lunedì, luglio 30

Magnano e fottono (e se ne strafottono)

Ecco dove vanno a finire i soldi degli italiani: a puttane.

In seguito alla ‘sfiga’ che ha colpito il suo collega di partito nonché ‘onorevole’, Cosimo Mele, il segretario dell’ UDC Cesa ha esternato un suo parere proposta che rasenta le soglie del burlesco.
Ma veniamo per ordine. L’altro ieri una donna viene ricoverata al S. Giacomo di Roma in stato di overdose, dopo aver ingerito una micidiale mistura di alcol e droga.
Ecco l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dopo il primo
comunicato-confessione all’ANSA, dietro la pressione del Partito.

“” «Ho sbagliato (silenzio) sono pentito (silenzio). Sono stato sfigato perché se la ragazza non si fosse sentita male non sarebbe successo nulla. Ma sono anche orgoglioso». Orgoglioso? «Sì, orgoglioso di me stesso. Quando ho avvertito la reception e poi chiesto di chiamare un'ambulanza ho capito che il mio nome poteva uscire. Molti altri se la sarebbero data a gambe».
Solo che Cosimo Mele — deputato dell'Udc, 50 anni, sposato, tre figli — la parola orgoglioso la pronuncia come un sussurro, con la voce tremante di chi si sente «cadere il mondo addosso».
Cosa è successo venerdì sera? «Sono uscito dalla Camera intorno alle nove, sono andato a cena con degli amici, non politici, al Camponeschi, un ristorante di Piazza Farnese. Dopo un po' è arrivata questa ragazza, che io non avevo mai visto prima, ma che conosceva i miei amici. È stata lei che ha cominciato a parlarmi...».
Sta dicendo che è stato adescato? «Adescato? Io non sono esperto di queste cose ma non avevo capito che fosse una prostituta».
E cosa pensava? «Pensavo fosse la ragazza che cercava un'avventura. Ho capito solo quando siamo arrivati all'Hotel Flora».

(L'ha portata in una suite all'hotel Flora, «anche se ho casa a Roma, ho preferito». Hanno passato la serata, sempre secondo il racconto del parlamentare, poi ognuno a nanna in una stanza diversa della suite – da un’altra dichiarazione ).

L'ha pagata? «Pagata... non proprio. Le ho fatto un regalo, una somma in denaro, niente di esagerato però. Poi siamo saliti su, siamo stati insieme, e dopo io mi sono addormentato».
Avevate preso cocaina? «Io non ho preso cocaina né altri tipi di droga. Non ho visto se quella ragazza l'ha presa oppure no. Forse sì, ma magari prima di incontrarmi oppure mentre dormivo».
Lei ha firmato la proposta di legge sul test antidroga per i parlamentari. «Francamente non ricordo, ma il test sono pronto a farlo anche subito».
Non c'era con voi un'altra ragazza? «Quando siamo saliti no. Quando mi sono svegliato ho sentito che, nel salottino della stanza, la mia accompagnatrice stava parlando con un'altra ragazza, straniera. Credo una sua amica, l'aveva chiamata lei».
E la sua accompagnatrice quando si è sentita male? «Poco dopo, ormai era quasi mattina. Delirava».
Agli infermieri del San Giacomo ha detto di essere stata costretta a prendere pasticche. «Se è per questo diceva anche che io l'avevo rapita, che non volevo chiamare l'ambulanza. Ma era in evidente stato di allucinazione. Per questo ho deciso di non accompagnarla in ospedale. Anche se tramite i miei amici, che la conoscevano, mi sono subito informato sulle sue condizioni».
Crede che la sua carriera politica sia finita qui? «Deciderà il mio partito. Ma non mi sento di aver tradito niente e nessuno, se non la mia famiglia».
Lei fa parte di un partito, l'Udc, che della difesa della famiglia ha fatto una bandiera. «Lo so, e per questo ho deciso di dare le dimissioni dall'Udc. Ma non vedo perché dovrei dimettermi da deputato, anche io sono un uomo con le mie virtù e le mie debolezze».
Una debolezza considerata grave a giudicare dalle sue dimissioni. «Guardi, credo che nella politica italiana ci sia una grande ipocrisia. Adesso mi spareranno addosso quelli di Forza Italia, come se loro fossero tutti santarelli. Per non parlare di quelli della sinistra, che anche loro, quando serve, si fanno gli affari loro. E invece noi politici siamo uomini come gli altri: anche a noi capita di sbagliare».
Era la prima volta, onorevole? «Non mi succedeva da tantissimi anni. Sono stato ragazzo anche io».
Come si sente adesso? «Mi sento il mondo cadere addosso. Lo so, è una frase fatta, ma è proprio quello che sento».
Cosa le ha detto sua moglie? L'ha perdonata? «Perdonato... Macchè, piange tutto il giorno. Non so come andrà a finire».
E con i suoi figli ha parlato? «No, non ancora. Non ho il coraggio».”” (questa l’intervista al giornalista del Corriere)

Tra le altre esternazione di difesa ha dichiarato: "Non posso non essere un buon padre, un buon marito solo perché dopo cinque, sei giorni fuori casa capita un'occasione..."

