, questi hanno ragione. Ma visto che sarai il presidente di turno del G8, proponi delle restrizioni in campo mondiale con diritti di autore, proprietà intellettuali, così a questi stronzi di gliutube gli facciamo il culo a stelle e strisce e a tutti i brufolosi ragazzotti in fregola che fanno girare di contrabbando le immagini degli accoppiamenti dementi del GF, delle fabiani, marcuzzi, canalis smutandate e di tutto il nostro puttanaio, ci facciamo pagare le marchette dai genitori".
Il Silvio dopo aver sentito attentamente il Confa: "Tu lo sai, mi conosci da quando portavamo i
calzoni corti, sono un uomo onesto, seguo dei 10 comandamenti. Farò quello che mi chiedi, al G8
proporrò la regolamentazione di Internet ma per opposti motivi ai tuoi. Anche se agli Italiani non
gliene può fregare una mazza, io mi devo pulire la coscienza. Non è giusto che molti dei nostri
programmi demenziali quali il TGCOM, Studio Aperto, il TG4 con i suoi approfondimenti, e
programmi più seri come Striscia la notizia, Paperissima risattissima cazzatissima, e il
100percento di tutti i pomeridiani, escluse le pubblicità che sono la cosa più seria, attingano filmati a piene mani da Internet, da Youtube, senza che paghiamo un centesimo di dollaro. È peccato: è scritto non rubare e noi rubiamo parecchio da internet senza pagarne i diritti. È giusto che paghiamo e per far questo al G8 esporrò la nostra bozza, così risarciremo tutti i proprietari dei siti di tutto il mondo da dove abbiamo prelevato indebitamente i filmati a scopo di lucro, perché li abbiamo fatti girare in pubblico mettendoci ai lati le pubblicità con le quali mi compro il carburante dell'elicottero. Tutti li dobbiamo risarcire, anche i privati dei filmati amatoriali che vengono dal Giappone, anche lo scarafaggio che combatte con il verme, anche l'asino che si inchiappetta il bovaro, anche il cane che piscia sulla torta di compleanno del cinese, tutti risarciamo".
"Anche l'eschimese che scappa sui ghiacci inseguito dall'orsa in calore?"
"Anche!"
Il Confa scioccato: "Silvio non ti riconosco più, sei impazzito?"
Il Silvio: "Ah ah ah ah ci sei cascato, col cazzo che pago. Hai detto 500, dopo il G8 chiederemo
almeno il doppio ah ah ah. Internet libero? ah ah ah Ora faccio preparare una bella bozza ai nostri esperti legali in comunicazione e diritti di proprietà, a nostro vantaggio, con la clausola che se a prelevare il materiale sono i massmediaset non c'è reversibilità. La regola vale solo al contrario. Bravo Confa, questi sono i veri problemi che mi devi esporre sennò che cacchio sto a
fare il Presidente del Consiglio? per risolvere i problemi degli Italiani? ah ah ah, sono comico
vero? Ah ah ah".

ps
per l'uso dell'immagine e voce del Nostro, prelevata da Youtube senza pagare, sono a disposizione del legittimo proprietario della faccia di cui sopra. Se dovesse capitarmi, mi farò carico di lanciargli due o tre monetine da un euro per i diritti d'autore.

giovedì, dicembre 11

venerdì, novembre 28

La politica dello spettacolo... anche le Perego contano

Mi sono chiesto se è stata la politica ad entrare nello spettacolo o viceversa. Di certo c’è un uomo che si occupa di spettacolo che entrò con Forza nella politica italiana. Poi, di seguito tutto un fluire di uomini, ma soprattutto di donne che si occupano e fanno spettacolo, in politica.
Lo spettacolo televisivo entra prepotentemente nella discussione politica, si contamina a sua volta di politici. Mastella diventa inviato di “Quelli che il calcio”, la Santanché diventa opinionista di Domenica in e poi, dopo la cambiata di faccia, di Canal 5. Parlare di personaggi dello spettacolo diventa potenzialmente come parlare di politici, perché non sappiamo più quali sono i confini tra i due ruoli. Ormai sono vasi comunicanti. Se Carfagne e Carlucci un tempo le guardavi in televisione sgambettare insulsi balletti e dissertare di stupidaggini, oggi le trovi con lo stesso tacco 12 e lo stesso cervello ad occupare ruoli in Parlamento. Ma chi la seguiva la Carfagna in tv quando faceva la valletta di Magalli? Forse dobbiamo tener conto e temere anche certi insignificanti personaggi dello spettacolo, perché un domani ce li potremmo ritrovare lì, a decidere sui nostri interessi. Non ci sono più limiti al buon senso, quello che conta è trovarsi nelle grazie del capo, poi basta seguire le stesse regole dello spettacolo, l’audience, la notorietà, la presenza di immagine, lo spettacolo della politica; il resto non serve: la preparazione, la cultura e l’intelligenza sono condizioni insufficienti e non necessarie.
La seconda donna più potente dello spettacolo televisivo, la Perego, cosa c’entra con la politica? Tantissimo. Pensiamo solo che la De Filippi, la più potente in assoluto, fa politica attiva per Berlusconi, semplicemente … facendo quello che fa. Per Berlusconi, la De Filippi ha quasi, se non di più, la stessa importanza di un Gianni Letta. La De Filippi, produttrice e presentatrice, una macchina per far soldi e per ‘educare’ i telespettatori.
Dunque la Perego, è la seconda perché dipende da un uomo, e senza di lui sarebbe già scomparsa da tempo. Moglie del boss dello spettacolo, Presta, il più potente agente dello spettacolo, dopo la caduta di Mora; colui che anche Piersilvio B. deve chiedergli un appuntamento, colui che si frega mezzo stipendio di Bonolis e di tanti altri “illustri” inutili personaggi dello spettacolo. Per piazzare la sua compagna, con i suoi poteri, non ha disdegnato di fare le scarpe ad altri. La Perego, prima che trovasse una collocazione definitiva in Mediaste, ha passato questi anni a fregare il posto alle colleghe. A Forum, prese il posto di una Dalla Chiesa in quarantena; a Primissima, prese il posto dei giornalisti di Mediaset, che protestarono vivamente in quanto la Perego non era tale, salvo poi rientrare nei ranghi dopo la lavata del capo, che fece capire che veri giornalisti da quelle parti non esistono. Poi la Perego passò in Rai e rubò il posto ad una D’Eusanio cacciata per essere diventata la regina delle sole televisive, colmo dei colmi. Perego, sola assoluta, monoscopica, voce monocorde piatta, fa diventare seri argomenti del tipo: Varone lo ha mai portato un reggiseno in vita sua? Imbocca il pubblico di talpiche sole; elementare degna discepola del Mike Bongiorno di echiana visione. Priva di emozioni, recita dall’inizio alla fine, come un automa, da brivido. Intoccabile moglie del boss, neanche per scherzo viene presa in giro, pena la perdita del lavoro. Ha la capacità, spudorata, di dire che la Gregoraci era stata scelta da lei a Buona Domenica per le sue qualità artistiche, invece è a contratto di Presta, come tutti quelli che le stanno intorno, pacchetto-convenienza con un Laricchia in omaggio; e la Varone al seguito perché sarebbe un’amica di famiglia, forse era stata la balia dei suoi figli? Dire che ha la faccia come il c. è poco. Soldatino Mediaset e di FI per diritto acquisito, non offre mai un pensiero personale, priva di decisionismi, fa solo quello che le scrive e detta la produzione e gli autori, come una valletta qualunque, priva di autoritarismo; se deve far credere che gli elefanti volano, lei si impegna affinché sia credibile e senza ridere. Se deve fare un’intervista slinguante ad una Gelmini o ad una Carfagna, lei la fa senza critica, e quasi si prostra ai piedi e regala i fiori come un maschio in calore, che sono sempre gli autori. Ma non perché ha un’idea politica, lei lo fa perché così le dicono. Dell’opinione personale, della serietà della realtà, del giusto equilibrio tra realtà e finzione a lei poco interessa. È una carta bianca da scriverci su e cancellare il giorno dopo. Con queste qualità intrinseche, potrebbe essere un’ottima parlamentare, le metterebbe in bocca quello che vuole, come ha fatto con la Carfagna. Ma… il ruolo che occupa è… già un ruolo politico importante per il suo Capo, lei sta bene dove sta, la politica la si fa ovunque, in parlamento ed in televisione è la stessa cosa ormai; lei in tv fa politica attiva, una pedina e strumento fondamentale del grande Signore della tv; il continuo ed incessante rincoglionimento delle masse, condizione necessaria e sufficiente per mantenere il consenso del grande pubblico-elettore.
In questo mondo di politica-spettacolo italiano anche le Perego contano…

giovedì, novembre 20

domenica, novembre 16

martedì, novembre 11

Eppure accadde (2)