Questo è quanto esternato da Cesa alla conferenza stampa dopo aver accettato le dimissioni dal partito dell'onorevole (ancora in carica) Mele:
«Sono profondamente amareggiato per quello che è accaduto . Ho immediatamente accettato le dimissioni del deputato. Quanto accaduto è incompatibile con i valori che difende l'Udc». Cesa esprime la sua solidarietà alla moglie del deputato Mele, con la quale si è intrattenuto al telefono per un colloquio «molto sentito, in questo momento delicato»... «Non rispondo alle provocazioni e alle strumentalizzazioni (dagli altri partiti) che riguardano le singole persone». E sulle dimissioni da deputato, Cesa ricorda che «spetta alla persona decidere se restare deputato o meno».
Tratto dal Corriere: ""Cesa sottolinea anche il «problema» dei parlamentari che vivono a Roma da fuori sede, «e fuori dalla loro città hanno una vita abbastanza dura». Lo dice riferendosi anche alla sua vita pubblica: «Quando ero eurodeputato, stavo da solo tutta la settimana e la solitudine è una cosa molto seria». Per questo, ripete più volte, «la vita del parlamentare è molto dura» e bisognerebbe pensare, propone, all'ipotesi di un ricongiungimento familiare: più soldi a deputati e senatori, quindi, per poter permettere il trasferimento delle loro famiglie a Roma
"".


E veniamo ai punti. Mele si sente sfigato perché è stato scoperto. Questo significa che non è nulla pentito di quello che ha fatto. Ma il pentimento di essere andato a puttane lo deve dimostrare alla moglie non a noi. Quello che a noi interessa non è tanto che un deputato onorevole del casso vada a puttane ma come ci va!! Hotel Flora, suite più due stanze singole separate. Casso, ma quanto hai fatto spendere ai pensionati italiani per una ciullatina?? Cioè CON I SOLDI DEGLI ITALIANI QUESTO NON È CHE VA CON LA MIGNOTTA raccattata PER STRADA, IN UNA PENSIONCINA PER FAR RISPARMIARE gli elettori, ammette anche di avere una casa a Roma, sempre naturalmente pagata da noi, ma ha preferito l’albergo tra i più lussuosi di Roma. Questo è quello che mi urta ai nervi.
Poi non consideriamo le puttanate che racconta alle quali non crederebbe neanche una Cappuccetto Rosso uscita dalle favole. “Credevo fosse una ragazza in cerca di avventura”, ma a chi??
Forse perché somiglia alla pelata di Yul Brynner? Mi pare più simile a quella di Sottile, un altro campione di puttanismo newpolitick. A proposito, la cornuta moglie di Sottile difese strenuamente il marito, o meglio il suo stipendio. Chissà se la moglie di Mele dopo il primo pianto non farà altrettanto, duemila passi indietro per salvaguardare la consistente pagnotta del coniuge parlamentare.
“Perché dovrei dimettermi da deputato? Devo dare conto solo al mio partito?” Ma che stai a di’? tu sei un rappresentante del POPOLO ITALIANO, quindi ci rappresenti (tu ci rappresenteresti?), agli ITALIANI DEVI DARE CONTO, DI COME SPENDI I SOLDINI CHE TI ‘DONANO’ E DI COME INDEGNAMENTE CI RAPPRESENTI.
E questa poi: "Non posso non essere un buon padre, un buon marito solo perché dopo cinque, sei giorni fuori casa capita un'occasione..." a questa esternazione ci ha pensato Cesa a dare una difesa d’ufficio. E come al solito, da buon politico, è riuscito a rivoltare la frittata in loro favore, naturalmente in soldini contanti. Quel povero Mele, solo a Roma, con la moglie lontana (fuori dai collioni, altrochè), dopo sei giorni di solitudine, aveva tutto il diritto di, scusate la volgarità, svuotare le pelotas, ogni uomo sulla terra ne ha il sacrosanto diritto… e così per evitare questi atti di solitarie ricerche di peripatetiche, facciamo in modo che i nostri poveri, cari, sacrificati deputati non cadano in tentazione. Per cui Cesa ha questa fantasmagorica idea: aumentiamo lo stipendio, contributo, agli onorevoli affinché permettano il riavvicinamento, a Roma delle famiglie… pausa… respiro profondo… MA VAFFANKULOOOO.
Scusate, lo so, ma è stato un impulso irrefrenabile, siamo alla fine di Luglio e cado proprio ora con le volgarità…
Sai quanti italiani vanno a lavorare all’estero e vedono le famiglie solo dopo un anno, altro che sei giorni di ‘solitudine’. Che alto concetto di uguaglianza ha Cesa?? Solo a voi lavoratori parlamentari sarebbe permesso un pagamento ministeriale per avvicinare le famiglie al posto di lavoro? E gli altri italiani si devono fottere?
Scusa, Cesa, ma se paghiamo a voi è proprio perché voi manteniate oculatamente con il vostro stipendio (privilegiato) le vostre famiglie, ma niente niente anche quelle le devono mantenere gli Italiani, fuori lo stipendio? E che cazzarola ci fate allora con i soldi guadagnati, spese voluttuarie?? Appunto spese mignotte e suite e ristoranti in piazza Farnese o piazza del Popolo? Ma mi sorge un dubbio, poi i soldi per le vostre famiglie vi rimangono? Cesa, per questo lo hai detto? Perché spendete i soldi tutti a puttane e nulla vi resta per la famiglia?
Allora Cesa, sai che c’è? Io migliorerei la tua proposta, darei un contributo anche per le mogli solitarie che, poverette, non possono dare sfogo ai loro impulsi sessuali perché il maritino è lontano che lavora per il bene degli Italiani, lo chiamerei: contributo gigolò. Da scegliere in un elenco appositamente stilato dal Ministero per le pari opportunità, ma anche da quello della famiglia. Ovviamente ne usufruirebbero anche tutte le deputate singles , così anche la Bindi potrà finalmente ‘godere’.
Poi per i deputati maschi non sposati, quelli che vanno di fiore in fiore, proporrei una paghetta mensile: spese nutrimento pisello in suite da 5 stelle. E poi, per migliorare il vostro rendimento a lavoro: spese sottotavolo… a buon intenditor…

domenica, luglio 29

Carmencita, olè!

C. per pura distrazione mi era sfuggito il tuo commento sul post della cultura (che a Kai non era sfuggito) ed allora ne scrivo qui qualcosa senza pretese. Hai colto in pieno quella cultura disturbata e disturbante che dava fastidio al regime nazista, aggiungiamoci anche Otto Dix, crudo e realistico, nella figurativa. Kafka ebbe la 'fortuna' di morire prima della salita al potere del nazismo, ma molti suoi cari familiari subirono le estreme pene. Alla dodecafonia dell'ebreo Schoenberg, per nulla orecchiabile, perciò anch'essa arte degenerata, i nazisti preferivano follemente il solito Wagner, che era stato anche un buon razzista. Però mi pare che tu mi racconti di qualcosa che va oltre la dodecafonia di Schoenberg, che aveva le sue regole, tu mi scrivi della amusicalità che fa parte della 'scuola' di John Cage, fatta con strumenti improbabili. Lo stesso Schoenberg, suo maestro, gli disse che lui era tutto fuorché un musicista. Cage fu un uomo straordinario. Si inventò il piano preparato, a cui aveva sostituito le corde con materiali diversi. Il suo pezzo più famoso rimane quei 3 minuti e rotti dal titolo "Silence", mi sembra del 1953. In quei tre minuti l'orchestra fa silenzio e si ascolta solo il brusio del pubblico. Il limite della ricerca di Cage decreta la fine della musica tradizionale, anzi della musica tout court.
Eppure Cage, grande innovatore della musica contemporanea, anzi il primo artista del dopoguerra ad aver aperto la strada alle nuove avanguardie era una delle persone più modeste e straordinarie che siano apparse nel campo della musica. Lui non diceva di essere un musicista ma un esperto micologo e così si presentò come concorrente nientedimeno che da Mike Bongiorno, in non ricordo quale suo quiz, rispose a domande sui funghi e si mise a spiegarli, quasi alla fine dell'incontro come curiosità 'secondaria' e di chiusura il nostro bravo oltreché ignorantissimo presentatore disse che quell'uomo si dilettava 'anche' a inventare musica con le cose più impensate. Ancora oggi (morì nel 1992) Cage è insuperato; io ho avuto la fortuna di conoscere qualcuno che ha conosciuto e frequentato Cage. Ma questa è un'altra storia.

martedì, luglio 24

Il volto della donna


Portava un cumulo di panni grondanti, lavati nel grande fiume. Le passai vicino, sulla traccia della sabbia, segnata per raggiungere la sponda dove una sorta di zattera attendeva i passeggeri. Le cadde un indumento, sporcandosi di fango. “Che peccato!”, mi abbassai per raccoglierlo, la donna si chinò anch’ella. Glielo porsi e incrociai uno sguardo di pietra, senza espressione, solo una grande pìetas. Rabbrividii. La donna abbassò leggermente il capo per ringraziarmi e con quel mucchio di affanni si allontanò. Restai bloccato per un momento, qualcosa mi aveva colpito. Mi diressi verso la barca, i due traghettatori mi stavano osservando. Ad un tratto sentii qualcosa appoggiarsi sulla spalla destra. Mi girai istintivamente, nulla. Poi di nuovo, la sensazione della mano di qualcuno, e questa volta rimaneva. I marinai notarono il mio disagio. “Straniero, cos’hai?”. “Non so, sento un peso sulla spalla, non capisco…”
I due si incrociarono gli sguardi e il più anziano mi disse: “Sai chi è la donna che hai aiutato?”
Scossi il capo.
“È una vedova, tempo fa le uccisero il figlio”.
“Ecco perché quel viso così triste…”, pensai a voce alta.
I due mi invitarono a salire sulla barca. Ma nell’atto di scavalcare, sentii trattenermi per la spalla. “Ma cosa…?” Riprovai e ancora una stretta, “Oh diavolo, cosa mi tira?”
Cercai lo sguardo dei due uomini, loro mi scrutavano come se capissero. “Non riesco a salire, non riesco…”. “Forse non devi salire”. Allargai le braccia e mi rimisi sconsolato sulla riva. I due spinsero la barca e salparono. Alzarono una mano per salutarmi e con lo sguardo mi indicarono una direzione. In lontananza c’era quella donna che stendeva i panni su delle lunghe canne incastrate nelle rocce. Non sapevo che fare. Mi avvicinai. L’ombra tradì la mia presenza. La donna si fermò e senza voltarsi mi chiese: “Che cerchi, uomo?” “Io veramente, non lo so…”
Si palesò di nuovo il volto. Non riuscivo a definirne l’età, sembrava giovane ma gli occhi tradivano una sofferenza che solo chi aveva vissuto un lungo periodo di dolore poteva avere. Non so quanto tempo rimase a fissarmi, immobile, poi mi presi coraggio: “Mi hanno detto che ti hanno ucciso il figlio”.
Notai distintamente le sue pupille dilatarsi. “Chiunque te l’ha detto, non ha detto il vero”.
“Scusami, donna, se ti faccio una domanda, ma tu porti gli abiti scuri del lutto. Se non ti è stato ucciso, tuo figlio è morto di morte naturale?”
“Non c’è morte che non sia naturale, e mio figlio non è morto”.
“Io dovevo salire su quella barca, ma qualcosa mi ha trattenuto, vorrei chiederti allora, perché non c’è sorriso sul tuo volto? anche ora che il sole batte sugli occhi, la tua espressione è immutata, e lasci che i raggi ti penetrino nelle pupille, tu sei triste”.
“Esiste anche il dolore del distacco. Sarò così sin quando non mi ricongiungerò a mio figlio”.
Mi girai per andarmene ma ebbi la forza di fare solo qualche passo, sentivo un’attrazione inconsueta. “Dunque?”, disse lei.
“Non so che fare. I tuoi occhi dicono tante cose, anche se tristi, nel loro fondo c’è una speranza. Io mi accorgo che fissandoli mi sento attirato da quella speranza. Ecco, vedi, non prendermi per sciocco, ma… è come se la tua speranza sia anche la
mia”.
“Non devi temere di dire ciò che provi. Non devi avere paura di esprimere le tue emozioni. Non dici nulla che mi sorprenda, nulla che io non sappia”.
“E adesso cosa faccio?”
La donna
si avvicinò, mi mise la mano sulla spalla destra. “Va’ per la tua strada, e tieni presente questa speranza. In nome di questa speranza tu non dovrai mai avere paura. Tu dici che appaio triste, ma hai visto dentro di me? dentro di me gioisco”. Sentii profondersi una leggerezza, quel peso era sparito. Ora vedevo la donna in tutta la sua imponenza, avvolta in quella veste nera che luccicava d’oro ai riflessi del sole.
“Credo di poter andare…”. Lei sorrise. Ed io mi riempii di gioia, perché con quel sorriso mostrava la vera gioia che aveva dentro, una gioia immensa.