Verbale della conferenza del Wannsee - 20 gennaio 1942


redatto da Adolf Eichmann seguendo le istruzioni di Reinhard Heydrich


I

Alla riunione sulla soluzione finale della questione ebraica, svoltasi il 20 gennaio 1942 a Berlino, Am Grossen Wannsee nn. 56-58, hanno partecipato:
Gauleiter dottor Meyer e capo dell'Ufficio del Reich dottor Leibbrandt Ministero dei Territori orientali occupati
Segretario di Stato dottor Stuckart Ministero degli Interni
Segretario di Stato Neumann Incaricato del Piano quadriennale
Segretario di Stato dottor Freisler Ministero della Giustizia
Segretario di Stato dottor Bülher Ufficio del governatore generale
Sottosegretario di Stato Luther Ministero degli Affari esteri
Oberführer delle SS Klopfer Cancelleria del partito
Direttore generale di ministero Kritzinger Cancelleria del Reich
Gruppenführer delle SS Hofmann Ufficio centrale per la razza e la colonizzazione
Gruppenführer delle SS Müller e l'Obersturmbannführer delle SS Eichmann Direzione generale per la sicurezza del Reich
Oberführer delle SS dottor Schongarth Alto comandante della Polizia di sicurezza e del SD per il Governatorato generale
e Sturmbannführer delle SS dottor Lange Comandante della Polizia di sicurezza e del SD per il distretto generale Lettonia, in rappresentanza dell'Alto comandante della Polizia di sicurezza e del SD per il Commissariato del Reich Ostland Polizia di sicurezza e SD

II

All'inizio il capo della Polizia di sicurezza e del SD, l'Obergruppenführer della SS Heydrich, ha comunicato di essere stato incaricato dal maresciallo del Reich della preparazione della soluzione finale della questione ebraica in Europa e ha accennato al fatto che la riunione era stata convocata allo scopo di chiarire alcune questioni fondamentali. Il desiderio, espresso dal maresciallo del Reich, di ricevere un piano dei provvedimenti da adottare riguardo all'organizzazione, l'attuazione e i mezzi materiali necessari per dare corso alla soluzione finale della questione ebraica in Europa, presuppone una preventiva concertazione delle questioni che interessano tutte le istanze centrali in vista di una sincronizzazione delle linee di condotta. La responsabilità della direzione della soluzione finale della questione ebraica spetta, senza riguardo a questioni di confini geografici, al Reichsführer della SS e capo della polizia tedesca (capo della Polizia di sicurezza e del SD).

Il capo della Polizia di sicurezza e del SD ha quindi passato rapidamente in rassegna i momenti salienti della battaglia condotta finora contro questo avversario:

a) il respingimento degli ebrei dai singoli territori di insediamento del popolo tedesco;

b) il respingimento degli ebrei dallo spazio vitale del popolo tedesco.

Nel tentativo di pervenire a questi obiettivi, l'unica soluzione possibile provvisoriamente adottata è stata quella di accelerare il ritmo dell'emigrazione degli ebrei dal territorio del Reich, ponendovi mano in maniera pianificata.

Per ordine del maresciallo del Reich, è stato istituito, nel gennaio 1939, un Centro per l'emigrazione degli ebrei del Reich, della cui direzione è stato incaricato il capo della Polizia di sicurezza e del SD. Esso aveva in particolare il compito di:

a) adottare le misure preparatorie necessarie a intensificare l'emigrazione degli ebrei;

b) orientare il flusso di emigrazione;

c) accelerare, caso per caso, l'attuazione dell'emigrazione.

Obiettivo di questi interventi era ripulire in maniera legale lo spazio vitale tedesco dagli ebrei. Tutti gli uffici si rendevano conto degli svantaggi inerenti a questa accelerazione dell'emigrazione. Tuttavia, in mancanza di altre soluzioni possibili, essi hanno dovuto accettarli.

Nel periodo successivo, le varie questioni legate all'emigrazione hanno costituito non solo un problema tedesco, ma anche un problema con cui si sono dovute misurare le autorità dei paesi di immigrazione. Le difficoltà finanziarie, quali l'aumento dei diritti di emigrazione e di sbarco da parte dei diversi governi stranieri, la mancanza di posti sulle navi, le crescenti restrizioni o i blocchi posti all'immigrazione hanno fortemente ostacolato i tentativi di emigrazione. Malgrado queste difficoltà, dalla presa del potere fino al termine fissato del 31 ottobre 1941, sono stati indotti a emigrare complessivamente 537 000 ebrei. Di questi:
dal 30 gennaio 1933 dal vecchio Reich 360.000
dal 15 marzo 1938 dalla Marca orientale 147.000
dal 15 marzo 1939 dal Protettorato di Boemia e Moravia 30. 000

L 'emigrazione è stata finanziata dagli stessi ebrei ossia dalle organizzazioni politiche ebraiche. Per evitare che gli ebrei proletarizzati restassero indietro, si è fatto valere il principio secondo cui gli ebrei abbienti erano tenuti a finanziare l'emigrazione degli ebrei nullatenenti; è stata pertanto istituita, in base a scaglioni di reddito, una tassa di trasferimento o emigrazione, utilizzata per coprire i costi dell'emigrazione degli ebrei nullatenenti. Oltre al gettito in Reichsmark, si è reso necessario il reperimento di divise per i diritti di emigrazione e di sbarco. Per tutelare le riserve valutarie tedesche, le organizzazioni ebraiche tedesche hanno pregato le banche ebraiche straniere di recuperare le relative somme in valuta. Grazie alle donazioni degli ebrei stranieri è stata messa a disposizione, entro il 30 ottobre 1941, una somma complessiva di 9.500.000 dollari.

In considerazione dei pericoli rappresentati dall'emigrazione in tempo di guerra e delle possibilità offerte dall'Est, il Reichsführer e capo della Polizia tedesca ha, nel frattempo, vietato l'emigrazione degli ebrei.


III

All'emigrazione è ormai subentrata, quale ulteriore possibilità di soluzione, secondo quanto preventivamente approvato dal Führer, l'evacuazione degli ebrei verso Est.

Sebbene queste operazioni rappresentino soltanto una scappatoia, tuttavia, a questo riguardo, vengono fatte, sin da ora, esperienze pratiche della massima importanza ai fini della futura soluzione finale della questione ebraica.

Nel quadro della soluzione finale della questione ebraica in Europa, il numero degli ebrei interessati ammonta a 11 milioni di persone, così ripartite tra i singoli paesi:
Paese Numero
A) Vecchio Reich 131.800
Marca orientale 43.700
Territori orientali 420.000
Governatorato generale 2.284.000
Bialystok 400.000
Protettorato di Boemia e Moravia 74.200
Estonia libera da ebrei
Lettonia 3.500
Lituania 34.000
Belgio 43.000
Danimarca 5.600
Francia - Territorio occupato 165.000
Francia - Territorio non occupato 700.000
Grecia 69.600
Paesi Bassi 160.800
Norvegia 1.300
Ucraina 2.994.684
Russia bianca esclusa Bialystok 446.484
B) Bulgaria 48.000
Inghilterra 330.000
Finlandia 2.300
Irlanda 4.000
Italia inclusa Sardegna 58.000
Albania 200
Croazia 40.000
Portogallo 3.000
Romania inclusa Bessarabia 342.000
Svezia 8.000
Svizzera 18.000
Serbia 10.000
Slovacchia 88.000
Spagna 6.000
Turchia (parte europea) 55.500
Ungheria 742.800
URSS 5.000.000
Ucraina 2.994.684
Bielorussia esclusa Bialystok 446.484
Totale oltre 11.000.000

Le cifre relative agli ebrei dei diversi paesi stranieri comprendono però solo gli ebrei praticanti, dal momento che in essi mancano ancora in parte classificazioni degli ebrei secondo criteri razziali. Tenuto conto dell'atteggiamento e delle generali concezioni vigenti nei singoli paesi, il trattamento del problema incontrerà alcune difficoltà, in particolare in Ungheria e in Romania. In Romania, per esempio, gli ebrei possono a tutt'oggi procurarsi, in cambio di denaro, documenti che attestino la loro appartenenza a una nazionalità straniera.

L'influsso degli ebrei in tutti i territori dell'Urss è noto. Nel territorio europeo vivono circa 5 milioni di ebrei, nell'area asiatica appena 250 000.