venerdì, luglio 20

Una nuova cultura

Una breve premessa. Che posso farci, la verità mi insegue, è come un giaguaro che studia le mie mosse e mi salta addosso al momento opportuno per svelarsi e darmi delle conferme. Ieri casualmente mi sono caduti gli occhi sul primo articolo di Elio Vittorini sulla fondamentale pubblicazione de "Il Politecnico". È una coincidenza che sia accaduto proprio dopo che mi sono occupato di tale argomento nel Post di sotto? Ormai ci sono abituato.

Anche se è breve, leggetelo con calma, quando avete tempo, magari stampatevelo, è un documento importante della nostra storia.


IL POLITECNICO - 1 - 29 Settembre 1945

Una nuova cultura

Non più una cultura che consoli nelle sofferenze, ma una cultura che protegga dalle sofferenze, che le combatta e le elimini.

Per un pezzo sarà difficile dire se qualcuno o qualcosa abbia vinto in questa guerra. Ma certo vi è tanto che ha perduto e si vede come abbia perduto. I morti, se li contiamo, sono più di bambini che di soldati: le macerie sono di città che avevano venticinque secoli di vita; di case e di biblioteche, di monumenti, di cattedrali, di tutte le forme per il quale è passato il progesso civile dell’uomo; e i campi su cui si è sparso più sangue si chiamano Mathausen, Maidaneck, Buchenwald, Dakau.
Di chi è la sconfitta più grave in tutto questo che è accaduto? Vi era bene qualcosa che, attraverso i secoli, ci aveva insegnato a considerare sacra l’esistenza dei bambini. Anche di ogni conquista dell’uomo ci aveva insegnato che era sacra; lo stesso del pane; lo stesso del lavoro. E se ora milioni di bambini sono stati uccisi, se tanto che era sacro è stato lo stesso colpito e distrutto, la sconfitta è anzi tutto di questa “cosa” che ci insegnava la inviolabilità loro. Non è anzitutto di questa “cosa” che ci insegnava l’inviolabilità loro?
Questa “cosa”, voglio subito dirlo, non è altro che la cultura: lei che è stata pensiero greco, ellenismo, romanesimo, cristianesimo latino, cristianesimo medioevale, umanesimo, riforma, illuminismo, liberalismo, ecc., e che oggi fa massa intorno ai nomi di Thomas Mannn e Benedetto Croce, Benda, Huitzinga, Dewey, Maritain, Bernanos e Una muro, Lin Yutang e Santavana, Valere, Gilde e Berdiaey.
Non vi è delitto commesso dal fascismo che questa cultura non avesse insegnato ad esecrare già da tempo. E se il fascismo ha avuto modo di commettere tutti i delitti che questa cultura aveva insegnato ad esecrare già da tempo, non dobbiamo chiedere proprio a questa cultura come e perché il fascismo ha potuto commetterli?
Dubito che un paladino di questa cultura, alla quale anche noi apparteniamo, possa darci una risposta diversa da quella che possiamo darci noi stessi; e non riconoscere con noi che l’insegnamento di questa cultura non ha avuto che scarsa, forse nessuna, influenza civile sugli uomini.
Pure, ripetiamo, c’è Platone in questa cultura. E c’è Cristo. Dico: c’è Cristo. Non ha avuto che scarsa influenza Gesù Cristo? Tutt’altro. Egli molta ne ha avuta. Ma è stata influenza, la sua, e di tutta la cultura fino ad oggi, che ha generato mutamenti quasi solo nell’intelletto degli uomini, che generato e rigenerato dunque se stessa, e mai, o quasi mai, rigenerato, dentro alle possibilità di fare, anche l’uomo. Pensiero greco, pensiero latino, pensiero cristiano di ogni tempo, sembra non abbiano dato agli uomini che il modo di travestire o giustificare, o addirittura di render tecnica la barbarie dei fatti loro. È qualità naturale della natura di non poter influire sui fatti degli uomini?
Io lo nego. Se quasi mai (salvo in periodi isolati e oggi nell’ U.R.S.S.) la cultura ha potuto influire sui fatti degli uomini dipende solo dal modo in cui la cultura si è manifestata. Essa ha predicato, ha insegnato, ha elaborato principi e valori, ha scoperto continenti e costruito macchine, ma non si è identificata con la società, non ha governato con la società, non ha condotto eserciti per la società. Da che cosa la cultura trae motivo per elaborare i suoi principi e i suoi valori? Dallo spettacolo di ciò che l’uomo soffre nella società. L’uomo ha sofferto nella società, l’uomo soffre. E che cosa fa la cultura per l’uomo che soffre? Cerca di consolarlo.