La ripartizione professionale degli ebrei residenti nel territorio europeo dell'Urss era la seguente: settore agricolo 9,1% lavoratori urbani 14,8% commercio 20,0% impiegati statali 23,4% libere professioni (medicina, stampa, teatro, ecc.) 32,7%

Ora, nel quadro della soluzione finale della questione ebraica e sotto la necessaria guida, gli ebrei devono essere utilizzati all'Est nei compiti lavorativi giudicati più opportuni. Inquadrati in grandi colonne e separati per sesso, gli ebrei abili al lavoro saranno condotti in quei territori a costruire strade, operazione durante la quale senza dubbio una gran parte di loro soccomberà per riduzione naturale.

Il nucleo che alla fine sopravviverà a tutto questo, e si tratterà della parte dotata della maggiore resistenza, dovrà essere trattato in maniera adeguata, poiché rappresentando il frutto di una selezione naturale, qualora fosse lasciato andare libero, dovrebbe essere considerato la cellula germinale di una nuova rinascita ebraica (si veda l'esperienza storica).

Nel quadro dell'attuazione pratica della soluzione finale, l'Europa verrà setacciata da ovest a est. II territorio del Reich, incluso il Protettorato di Boemia e Moravia, dovrà essere ripulito per primo, non foss'altro che per ragioni di carattere abitativo e altre necessità socio-politiche.

Gli ebrei evacuati verranno dapprima portati, senza esitare, in cosiddetti ghetti di transito e di lì trasportati più a Est.

La premessa più importante ai fini dell'evacuazione, ha poi spiegato l'Obergruppenführer della SS Heydrich, è l'esatta determinazione della cerchia di persone interessate dal provvedimento.

È previsto che gli ebrei al di sopra dei 65 anni non verranno evacuati, bensì internati in un ghetto per anziani - si è pensato a Theresienstadt.

Oltre a queste classi di età - dei circa 280 000 ebrei che al 3 I ottobre 1941 si trovavano nel vecchio Reich e nella Marca orientale il 30 per cento circa ha superato i 65 anni -, nel ghetto ebraico per anziani verranno accolti anche i grandi invalidi di guerra e gli ebrei decorati in guerra (croce di ferro di I' classe). Tale opportuna soluzione consente di eliminare in un sol colpo i molti interventi in favore degli ebrei. L 'inizio delle singole grandi operazioni di evacuazione dipenderà in ampia misura dagli sviluppi militari. Riguardo al trattamento della soluzione finale nei territori europei da noi occupati o sotto nostra influenza, è stato proposto che gli addetti alla questione del ministero degli Affari esteri si consultino con il funzionario incaricato della Direzione generale per la sicurezza del Reich.

In Slovacchia e in Croazia la faccenda non presenta più grandi difficoltà, dal momento che le principali questioni di fondo sono già state avviate a una soluzione. Anche in Romania il governo ha, nel frattempo, attivato un responsabile della questione ebraica. Per risolvere la questione in Ungheria, è necessario imporre entro breve al governo ungherese un consulente di questioni ebraiche.

Per quanto riguarda l'avvio dei preparativi per risolvere il problema in Italia, l'Obergruppenführer della SS Heydrich ritiene opportuno mettersi in contatto, a questo proposito, con il capo della Polizia.

Nella Francia occupata e non occupata la schedatura degli ebrei destinati alla deporta zio ne procederà molto probabilmente senza grossi problemi.

Il sottosegretario di Stato Luther ha comunicato, a questo proposito, che in alcuni paesi, per esempio negli stati nordici, sorgeranno difficoltà quando si tratterà di affrontare il problema in termini più radicali, ragion per cui è consigliabile tralasciare per il momento quei paesi. Tenuto conto dello scarso numero di ebrei in tali paesi, ciò non rappresenta comunque una grave limitazione. In compenso il ministero degli Affari esteri non vede grandi difficoltà per quanto riguarda l'Europa sudorientale e occidentale.

Il Gruppenführer della SS Hofmann prevede di mandare in Ungheria, per un orientamento generale, un addetto dell'Ufficio centrale per la razza e la colonizzazione, quando il capo della Polizia di sicurezza e del SD porrà mano alla faccenda in quel paese. È stato stabilito che per il momento questo addetto dell'Ufficio centrale per la razza e la colonizzazione, che non dovrà svolgere un ruolo attivo, verrà ufficialmente distaccato come aiuto dell'attaché di polizia.


IV

Le leggi di Norimberga dovranno sostanzialmente costituire la base del piano di soluzione finale. Necessaria premessa per una sistemazione definitiva del problema è che venga risolta anche la questione dei matrimoni misti e dei meticci.

Il Capo della polizia di sicurezza e del SD, in riferimento a una lettera del Capo della Cancelleria del Reich, espone intanto in via teorica i punti che seguono:


1) Trattamento dei meticci di primo grado

Per quanto riguarda la soluzione finale della questione ebraica, i meticci di primo grado sono equiparati agli ebrei.
Da questo trattamento sono esclusi:

a) i meticci di primo grado coniugati con persone di sangue tedesco, dal cui matrimonio siano nati figli (meticci di secondo grado). Questi meticci di secondo grado sono sostanzialmente da equiparare ai tedeschi.

b) i meticci di primo grado per i quali le massime autorità del partito e dello stato abbiano finora autorizzato una qualche eccezione in determinati settori.
Ogni caso dovrà essere esaminato singolarmente, e non si esclude che questa volta la decisione sia sfavorevole al meticcio.

Eventuali eccezioni dovranno essere sempre concesse per meriti sostanziali del meticcio stesso. (Non meriti del genitore o del coniuge di sangue tedesco).

Il meticcio di primo grado escluso dall’evacuazione sarà sterilizzato, onde evitare qualsiasi discendenza ed eliminare definitivamente il problema dei meticci. La sterilizzazione sarà effettuata volontariamente. Essa costituisce tuttavia la condizione necessaria per poter restare nel Reich. Il "meticcio" sterilizzato sarà quindi liberato da tutte le restrizioni cui era sottoposto in precedenza.

2) Trattamento dei meticci di secondo grado.

I meticci di secondo grado vengono fondamentalmente accorpati alle persone di sangue tedesco, ad eccezione dei seguenti casi, in cui i meticci di secondo grado verranno equiparati agli ebrei:

a) meticcio di secondo grado nato da un matrimonio bastardo (entrambi i coniugi meticci).

b) Aspetto razziale esteriore particolarmente sfavorevole del meticcio di secondo grado, che lo fa assomigliare a un ebreo.

c) Giudizi particolarmente negativi da parte delle autorità politiche o di polizia del meticcio di secondo grado, da cui emerge che egli si sente ebreo e si comporta come tale.

In questi casi non vanno fatte eccezioni, neppure se il meticcio di secondo grado è sposato con una persona di sangue tedesco.


3) Matrimoni tra ebrei puri e persone di sangue tedesco.

Bisogna decidere, caso per caso, se evacuare il coniuge ebreo o internarlo in un ghetto per anziani, tenendo conto delle ripercussioni che un simile provvedimento ha sui parenti tedeschi dei coniugi in questione.

4) Matrimoni tra meticci di primo grado e persone di sangue tedesco.

a) Senza figli.

Se dal matrimonio non sono nati figli, il meticcio di primo grado viene evacuato ossia internato in un ghetto per anziani. (Stesso trattamento che nel caso dei matrimoni tra ebrei puri e persone di sangue tedesco, punto 3).

b) Con figli.

Se dal matrimonio sono nati dei figli (meticci di secondo grado), costoro, qualora vengano equiparati agli ebrei, saranno evacuati insieme al meticcio di primo grado, ossia internati in un ghetto per anziani. Nel caso in cui i figli vengano equiparati ai tedeschi (caso normale), essi vanno esonerati dall'evacuazione e con loro anche il meticcio di primo grado.

5) Matrimoni tra meticci di primo grado e meticci di primo grado o ebrei.

Per quel che riguarda questi matrimoni (compresi i figli) tutte le parti saranno trattate alla stregua di ebrei e pertanto evacuate ossia internate in un ghetto per anziani.

6) Matrimoni tra meticci di primo grado e meticci di secondo grado.

Entrambi i coniugi, senza riguardo al fatto che abbiano figli o no, saranno evacuati ossia internati in un ghetto per anziani, dal momento che gli eventuali figli generalmente presentano, sotto il profilo razziale, una percentuale di sangue ebraico superiore a quella dei meticci ebrei di secondo grado.

Il Gruppenführer della SS Hofmann è dell ' opinione che si debba far ampio ricorso alla sterilizzazione, tanto più che il meticcio, posto di fronte alla scelta se essere evacuato o sterilizzato, preferirà sottoporsi alla sterilizzazione.

Il segretario di Stato dottor Stuckart constata che l'attuazione pratica delle soluzioni possibili sopra elencate, atte a risolvere definitivamente il problema dei matrimoni misti e dei meticci, comporta un onere amministrativo infinito. D'altra parte, per tenere comunque conto anche della realtà biologica, il segretario di Stato dottor Stuckart ha proposto di passare alla sterilizzazione obbligatoria.

Per semplificare il problema dei matrimoni misti, bisognerebbe inoltre riflettere sulla possibilità che al legislatore sia permesso di sentenziare: "Questi matrimoni sono sciolti".

Riguardo alla questione delle ripercussioni dell'evacuazione degli ebrei sulla vita economica, il segretario di Stato Neumann ha spiegato che gli ebrei attualmente impiegati nelle industrie strategiche non dovrebbero essere evacuati fino a quando non si siano trovati dei sostituti.

L'Obergruppenführer della SS Heydrich ha sottolineato che questi ebrei, in base alle direttive da lui approvate in vista dello svolgimento delle operazioni di evacuazione attualmente in corso, non sarebbero stati comunque evacuati.

Il segretario di Stato dottor Bühler ha osservato che il governatore generale sarebbe lieto se la soluzione finale di questa questione cominciasse dal Governatorato generale, poiché li il problema dei trasporti non ha un grande peso e l'operazione non sarebbe ostacolata da ragioni legate all'impiego di manodopera. Gli ebrei andavano allontanati quanto prima dal territorio del Governatorato generale, perché proprio li l'ebreo rappresentava, come veicolo di epidemie, un pericolo eccezionale e, d'altra parte, col perdurare del mercato nero, sovvertiva costantemente la struttura economica del paese. Inoltre, la maggioranza dei 2,5 milioni di ebrei interessati era inabile al lavoro.

Il segretario di Stato Bühler ha inoltre osservato che, nel Governatorato generale, la direzione centrale della soluzione della questione ebraica spettava al capo della Polizia di sicurezza e del SD e che le autorità del Governatorato generale lo avrebbero sostenuto nel suo lavoro. L 'unica preghiera che egli rivolgeva era che in quel territorio la questione ebraica fosse risolta quanto prima.

In conclusione sono state discusse le diverse soluzioni possibili; sia il Gauleiter dottor Meyer sia il segretario di Stato dottor Bühler sono del parere di eseguire in prima persona determinati lavori preparatori alla soluzione finale, relativi ai rispettivi ambiti, evitando però di allarmare la popolazione.

La seduta si è conclusa con la preghiera rivolta ai partecipanti alla riunione dal capo della Polizia di sicurezza e del SD di garantirgli l'appoggio necessario ai fini della realizzazione dei piani di soluzione.

lunedì, novembre 10

Eppure accadde

Dichiarazione sulla razza
Votata dal Gran Consiglio del Fascismo il 6 Ottobre 1938

Il Gran Consiglio del Fascismo, in seguito alla conquista dell'Impero, dichiara l'attualità urgente dei problemi razziali e la necessità di una coscienza razziale. Ricorda che il Fascismo ha svolto da sedici anni e svolge un'attività positiva, diretta al miglioramento quantitativo e qualitativo della razza italiana, miglioramento che potrebbe essere gravemente compromesso, con conseguenze politiche incalcolabili, da incroci e imbastardimenti. Il problema ebraico non è che l'aspetto metropolitano di un problema di carattere generale.

Il Gran Consiglio del Fascismo stabilisce:

  1. il divieto di matrimoni di italiani e italiane con elementi appartenenti alle razze camita, semita e altre razze non ariane;
  2. il divieto per i dipendenti dello Stato e da Enti pubblici - personale civile e militare - di contrarre matrimonio con donne straniere di qualsiasi razza;
  3. il matrimonio di italiani e italiane con stranieri, anche di razze ariane, dovrà avere il preventivo consenso del Ministero dell'Interno;
  4. dovranno essere rafforzate le misure contro chi attenta al prestigio della razza nei territori dell'Impero.

EBREI ED EBRAISMO

Il Gran Consiglio del Fascismo ricorda che l'ebraismo mondiale - specie dopo l'abolizione della massoneria - è stato l'animatore dell'antifascismo in tutti i campi e che l'ebraismo estero o italiano fuoruscito è stato in taluni periodi culminanti, come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica, unanimemente ostile al Fascismo. L'immigrazione di elementi stranieri accentuatasi fortemente dal 1933 in poi, ha peggiorato lo stato d'animo degli ebrei italiani nei confronti del Regime, non accettato sinceramente, poiché antitetico a quella che è la psicologia, la politica e l'internazionalismo d'Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l'ebraismo mondiale è in Spagna dalla parte dei bolscevichi di Barcellona.

IL DIVIETO D'ENTRATA E L'ESPULSIONE DEGLI EBREI STRANIERI

Il Gran Consiglio del Fascismo ritiene che la legge concernente il divieto d'ingresso nel Regno degli ebrei stranieri non poteva più essere ritardata e che l'espulsione degli indesiderabili, secondo il termine messo in voga e applicato dalle grandi democrazie, è indispensabile. Il Gran Consiglio del Fascismo decide che oltre ai casi singolarmente controversi che saranno sottoposti all'esame dell'apposita commissione del Ministero dell'Interno, non sia applicata l'espulsione nei riguardi degli ebrei stranieri i quali:

  1. abbiano un'età superiore agli anni 65;
  2. abbiamo contratto un matrimonio misto italiano prima del 1° ottobre XVI.

EBREI DI CITTADINANZA ITALIANA

Il Gran Consiglio del Fascismo, circa l'appartenenza o meno alla razza ebraica, stabilisce quanto segue:

  1. è di razza ebraica colui che nasce da genitori entrambi ebrei;
  2. è considerato di razza ebraica colui che nasce da padre ebreo e da madre di nazionalità straniera;
  3. è considerato di razza ebraica colui che, pur essendo nato da un matrimonio misto, professa la religione ebraica;
  4. non è considerato di razza ebraica colui che è nato da un matrimonio misto, qualora professi altra religione all'infuori della ebraica, alla data del 1° ottobre XVI.

DISCRIMINAZIONE FRA GLI EBREI DI CITTADINANZA ITALIANA

Nessuna discriminazione sarà applicata, escluso in ogni caso l'insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado, nei confronti di ebrei di cittadinanza italiana, quando non abbiano per altri motivi demeritato, i quali appartengono a:

  1. famiglie di Caduti nelle quattro guerre sostenute dall'Italia in questo secolo; libica, mondiale, etiopica, spagnola;
  2. famiglie dei volontari di guerra nelle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola;
  3. famiglie di combattenti delle guerre libica, mondiale, etiopica, spagnola, insigniti della croce al merito di guerra;
  4. famiglie dei Caduti per la Causa fascista;
  5. famiglie dei mutilati, invalidi, feriti della Causa fascista;
  6. famiglie di Fascisti iscritti al Partito negli anni 1919, 1920, 1921, 1922 e nel secondo semestre del 1924 e famiglie di legionari fiumani.
  7. famiglie aventi eccezionali benemerenze che saranno accertate da apposita commissione.

GLI ALTRI EBREI

I cittadini italiani di razza ebraica, non appartenenti alle suddette categorie, nell'attesa di una nuova legge concernente l'acquisto della cittadinanza italiana, non potranno:

  1. essere iscritti al Partito Nazionale Fascista;
  2. essere possessori o dirigenti di aziende di qualsiasi natura che impieghino cento o più persone;
  3. essere possessori di oltre cinquanta ettari di terreno;
  4. prestare servizio militare in pace e in guerra.

L'esercizio delle professioni sarà oggetto di ulteriori provvedimenti.

Il Gran Consiglio del Fascismo decide inoltre:

  1. che agli ebrei allontanati dagli impieghi pubblici sia riconosciuto il normale diritto di pensione;
  2. che ogni forma di pressione sugli ebrei, per ottenere abiure, sia rigorosamente repressa;
  3. che nulla si innovi per quanto riguarda il libero esercizio del culto e l'attività delle comunità ebraiche secondo le leggi vigenti;
  4. che, insieme alle scuole elementari, si consenta l'istituzione di scuole medie per ebrei.

IMMIGRAZIONE DI EBREI IN ETIOPIA

Il Gran Consiglio del Fascismo non esclude la possibilità di concedere, anche per deviare la immigrazione ebraica dalla Palestina, una controllata immigrazione di ebrei europei in qualche zona dell'Etiopia. Questa eventuale e le altre condizioni fatte agli ebrei, potranno essere annullate o aggravate a seconda dell'atteggiamento che l'ebraismo assumerà nei riguardi dell'Italia fascista.