Per questo suo modo di consolatrice in cui si è manifestata sino ad oggi, la cultura non ha potuto impedire gli orrori del fascismo. Nessuna forza sociale era “sua” in Italia o in Germania per impedire l’avvento al potere del fascismo, né erano “suoi”i cannoni, gli aeroplani, i carri armati che avrebbero potuto impedire l’avventura d’Etiopia, l’intervento fascista in Spagna, l’ “Anschluss” o il patto di Monaco. Ma di chi se non di lei stessa è la colpa che le forze sociali non siano forze della cultura e i cannoni, gli aeroplani, i carri armati non siano “suoi”?
La società non è cultura perché la cultura non è società. E la cultura non è società perché ha in sé l’eterna rinuncia del “dare a Cesare” e perché i suoi principi sono soltanto consolatori, perché non sono tempestivamente rinnovatori ed efficacemente attuali, viventi con la società stessa come la società stessa vive. Potremo mai avere una cultura che sappia proteggere l’uomo dalle sofferenze invece di limitarsi a consolarlo? Una cultura che le impedisca, che le scongiuri, che aiuti a eliminare lo sfruttamento e la schiavitù, e a vincere il bisogno, questa è la cultura in cui occorre che si trasformi tutta la vecchia cultura.
La cultura italiana è stata particolarmente provata nelle sue illusioni. Non vi è forse nessuno in Italia che ignori che cosa significhi la mortificazione dell’impotenza o un astratto furore. Continueremo, ciò malgrado, a seguire la strada che ancora ci indicano i Thomas Mann e i Benedetto Croce? Io mi rivolgo a tutti gli intellettuali italiani che hanno conosciuto il fascismo. Non ai marxisti soltanto, ma anche agli idealisti, anche ai cattolici, anche ai mistici. Vi sono ragioni dell’idealismo o del cattolicismo che si oppongono alla trasformazione della cultura in una cultura capace di lottare contro la fame e le sofferenze?
Occuparsi del pane e del lavoro è ancora occuparsi dell’”anima”. Mentre non voler occuparsi che dell’”anima” lasciando a “Cesare”di occuparsi come gli fa comodo del pane e del lavoro, è limitarsi ad avere una funzione intellettuale, e dar modo a “Cesare” (o a Donegani, a Pirelli, a Valletta) di avere una funzione di dominio “sull’anima” dell’uomo. Può il tentativo di far sorgere una nuova cultura che sia di difesa e non più di consolazione dell’uomo, interessare gli idealisti e i cattolici, meno di quanto interessi noi?

ELIO VITTORINI

martedì, luglio 17

La cultura salva l'uomo?


Scrive George Steiner in Language and Silente: “Adesso sappiamo che un uomo può leggere Goethe o Rilke la sera, può suonare Bach e Schubert, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz…”.

Ma c’è una spiegazione a tutto questo. La cultura è un termine che abbraccia un’ampia gamma di espressioni rappresentative delle eredità dell’uomo. Steiner getta il dubbio atroce che la cultura non sia la medicina per guarire dal male ma anzi può convivere con esso. Nello stesso tempo fa bene attenzione a scegliere i nomi degli artisti, le cui opere venivano consumate dai volenterosi carnefici di Hitler. Stiamo parlando di estetica: Goethe, Rilke e la musica classica che può esprimere tutti i significati romantici che vogliamo. L’estetica è solo il vestito esteriore dell’arte della verità. Questi pseudoamanti dell’arte sfioravano appena il significato profondo delle cose, si fermavano all’esteriorità. Perché Steiner non nomina Kafka e Schoenberg? Che cultura è una cultura monca? Loro non potevano essere conosciuti, e anche se lo fossero stati non potevano essere compresi. La loro arte era arte nuda, offerta alle anime sensibili che se la cercavano da sé. Questa è la cultura che salva il mondo. Adesso sappiamo che un uomo non può leggere Kafka la sera, ascoltare Schoenberg, e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad Auschwitz come se niente fosse….

venerdì, luglio 13

Asia e le trasgressioni pericolose


Asia Argento continua a far parlare di sé per la sua trasgressività. Ha dichiarato che si cerca i partners sessuali su internet chattando, usando direttamente il suo nome, senza nascondersi dietro un avatar. Solo che il 90% di quelli che si presentano fa cilecca perché, a suo dire, si inibisce dinanzi alla forte personalità dell’attrice. A parte che io non credo a ‘sta cavolata, perché una confessione simile sarebbe stata scoperta da un bel po', con i milioni di italiani che navigano… e lei usa il suo nome… Ma ammettiamo che sia vero, fanno cilecca? Perché forse si aspettavano un ficone strabiliante e invece si ritrovano una mezza cessa? No, no, un minimo deve pur tirare, sarà lei che non è brava a tirar su… di morale?