CATTEDRE DI RAZZISMO

Il Gran Consiglio del Fascismo prende atto con soddisfazione che il Ministro dell'Educazione Nazionale ha istituito cattedre di studi sulla razza nelle principali Università del Regno.

ALLE CAMICIE NERE

Il Gran Consiglio del Fascismo, mentre nota che il complesso dei problemi razziali ha suscitato un interesse eccezionale nel popolo italiano, annuncia ai Fascisti che le direttive del Partito in materia sono da considerarsi fondamentali e impegnative per tutti e che alle direttive del Gran Consiglio devono ispirarsi le leggi che saranno sollecitamente preparate dai singoli Ministri.


mercoledì, novembre 5

LA STORIA PARALLELA

Tanti anni fa, prima della dittatura capitalista, quando l'Italia era una repubblica democratica

esistevano le preferenze al voto. Le preferenze permettevano al POPOLO di eleggere i

candidati direttamente, con il maggior numero di voti; per questo motivo i deputati eletti si

chiamavano a ragione RAPPRESENTANTI DEL POPOLO, perché era il popolo che li

sceglieva. Gli onorevoli deputati dovevano dar conto ai loro elettori delle promesse fatte e

della regolarità dell'operato, pena il rischio di perdere i voti alle elezioni successive. Non era

una democrazia perfetta ma almeno in questa maniera esisteva un certo autocontrollo. I

politici sapevano che non avevano ereditato la poltrona a vita e anche i dirigenti dei partiti, se

non si assicuravano i voti meritati potevano rischiare di essere detronizzati dalle nuove leve

che arrivavano forti di una dote di voti.

Non era proprio una democrazia perfetta, ma se i rappresentanti duravano a lungo era

perché soddisfacevano gli elettori; la dittatura che sopravvenne per giustificare la cancellazione

delle preferenze, accusò questo obbligo dei deputati verso il popolo elettore di clientelismo;

annullando le preferenze i deputati, eletti esclusivamente dalle segreterie dei partiti, non ebbero

più la palla al piede di dover dar conto agli elettori, ma concentrarono il proprio, e questa volta

vero, servilismo solo nei confronti del capo del partito, che diventava il proprietario di fatto

incontrastato del partito stesso. Il popolo perdeva la sua sovranità per cederla totalmente al

presidente del consiglio, al quale delegava anche la scelta dei rappresentanti, non più del popolo

ma del capo del partito. Infatti dopo che le preferenze furono eliminate accadde che il potere

delle dirigenze dei partiti aumentò enormemente, non avendo più l'obbligo di accettare i voleri

dell'elettore. Con la scelta tutta interna alle segreterie, secondo le convenienze di scambio, si

serrò in cassaforte il vertice, e si negò il naturale cambio generazionale in Parlamento.

I deputati per avere la certezza di essere rieletti non dovevano più dar conto agli elettori, non

accettarono più tavoli di trattative e pareri discordanti. Concentrarono il loro interesse solo

all' accondiscendere il volere del vertice e a compiacere ogni decisione sua personale.

La composizione del Governo diventò una assemblea di volenterosi servitori del

padrone-presidente del Consiglio. Da parte sua, il capo del partito unico ebbe l'arduo

compito di curare la propria immagine perché era l'unica rappresentazione del partito da

presentare all'elettorato. La cura dell'immagine divenne maniacale. La totale identificazione

del Partito con il suo capo portò al culto della persona, trasferito poi al culto del potere

centralizzato nello Stato.

La dittatura capitalista in Italia, (un altro esempio di dittatura capitalista era in Russia ma con

applicazioni di lobby capitalistica), consisteva nell'accentramento economico o di controllo

delle risorse del paese da parte di una sola persona, più durava la sua permanenza al

Governo più aumentava il suo potere economico e più aumentava il suo potere economico

più su rafforzava il potere politico, dicesi DITTATURA CAPITALISTA; le leggi venivano

prodotte in maniera tale da creare terreno bruciato per qualsiasi pluralismo, a favore degli

interessi personali del capo del partito unico. Il passaggio dalla repubblica democratica alla

dittatura fu causato dalla pochezza della sinistra italiana, troppo presa dalle lotte di potere

interno, dagli interessi privati e dalla ricerca esclusiva dei privilegi, più che dal dovere di

governare, e del resto la legge elettorale che annullava le preferenza fu accettata

mutuamente dalla sinistra, che ambiva agli stessi vantaggi politici. Molti storici fanno

un parallelo con quello che accadde dopo 1922. L'Italia veniva dal governo Giolitti che aveva

tenuto a bada i socialisti, a difesa di una borghesia paternalista, appoggiando

silenziosamente gli interventi delle squadracce fasciste contro gli operai durante le proteste;

il palese depotenziamento da sinistra si era già consumato due anni prima della Guerra con

il Patto Gentiloni con i Cattolici. Mussolini acquisì il consenso popolare, contestato, alle

elezioni e con una legge elettorale nel 1924 permise di mantenere la maggioranza del PNF

in Parlamento. Allora il livello di istruzione era molto basso, neanche il delitto Matteotti

risvegliò gli animi. La durata del governo fascista fu lunga e totalitaria, su una popolazione

che aveva assorbito la campagna di denigrazione contro i socialisti; popolazione in gran

parte di analfabeti che inneggiava all'uomo forte senza una chiara idea di quello che stava

accadendo. La storia insegna che le dittature non sopravvivono al dittatore che le fonda, al

meno si trasformano in qualcos'altro. Nell'Antica Roma si trasformò in Impero, ma i Romani

se lo potevano permettere. Noi siamo un paesello tranquillo senza pretese egemoni, che si

accontenta di essere una piccola Repubblica democratica con il popolo reale e sovrano e

libertà di espressione.

domenica, novembre 2

giovedì, ottobre 30

Consigli per la nuova legge elettorale...










...affinché la democrazia sia attuata in pieno:

Consiglio 1. Dopo l'eliminazione delle preferenze, decisione diretta e in piena libertà da parte del presidente del Consiglio in carica in scadenza, su chi debba succedere al Governo. In questo modo, si limitano i rischi che l'elettorato sbagli a votare e si dà l'opportunità agli Italiani di liberarsi dall'incombenza di andare a votare.

Consiglio 2. Allo scadere del mandato, opzione del governo per rinnovare l'incarico. In questo modi si dà, piena
libertà, in modo democratico, a questo direttivo di continuare a mantenere la promessa di programma fatta agli Italiani, si evitano le gravose spese elettorali, ma ciò che si risparmia verrà distribuito in modo democratico tra i partiti secondo i valori di schieramenti in parlamento.

Consiglio 3. Il presidente del consiglio attuale allo scadere del mandato regolare, o per qualsiasi interruzione del mandato come caduta della fiducia o guerra civile, assume in modo democratico e nel pieno rispetto della nuova legge elettorale, automaticamente la carica di Presidente della Repubblica con poteri governativi ad interim.

Consiglio 4. Qualora il capo dell'esecutivo venisse a mancare prima di concludere il mandato, viene sostituito da un elettore italiano scelto liberamente preventivamente dal morituro, alla presenza di un Notaio di Stato, il cui nominativo viene chiuso in una busta sigillata e aperta solo alla morte del presidente del consiglio in carica. Ovviamente, il parlamento in seduta congiunta decide se è il caso di seguire le ultime volontà dell'ex oppure mettere una croce sopra e ricominciare con nuove elezioni libere.

martedì, ottobre 28

Le perle di Silvio 2

Le preferenze vanno abolite perché a Strasburgo serve una squadra di professionisti scelti dalle segreterie dei partiti... Voglio che in Europa ci vada gente altamente qualificata e che in tutte le ventitré Commissioni ci siano professionisti di ciascuna materia. Solo scegliendo noi chi va in lista saremo sicuri di avere una rappresentanza capace di difendere gli interessi italiani.... Con le preferenze sarebbe eletto chi è più capace a farsi promozione e si tornerebbe inoltre al finanziamento della politica, che è esattamente il contrario di quanto chiedono gli italiani che vogliono una politica limpida, pulita e trasparente. Con le preferenze si tornerebbe alla stagione precedente...
Ricapitolando, Berlusconi ha detto che gli Italiani non usufruendo del voto di preferenza, che fa scegliere direttamente chi viene ritenuto degno della fiducia per rappresentarli, hanno la certezza di avere una politica più limpida. Ed io che pensavo fosse il contrario. Questa è LOGICA MATEMATICA, IRRAZIONALE ma matematica. Io mi scervello per capire la genialità di quest'uomo. C'è più libertà togliendo la libertà di decidere!!
La lista di candidati che compila un partito, p.e. il PDL, dovrebbe comunque essere già una cernita di qualità. Berlusconi, con le sue parole, farebbe capire che in una ipotetica lista metterebbe anche un discreto manipolo di imbecilli,
metodo clientelare residuato della vecchia politica che lui tanto aborre ma che quando gli conviene utilizza spudoratamente, si rischierebbe fossero eletti.
Gli Italiani quindi sarebbero una massa di incompetenti che quando vanno alle urne possono combinare guai? Ha ragione, enormemente ragione, non si fida di quelli che lo hanno eletto,
come dargli torto?