La figliola di Dario ha cercato di distinguersi dal gruppone da cui ha origine facendo l’alternativa. Ma tutto quello che le esce è solo una variazione sul tema: ricca borghese viziata annoiata. Pariolina dalla nascita, continua la sua vita ovattata alla ricerca dell’apparire e dell’estrosità artistica. Pugilessa, dark, metallara, ninfomane extreme, trasgressiva lesbica e zoofila perversa. In uno degli ultimi film, per far meglio la parte ha spalmato la lingua tra le mascelle di un bavoso rottweiler, e pare che la cosa non era neanche stata richiesta dal regista. Ok, vuoi fare l’alternativa? Vuoi veramente distinguerti da quelli della tua specie? Da quei figli di papà che non hanno mai avuto problemi economici per sbarcare il lunario? Di quelli che si pongono il problemi esistenziale principe da pensarci per tutta la settimana fino a tarda età: quale locale il sabato sera? Quale auto sfoggiare? Lo spider di babbo o nonno o il megasuv di mammà o nonna? Dipende se devi caricarti una facile preda mignottona e demente in un locale trendy attratta dal luccichio del monolocale che tieni al polso o se devi caricarti gli amichetti per portarli a far baldoria nel villone di famiglia a mare.

Va bene, Asia ora sei abbastanza grande per capire la differenza tra essere e non essere, e pure mamma. Bastasse questo per essere maturi… Ma ché, ripeto, vuoi essere veramente trasgressiva? Vuoi veramente far parlare di te per un gesto eclatante? tu che puoi, tu che ti sposti con facilità tra New York e Roma, tra Parigi e Milano, tu che affidi il tuo bebé 11 mesi all’anno alla tata, tu puoi…

Vai in Africa, nelle zone a grave emergenza idrica e pompa l’acqua dai pozzi e portali col carretto sino ai villaggi, chiama pure tuo babbo per filmare un vero film dell'orrore, invita stampa fotografi e spiega i tuoi dubbi su questo mondo di m. che non muove un dito, vera trasgressività estrema e anche perversa, il massimo assoluto… E se vuoi veramente strafare, invece di incastrare la lingua tra i canini satolli di un cagnaccio vaccinato e sterilizzato, vai a baciare un bambino malato di aids. Fai vedere i cojoni che dici di avere, così quell’aria da strafottente dura che sembra di mandare il mondo a fan culo, avrà un senso. Facci vedere, facci sognare; altrimenti facci il piacere di toglierti dalle balle.

mercoledì, luglio 11

Il male


Variolet era stato un carnefice. Più di cinquanta bambini erano finiti tra i suoi artigli, percossi, violentati, tagliati, strangolati, fatti a pezzi, mangiati, sciolti nell’acido, frantumati, sminuzzati e sparsi nei campi, nei fiumi, nel suo giardino di rose soavi… La morte nera.
Ora, legato e imbavagliato nella stessa casa dell’orrore, attendeva suo malgrado la decisione che avrebbero preso Pierre e Jacque, i genitori di due delle piccole vittime. Erano arrivati a lui grazie alle indicazioni della figlia di Pierre, salvatasi per pura casualità.
Jacque era davanti l’assassino della figlia, l’aveva desiderato, mai sperato di trovarselo a proprio arbitrio; un fremito come corrente sulla pelle, rabbia e dolore misti ad un insano piacere, poter ora abusare lui del mostro tanto cercato. Nervoso, con le mani aperte e le dita tese come quelle di un rapace, pronte ad afferrare la preda, era combattuto tra l’agire d’istinto come un lupo affamato o meditare una decisione con Pierre.
Ma Pierre poteva attendere, lui no. Non riuscì a trattenersi, gli prese la testa tra le mani e gliela scosse violentemente, le unghia si conficcarono nelle guance. Sbavava rabbia, incomprensibile. Pierre lo fermò: “Dobbiamo decidere…”.
“Cosa c’è da decidere? Deve morire, deve morire!”.
“Anche per me è così però se lo facciamo noi, non daremo soddisfazione
ai genitori che attendono giustizia”.
“La giustizia? Eccola, la giustizia…”, sferrò un pugno in pieno volto alla ‘vittima’.
“Jacque, se lo uccidiamo andremo in galera!”
“Sai quanto me ne importa della galera…?”
“Ma io ho una figlia…”
“Io non più, la mia unica figlioletta, il mio amore… Maledetto, maledetto…”, e giù altri colpi con Variolet che gemeva dietro il bavaglio. Pierre lo bloccò.
“Lasciami, lasciami… a te che importa? questo mostro non ti ha ucciso nessuno, di quale giustizia parli, ipocrita!”
“Ma, Jacque,
non so…”
“Cosa fa questo? Ride?”, a Jacque, nel delirio sembrò di scorgere in Variolet una sorta di ghigno. “Stronzo, ti facciamo ridere? E ridi….”, ancora pugni e calci.
“Che dici? Fermati, non vedi che sono spasmi di dolore?”
“Non ce la faccio, lo voglio morto”
“E dopo che lo hai ucciso che hai risolto?”
“Niente, non ho risolto un cazzo di niente. No! non basta la
morte. Bestia… devi soffrire… come hai fatto soffrire mia figlia… Non ce la faccio…”, scoppiò a piangere. Pierre gli mise una mano sulla spalla. “Non ce la faccio… non posso lasciarlo così. Non posso… devo fare qualcosa, ora ce l’ho… ora è qui, è mio…”.
“Chiamiamo le forze dell’ordine, è la decisione più saggia”.
Ma Jacque non era in vena di trattare; i buoni e miti consigli di Pierre lo innervosivano maggiormente, la verità nel fondo era sempre la stessa: sua figlia non c’era più.
Di scatto afferrò un braccio di Variolet, i denti si serrarono sulle carni e strappò via. Pierre inorridì ma non intervenne, Variolet si scuoteva nella sedia. Dalla bocca di Jacque colava sangue con brandelli di carne appesi, come le fauci di una fiera al banchetto, il sapore del sangue lo stava inebriando: “Che c’è’, ti fa male? Ora ti calmo io”, si rivolse a Pierre, “dammi l’accendino”. Pierre non si mosse, “dammi l’accendino!”, gridò. Glielo diede. “Ecco, ora ti cicatrizzo la ferita. Sei contento? bastardo…”. Al passaggio della fiamma, il corpo di Variolet tremò, l’odore di carne bruciata si diffuse nella stanza. Pierre, paralizzato da quella scena,
si limitò a guardare, pensò che forse non era la propria vendetta e che non aveva diritto di fermare l'ira di Jacque, la sua pazzia. Non comprendeva quella rabbia perché non gli era stata provocata; come poteva giudicare e agire? come poteva dire a Jacque quello che era giusto e quello che non era da fare?