Professionisti? ora ho capito perché la Carfagna è ministro... è professionista 'e 'sto c...

E con questa ultima uscita dell'attuale capo del governo non mi esprimerò più sulla preparazione professionale del Ministro delle Pari Opportunità, perché ora so che la sua professionalità è stata testata direttamente dal suo estimatore, il quale la considera certamente una professionista nel suo settore, perché lui, come ha riferito, sceglie solo tra le professioniste... Che ne potevano sapere gli elettori che lei fosse così brava?

Questo paese ha un bisogno impellente di professioniste, che lo aiutino a raddrizzare la situazione, già molto compromessa, senza l'utilizzo di interventi artificiali che danno solo un momentaneo beneficio; le attinga soprattutto da quel catino di utenza formativa che è Mediaset, grande scuola di preparazione delle future professioniste, leve della polittika italiana.

Alla luce dei fatti, io non credo che la Gelmini sia una professionista... questo è un complimento.

giovedì, ottobre 23

Ègida vs Egìda



Egìda? No, no, no ministro Gelmini Mariastella, non ci siamo. Già chiudiamo un occhio che si presenta in aula senza grembiulino, ma ora...
Venga accompagnata dai genitori o chi ne fa le veci. E scriva 1000 paginette:

ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida ègida

e come se non bastasse testimonianza

mercoledì, ottobre 22

Le perle di Silvio

antidemocratico occupare luoghi pubblici per dimostrazioni di protesta e sciopero contro lo Stato. Darò disposizioni affinché le forze dell'ordine intervengano"
È anti-democratico occupare un luogo pubblico per protestare contro le cose pubbliche???
Allora si possono occupare luoghi privati? va bene qualche villa in zona Macherio?

Anti-democratico? io spero che, a parte l'ignoranza del suddetto sul significato, del tutto personalizzato, di DEMOCRAZIA, stia ben attento a non provocare un '68? Liberare le scuole dagli studenti sarà altamente democratico... ma gli studenti non arrivano a tale cima di Sapienza.

Da Dagospia. Al bouffet napoletano, Silvio ha pregato Mara di mangiare, 'che è troppo magra, ed ha invitato il suo nutrizionista a tenerla sotto osservazione, invito respinto, ma almeno ha sollevato il problema. Finalmente una voce fuori dal coro silenzioso dei ruffiani adulatori.

martedì, ottobre 14

Scritto di get

Molto peggio di ora non si è mai stati in Italia dal DG.
Bene o male fino agli anni 70 si andava avanti, si campava con sacrificio ma con certezza di arrivare alla fine del mese con uno stipendio da operai, senza pretese. Non c'era l'affannosa ricerca delle griffe. Le industrie in Italia, davano lavoro. Anni 80 si gettano le basi per la distruzione dell'economia italiana. Lo sconsiderato metodo della corruzione politica di quegli anni, produce un debito pubblico ed un collasso economico tale che all'inizio degli anni 90, con portavoce italiano Draghi, vengono svenduti all'estero grandi aziende e marchi made in Italy , che diventano capitale straniero, la crisi e svendita dell'Alitalia è il riflesso di quegli anni. le grandi imprese ancora italiane, i grandi marchi ancora madefintoinitaly,i nostri bravi figli di puttana di imprenditori italiani, hanno pensato bene di traslocarli nei paesi dove la mano d'opera costa niente. Il risultato è che questi signori, tipo Dolce e Gabbana, gli Agnelli e tutta la bella compagnia di alti dirigenti, non conoscono mai crisi, tengono alto il prodotto interno dell'Italia, come pura illusione di benessere, solo ricchezza loro, non producono lavoro in Italia, ma anzi, i consumatori italiani spendono i soldi per loro, come se fossero turisti stranieri, e loro lo continuano a investire all'estero e intanto diventano di una ricchezza indecente. È il capitalismo degenerato che crea posti di lavoro all'estero, con stipendi equiparati alla paghetta che si dà agli adolescenti, e vende in Italia a prezzi di lusso. Più loro si arricchiscono più l'Italia si impoverisce. Questa è l'Italia di Berlusconi, pochi ricchi e buoni e molti poveri che non si vedono, perché, e qui viene il bello, negli anni 70 il povero si riconosceva, dal vestiario, dalla auto, da dove abitava ecc, ma campava perché il basso tenore di vita, lo faceva arrivare alla fine del mese; oggi l'apparenza inganna, i suv stanno ogni passo, nessuno si fa mancare un vestiario firmato, i bambini hanno ognuno la loro bella invicta. Dov'è la crisi? Debiti, rate mutui trentennali, neanche più un'industria; i Lapo (uno dei pochi tanti) che vivono alla leggera con i soldi che cadono dal cielo, retribuendo con perline di vetro polacchi e ora sempre di più, cinesi e riguadagnando sulle spalle degli italiani 10.000 volte di più.
Sulla Chiesa, ancora peggio, prima almeno se accusavi la Chiesa c'era sempre un'opinione pubblica, un ramo del parlamento, con ideali sociali reali, che appoggiava e difendeva la libertà di parola e la Chiesa zitta per non perdere la classe operaia. Oggi come minimo si rischia la scomunica e la gogna pubblica.
No, scriptamanent, credi a me, questi sono i tempi più bui dal dopoguerra.

giovedì, ottobre 9

1978



Il 1978 fu uno dei migliori Sanremo di sempre. Questa è la Schola Cantorum, Il mio amore. Una canzone che ha un effetto rilassante. L'attacco iniziale è degno di una colonna sonora di un film di gran classe. La cantante che dà l'incipit ( ho fatto una ricerca chiamasi Marina Arcangeli) sprizza sensualità estrema, e con un sorriso finale, rotto da una leggera emozione, che non lascia dubbi sulle allusioni delle parole. Interpreti e musica di quegli anni scivolavano dal '68, le canzoni erano pregne di significati, anche le meno impegnate, come questo semplice inno all'amore.

Oggi le migliori interpreti di successo si chiamano Giorgia e Pausini, la sensualità è sinceramente minima; forse c'è solo una cantante simile alla Arcangeli, di voce e (forse) di sguardo, ma non canta più... annata 1978 da ricordare anche per questo...