lunedì, luglio 9

Potere e perversione


In questo blog avevo scritto un racconto dal titolo ‘Il bene’. Sarebbe dovuto seguirne un altro dal titolo ‘Il male’. Ne avevo già pronto uno il cui titolo era ‘La morte’ (quanto sono lugubre oggi), in cui un uomo ha commesso il più abietto dei delitti. La conseguente ritorsione da parte dei familiari delle vittime è altrettanto cruenta e si perde il confine tra il carnefice e la vittima, perché il male non conosce distinzioni, neanche la vendetta ne ha deroga, anche il ‘giusto’ punitore ha il suo piacere perverso nel provocare dolore al ‘mostro’. Questo racconto, dovendo rappresentare il male, non aveva limitazioni di sorta. Rileggendolo mi sono reso conto che è troppo esplicito, una sensazione di repulsione e sofferenza e forse spiacevole nella sua crudezza. È eccessivo per pubblicarlo, quindi l’ho riscritto per limarlo e nonostante tutto, non sono riuscito ancora a concluderlo, perché è tale il male che devo descrivere che non capisco quale sia il limite a cui può arrivare una persona ‘normale’ se provocata negli affetti più cari; potrei essere accusato di perversione o sadismo…
Così mi sono ricordato la figura di De Sade, il caro vecchio marchese. Per chi non abbia bazzicato i suoi scritti, certamente De Sade ne ha scritte di ogni colore ed ha vagliato tutti i gradi della perversione. Eppure di tutti gli eccessi che scrisse e descrisse, più della normale vita di un libertino dell’epoca, non fece, lavorò di fantasia. Però si è beccato tutte le maledizioni dei posteri. L’unica cosa veramente peccaminosa all’epoca della condanna, era che si manteneva la cameriera, con la moglie consenziente, un po’ pochino per chi ha dato il nome ad una delle più compromettenti parole contemporanee. Ma si può essere accusati di sadismo solo perché si pensano e scrivono certe cose, senza praticarle? De Sade subì l’onta della vergogna, fu condannato a marcire in galera, oltre ad essere riconosciuto insano di mente; concluse i suoi giorni in una prigione psichiatrica.
Purtroppo il povero De Sade non fu considerato pazzo solo perché aveva scritto le ‘cose sporche’, era un’epoca di libertini ed i costumi licenziosi dei signorotti erano una consuetudine; che aveva fatto in più per meritarsi una simile condanna? aveva sparlato di tutte le teste coronate d’Europa, dai reali d’Inghilterra, alla Francia, a quelli sparsi in Italia, anche il re di Napoli e gentile consorte, ne aveva dette di cotte e di crude, viziosi, sanguinari, amorali, prostitute reali, al papa aveva riservato un trattamento ‘speciale’. Si difese col negare di essere l’autore di quei testi, e la cose forse gli evitò la forca.
Il principio di base di De Sade era questo: più un uomo è ricco e potente, più è malsano ed ignobile, gli uomini più malvagi sono quelli di più alto rango sociale, la loro ambizione li ha portati alla vetta del comando. Secondo De Sade infatti la voglia di Potere corrisponde alla volontà di dominio sul prossimo (la base di ogni forma di Male ndr) e molti per ottenerlo sono capaci di fare le cose più spregevoli. I re, i possidenti titolati, gli alti prelati, sono tra gli esseri più abietti della società, corrotti e miscredenti in assoluto. Invece il popolo povero e umile crede veramente nella Sacre Scritture, nel bene verso il prossimo, subendo di conseguenza le angherie, gli sfruttamenti, gli omicidi dei potenti, che se la ridono e godono alle loro spalle, i derelitti non se ne rendono conto e sono convinti che i Signori siano sempre più magnanimi, morali e pii dei poveracci. L’insegnamento che si impartisce alla misera Justine è: nella società degli uomini chi è dedito al delitto viene premiato, chi fa del bene soccombe. Non era un consiglio ma un voler far aprire gli occhi ai lettori.