mercoledì, ottobre 8

I caratteristi



I giovani e ormai non più giovani attori italiani usciti dal Centro sperimentale
di cinematografia*, non possono essere discussi per tecnica
recitativa, perché hanno un metodo collaudato, ma rispetto ad i grandi
attori della commedia all'italiana, sono privi di un 'carattere'. Cos'è un
carattere in un attore? È ciò che lo contraddistingue dagli altri attori, ciò
che lo caratterizza anche fuori dagli schermi.
C'è una figura nel cinema italiano, ormai in via di estinzione: il
caratterista. Egli era la maschera fissa, quasi statica, l'esagerazione,
l'esasperazione dei caratteri che invece i grandi attori riuscivano a
recitare con equilibrata maestria, grazie alla straordinaria mimica facciale:
Sordi, Gassman, Tognazzi, Manfredi, Mastroianni... I registi italiani che
venivano dalla scuola del neorealismo, amavano particolarmente i
caratteristi, scoperti direttamente dalla strada. La particolarità del
caratterista era non tanto e non solo nel carattere da macchietta, ma
nell'aspetto particolare, nel gesto insolito, nello sberleffo, che
acchiappava la risata con la sola presenza, o anche la rappresentazione
corporea degli stati d'animo buoni o cattivi.
Oggi, i caratteristi "storici",scoperti dai grandi maestri, ci restano nelle
pellicole. I film dei 'giovani' registi italiani sono ormai privi dei caratteristi,
perché si tende al bello, tutto deve apparire bello, dall'attore all'attrice,
all'ultima comparsa. In fondo la critica di Tarantino, amante del cinema
trash italiano, dove i caratteristi diedero il meglio, non è molto lontana dal
vero. Oltre la storia, la noia ci prende perché il perfettismo appare quasi
irreale.
Bombolo, fu scoperto da Bruno Corbucci, faceva il venditore ambulante
a Campo de' Fiori. Il regista dovette insistere parecchio per farlo entrare
nel mondo del cinema. Un romanaccio dagli occhi azzurri, grassoccio,
con una faccia di gomma e forse un po' scurrile. Ma con i tempi
comici perfettamente accordati, innati e naturali. La parolaccia, per fare
effetto, non può essere detta così a casaccio, ma al momento giusto. E
questa pratica, per un uomo che vive e lavora per strada a contatto con
altri uomini che lo vogliono coijonare, è pane quotidiano. Bombolo,
Franco Lechner, sortì come caratterista, ma ben presto si ritagliò uno
spazio sempre più ampio, sino ad assumere ruoli di coprotagonista e di
pedina fondamentale per far decollare film, altrimenti inguardabili. Entrò a
far parte del gruppo del Bagaglino, dove molti altri caratteristi hanno avuto
la fortuna di diventare attori "pieni", come non era riuscito ad altri. Il
gruppo del Bagaglino, oltre a girare film dalla fine degli anni 70, verso la
seconda metà degli anni Ottanta, incominciò a fare spettacoli di satira
politica nel teatro, che era il loro luogo deputato. Bombolo, con Pippo
Franco e Oreste Lionello era uno dei punti cardine della messinscena.
Ancora non veniva registrato per la televisione, ma già allora, la satira
girava intorno alle maschere dei politici, nella loro imitazione, travestimento e
parodia. A Bombolo venne dato di impersonare Craxi, e per quelli
che hanno avuto la fortuna di vederlo, risultava irresistibile. Se non fosse
venuto a mancare prematuramente (1987) lo avremmo ritrovato in quei
panni, anche nelle edizioni per il piccolo schermo, la prima proprio nel 1987, a fianco degli attori 'storici' del Bagaglino.

*Sembrerebbe un paradosso, ma la scuola di cinematografia distrugge le doti naturali, il talento ed il carattere personale, le potenzialità dell' originalità di un attore. Quando si esce dalle scuole si recita come gli insegnanti. Ed essendo ormai il cinema un sistema razionale, se non hai studiato regia o recitazione con un diploma, non ti presenti da nessuna parte per fare qualcosa di serio, a meno che non ti sistemi dopo un GF in qualche soporifera serie soap tv, ma sempre con il dovere di 'studiare' per assicurarti un minimo di futuro. La piattezza nel Cinema di qualità è una piaga irreversibile. Oggi uno come Alberto Sordi non sarebbe mai uscito fuori, liberamente, senza un pezzo di carta, e con un pezzo di carta non sarebbe mai stato Sordi.

domenica, settembre 28

DDL sulla prostituzione

Questo disegno di legge è stato fatto con i piedi. È un pannicello tiepido, (caldo sarebbe troppo), fatto senza preavviso, il che fa intendere la poca cura e meditazione del testo, fretta e pressapocaggine, quasi per rispondere ad una richiesta di "qualcuno", ha partorito un dl largamente insufficiente. Tanto è vero che non si menziona in modo risolutivo la questione ancora aperta della prostituzione, piuttosto sembra una disposizione di ordine pubblico con velleità fasulle. La Caritas che sta addentro il problema, certamente molto più dei redattori di questa leggina di cure estetiche per la società finto-purtitana ( la Carfagna ci ha messo solo la bocca, del resto è lì per questo, almeno la bocca la sa usare bene, dialetticamente parlando), ha capito subito che più che risolvere la situazione la peggiora. Dopo che le forze dell'ordine hanno incominciato ad operare seguendo i dettami del ddl, gli sfruttatori magnaccia, soprattutto le bande dell'Est Europa, albanesi e rumene, ma anche africane, sono corsi ai ripari, si sono riorganizzate: segregazione fissa, bordelli clandestini, mercato degli affitti in nero. È una nuova prostituzione oscura e incontrollata, con il rischio che aumenti la prostituzione minorile, perché ormai è tutto nascosto ed ogni cosa è permessa. Dunque il risultato, le prostitute sono sparite dalla strada e sono aumentate nei luoghi celati, schiave più che mai. La legge doveva essere fatta completa, con il coraggio di decidere anche su una eventuale normativa per la prostituzione libera. I bordelli prima della Merlin erano case di sfruttamento, e per questo inaccettabili. Ma una donna deve essere libera di gestire il proprio corpo, nel luogo che lei ritiene opportuno, senza dare spettacolo, senza pagare percentuali a nessuna casa chiusa. Al limite possono riunirsi in cooperative, di libere "professioniste", come un sindacato. È una problematica che va oltre lo sfruttamento e la tratta delle schiave del sesso, questa legge colpisce anche le prostitute che non hanno sfruttatori, che ci campano con questo 'lavoro'. La leggina non è mirata a combattere lo sfruttamento della prostituzione, ma più banalmente a pulire le strade dallo spettacolo indecoroso. Puttanate. La regolamentazione della prostituzione libera ancora attende. Gli sfruttatori continueranno ad imperversare sino a quando le regole non saranno chiare. L'Italia è il paese delle cose fatte a metà.

mercoledì, settembre 24

Pena capitale

Forse non tutti sanno che nello Stato Vaticano vige ancora la pena di morte. Durante il
Governo dello Stato Pontificio, i luoghi prescelti per le esecuzioni capitali a Roma erano
tre: Piazza di Ponte Sant'Angelo, Piazza del Popolo e Via dei Cerchi. L'ultima condanna
a morte mediante ghigliottina a Roma città fu eseguita il 24 novembre 1868: le vittime si
chiamavano Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, accusati dell'attentato alla caserma
Serristori in Borgo, che causò la morte di venticinque soldati zuavi. Ad eseguire la
condanna fu il boia Antonio Balducci, già aiutante di Mastro Titta, che sostituì il
"maestro" a partire dal 1865. La ghigliottina fu usata l'ultima volta, nello Stato Pontificio,
a Palestrina, il 9 luglio 1870 e l'ultimo giustiziato si chiamava Agatino Bellomo. Dopo la
breccia di Porta Pia del 20 settembre, il Papa, fu costretto a non emettere più sentenze di
esecuzioni. Si chiuse in totale isolamento non riconoscendo idealmente lo Stato Italiano
e le sue leggi. Ad oggi non è stata MAI abrogata la pena capitale. Non se ne capisce il
motivo, pare che sia meglio lasciare le cose come stanno, non si sa mai che debba
servire...
Papa Sisto V, nel 1586 stabiì “la pena di morte per tutti coloro, uomini e donne, che
commettono peccato di adulterio, com’è stabilito già per le donne responsabili di
aborto”. Berlusconi, cattolico, devoto dichiarato e con atto di sottomissione ufficiale al
trono di Pietro, quindi alle leggi dello Stato Vaticano, è un noto adultero. Testimone
indiscutibile è la moglie, con una pubblica accusa a "Repubblica". È peccatore riconosciuto.
Secondo la legge papalina, introdotta da Sisto V, merita la pena di morte. Ora il cattolico
non è cattolico per spirito di patate, ma lo deve essere sino in fondo, accettando anche,
anzi soprattutto, i sacrifici e i pesi e le responsabilità di questa condizione. Da VERO
cattolico deve entrare in Regno Vaticano, dichiarare ufficialmente la propria
colpevolezza, che nello Stato Italiano laico non conta nulla, come nulla conta tutto il
resto che ha fatto di 'buono' per non essere processato più, e porgere il collo... starà al Papa decidere se graziarlo o meno... se è VERAMENTE cattolico. Se non è cattolico... ah vabbe'... abbiamo scherzato... (mi sto riferendo al Papa)...

domenica, settembre 21

Carfagna soffre di anoressia?

È troppo semplice, oggi come oggi, parlare male della C. sarebbe come sparare alla Croce Rossa. Ma il motivo non è dovuto all'ultimo d.d.l. uscito dagli uffici del Ministro delle Pari Opportunità. Alcuni hanno fatto battute becere e meschine: ha imparato dal suo protettore, annientare la concorrenza. Nulla di più falso. Non è affatto vero che questa legge sia scaturita dalla mente della C. Sono le menti del grande ed unico decisionista, che hanno sfornato questa leggina, un po' per accontentare la Chiesa alleata, un po' per far vedere che c'è un problema sicurezza e che loro stanno facendo qualcosa; poi si sono chiesti chi ministero potesse beneficiare del lancio del d.d.l. Naturalmente sarebbe stato logico il Ministero della Difesa o quello dell'Interno, dato che è un problema di sicurezza interna; inoltre come esporre il Ministro della Giustizia ad una contraddizione? prima dice che le carceri sono piene e poi farebbe una legge che mette dentro chiunque si fermi a parlare con una mignotta? ( mezzo parlamento in galera?); non era utile allo scopo. Chi aveva maggior bisogno di rispondere alle malelingue? Lei. Così le hanno ricacciato fuori il rospo e le hanno fatto mettere in bocca parole di morigerata donna di chiesa, infarcisce ogni suo discorso con quel: "io sono una donna cattolica", che spesso non c'entra niente con l'argomento trattato. Un giornalista le domanda "sa cucinare?" e lei risponde preparata: "Sì so cucinare, sono cattolica", "sa nuotare?": "Sì, sono una cattolica".
Il problema invece è un altro ed ha proprio a che fare con la Croce Rossa. Non riesco a capire come mai nessuno si accorga che questa donna ha un serio problema di salute. Qualsiasi medico saprebbe identificare in lei uno stato di denutrizione. La C. soffre palesemente di anoressia. Il suo fisico è al limite, la sua voce è un sottile fiato misurato sulle flebili forze. La C. sino a prima di entrare in politica era una bella ragazza rigogliosa e florida; dopo non si è capito bene cosa sia successo. Invece di aggiungere chiletti, come nel normale evolversi del fisico, è accaduto il contrario. Si è scarnificata, gli occhi sono usciti dalle orbite, il corpo è diventato una cruccia per abiti. Grave gravissimo. Perché nessuno interviene? perché? Andiamo oltre le beghe politiche, oltre la miseria della faziosità, questo è un caso umano. Non so se c'è bisogno di uno psicologo, di uno psicanalista, di un nutrizionista, di un dietista... l'importante è intervenire al più presto.
Non sto facendo della bieca ironia. Per dimostrare che sono in buona fede non espongo neanche un'immagine della C. nelle sue condizioni attuali, un atto di sincera sensibilità. Infatti le foto risalgono a qualche tempo fa, colta in alcune tra le più intense espressioni, naturalmente in quella centrale lo sguardo è più intelligente.

mercoledì, settembre 17

Il luogo inatteso (2)

C’è un momento della mattina in cui la temperatura del deserto resta in bilico tra il gelo notturno e il giorno ardente che avanza. Pochi minuti di pacifica convivenza tra l’uomo e gli elementi, la mente ed i pensieri sono più fluidi e scorrono netti e precisi. In quel momento la mia lucidità mi sussurrava di fuggire. Nulla di più facile, bastava tirarmi su lo zaino, uscire dalla porta senza serratura, fare le dieci rampe di legno marcio e trovarmi al bancone. Talmente facile che mi sembrava stupido farlo, la mia logica perversa della sfida mi imponeva di resistere, eppure il sole non mi batteva ancora in testa. Ma non dovevo subire il malevole effluvio del mio desiderio inconscio di autodistruzione, lo stesso che mi aveva portato sin lì. Sebbene quello che dovevo ancora fare era di gran lunga peggio. Un piccolo sforzo, veloce per non pensarci ed eccomi al cospetto di *** .
“Già te ne vai?”
Che domanda ridicola? Perché sarei dovuto rimanere in quella cloaca? Non meritava risposta, solo un commiato: “Allora addio!”
“Addio? Che parola grossa, impegnativa…”
“Non direi, non penso che ci rivedremo, senza cattiveria”.
“Capisco, però questo è l’ultimo avamposto, qualsiasi cosa succederà, qui devi tornare, se ci riuscirai…”.
“Eh certo, come no? *** nel frattempo che mi aspetti, fai un poco di pulizie nelle stanze”.
“Ah, per questo? ****?! Hai sentito?”, urlò verso la porticina. Notò la mia curiosità, “...la mia dimora. Mia figlia deve pur fare qualcosa!”
“Tua figlia? Sarebbe meritevole, ma dalle l’esempio!”
“Ah ah ah, avvelenato? Ah ah, ti chiedo scusa, tu hai ragione, ma sai com’è? oggi domani i giorni tutti uguali, senza che ti possa confrontare con la gente, ti lasci andare…”
“Parli bene l’Italiano, come mai?”
“Io sono un insegnante, lo ero… una volta… una volta…”, mi indicò una piccola foto sul tavolo nascosta da scartoffie ingiallite, “…mia moglie”.
“È morta?”, lui chiuse gli occhi. In quel momento dalla fessura della porta scintillarono due grandi occhi neri. *** si accorse dal mio sguardo della presenza della piccola spia, “****!, gridò. La ragazzina sgattaiolò dentro furtiva. Io lo guardai sorpreso. Con la mano mi fece cenno di avvicinarmi, mi accostò la bocca ad un orecchio, con un fiato di birra acida: “Lei non lo sa”.
“Ma perché?”
“Non ho avuto il coraggio…”
“Ma lo dovrà sapere prima o poi?!”.
Sbracciò per farmi abbassare la voce.
“Addio ***! e se non ti rammenterai di questo posto non ti sarai perso nessun ricordo”.
“Così sarà, pensa a te, stammi bene”.
Uscii, il sole aveva concluso la sua pausa su di me. Mi inondò accecandomi. Non mi interessava, niente poteva cambiare il percorso verso la mia meta, dovevo prima raddrizzare la mia anima per pensare a quella degli altri. O forse viceversa? Nel deserto si incontrano poche anime, ecco perché... mi sarei risparmiato il dubbio. Eppure quelle poche sono così intense, così concentrate che ne basta una per sballare i piani.
Il sentiero delle carovane, l’unico la cui traccia era stata studiata per non sparire del tutto, secoli di passaggi, cumuli, massi, torrette ad evidenziare il percorso, anche quando la sabbia li seppelliva, non poteva mai riuscirci per tutti. Ero in grado di resistere ad ogni pozzo di sosta, le cui cisterne il governo riforniva periodicamente. In pratica stavo andando a morire.

(continua)

venerdì, settembre 12

Il luogo inatteso

C'era sabbia ad ogni angolo della stanza, portata dalle suole dei clienti, dalle pieghe degli abiti, dal vento furioso delle tempeste che entrava senza complimenti dalla finestre senza imposte. Mi chiedevo che senso aveva pagare una camera, quando fuori le stesse comodità le offriva gratis il deserto. Ero troppo stanco per lamentarmi e troppo lontano dalla civiltà per trovare alternative. I vestiti mi si erano accartocciati sulla pelle, il locandiere mi aveva assicurato la presenza di una doccia. Di fatti c’era un lurido cesso, col pavimento annerito da placche di muffa consolidata nel tempo. Un doccione che appena smosso sbriciolò polvere di ruggine; l’acqua incominciò a defluire con getti nervosi ed un colore verde amaranto, innaffiò generosamente la coltura di licheni sottostante. Lasciai scorrere, con l’illusione di vederla limpida. Dopo lunghi scrosci multicolore restò fissa una sfumatura sabbia. Non avevo ricambi, provai a lavare pantaloni e camicia, e rimasi nudo in attesa che asciugassero. Nel frattempo mi gettai sul letto, stremato. Nessun termine della civiltà poteva essere corretto in quel luogo. Il letto era una rete sgangherata con sopra un materasso strappato chiazzato da ambigue croste. Il braccio scivolò a terra, andando ad arare con le dita lo strato lanuginoso del pavimento.
Mi svegliai a notte fonda, colto dal freddo. Mi vestii. In che razza di posto ero capitato? Decisi di andare a fare due passi. Il proprietario, in bilico su una sedia appoggiata al muro, dormiva emettendo un grugnito scomposto. La birra in mano, sopra l’addome. Ad ogni ronfata la gonfia pancia lievitava e la mano allentava la presa facendo inclinare la bottiglia . Fuori era il buio assoluto immane e ancestrale, una distesa infinita di dune e nulla, uno spettacolo da lasciare senza parole e senza vista.
Almeno il cielo, il rassicurante cielo poteva rincuorarmi e proteggermi, invece no, neanche le stelle c’erano, neanche una, un manto opalescente profondo che si rifletteva su niente.
Dilatai le pupille, avevo visto bene? Una pallida stella muoversi lenta sulla cresta delle dune e poi lasciarsi scivolare veloce sino al pianoro. Un’anima dalla tunica bianca veniva a passo svelto verso di me. Indietreggiai all’ingresso della bettola. Era una ragazzetta dal viso scuro, decisa a scontrarsi, allargai le braccia in segno di resa, la ragazza mi scartò come un fantasma ed entrò. Farfugliò qualcosa al locandiere e sparì in una porticina dietro il bancone. L’uomo ebbe un sussulto lamentoso come se avesse risposto in ritardo. Non mi restava che tornare a dormire.
(continua)