Ogni riferimento alle attuali dirigenze politiche italiane è puramente NON casuale.
Del resto, che la regola di De Sade sia attuale basta vedere chi è a capo delle due nazioni più potenti della Terra: un irresponsabile demente e un assassino.
Naturalmente mi riferisco allo Stato di Kiedhfh e di Ststyc…

(se non bastasse… mi dissocio da quello che è scritto, e chi lo ha scritto??)

Come eravamo, senza togliere una virgola QUARTA PARTE

Viola hai scritto una cosa sacrosantissimaaaaa, non devi scusarti per niente.
Sono io che ho deciso di ...ma che ...non ho scritto l'indirizzo? http://egida-fabio1.blogspot.com/

Un'intervista equilibrata, Selvy non poteva fare voli pindarici (e forse neanche ne è più capace). La linea editoriale la detta il direttore. Se tanto le dà tanto, Sivana Giacobini è un'equilibrista del buonismo, vagola nella terra di mezzo, sorrisi e carezze per tutti. La originalità nelle risposte poteva permettersela l'intervistata, ma è una tranquilla ragazza della Roma bene, aspira solo a diventare una grande attrice, cioè nulla di più banale, ed elencava i 'segni' premonitori del suo destino (a 27 anni!). Quindi anch'ella mite e complimenti e bacetti per tutti. Invece mi sarebbe piaciuto se avesse detto: il film notteprimadegliesami è una ciofeca incredibile. Io fui scelta perché dimostravo l'età della protagonista, poi incarnavo il personaggio, romana, di buona famiglia. Non avevo bisogno neanche di recitare, bastava fare me stessa. Il film è privo di valore artistico, puro ed esclusivo prodotto commerciale, per spillare soldi ai ragazzini attraverso il gioco dell'immedesimazione. E così anche questa generazione di liceali è stata spennata per bene. Ho sentito il produttore che diceva al regista: "abbiamo scoperto i polletti dalle uova d'oro". L'anno prossimo, per spennare le nuove leve, faranno un nuovo film: Notteprimadegliesami tre (ormai è un marchio), la vendetta. Si sono assicurati una sorta di vitalizio. Con la Chiatti ci accomuna il successo in questi film succhiapaghetta.
Quando Brizzi mi ha telefonata, è vero, ho starnazzato come un'ochetta selvatica, ma ero alla prima esperienza ed anche un film cessoso come questo mi stava bene, peccato che ora non lo possa cancellare dal curriculum. Del resto anche tu, Selvy, se ti avessero offerto questo film... anche ora non lo rifiuteresti... hai la Fattoria nel tuo curriculum...
chiusa intervista

Violaaa, avrei preferito che mi avessi detto che non eri entrata perché impegnata in un doppio-triplo giro per il mondo, meridiani e paralleli...
Prova ed entrare con 'altro', scrivendo solo il nome facoltativo, altrimenti usa 'anonimo'. Mi sembra che era capitato anche a me, mi ero registrato, senza ancora avere creato un blog, non mi faceva commentare con la password. Parti dalla creazione di un blog fittizio, la registrazione dovrebbe essere inclusa.
Ti aspettoooooooooo

O almeno puoi mettere la foto di Laura Morante? sarà anche stagionatella ma la preferisco a quella di questa finta lolita di 27 anni e oltre (dall'epoca in cui la postasti)

Come eravamo, senza togliere una virgola TERZA PARTE


Berlusc arriva alle porte del Paradiso, con il suo Gelsomino. C’è San Pietro all’ingresso.
“Ehi, barbun d’un portiere!”
“Cosa vuoi, anima?”
“In primis, anima…le ci sarai tu, io sono “Il Cavaliere”, secondo, fatti da parte e fammi parlare con uno di pari dignità, barbun d’un barbun, pezzente di un usciere, il tuo padrone non ti sa trovare di meglio che vestirti con questo straccio? Noi ‘giovini’ di F.I. siamo sempre vestiti da matrimonio, anche quando stiamo in ‘libera uscita’, anche la mattina quando ci svegliamo e andiamo al cesso”.
“Qui non ci sono esseri di pari dignità tua, dovrai andare ALTROVE”
“Lo immaginavo, figuriamoci, le solite toghe rosse anche qui; meglio così, non mi mischio con i sudici come voi, tutti capelloni e froci e poi scommetto che non ci sono neanche le belle fighe. Comunque non sapete cosa vi perdette, sono un bravo chansonnier e conosco anche le barzellette sporche. Peggio per voi. Andiamo, Gelsy.”
“Un momento! Il tuo accompagnatore deve rimanere qui. Dopo anni ed anni di servizio per pararti il posteriore, quest’uomo si è guadagnato il Paradiso”.
“Ma non è possibile, la mia guardia del corpo per contratto mi deve seguire ovunque. Andiamo, Gelsy… “. Gelsy lo segue.
San Pietro è stupìto e grida: “Oh! Ma allora sei veramente scemo! Lo sapevo che eri uno zuccotto vuoto ma fino a questo punto… Tu devi rimanere qui, è un ordine!”
Gelsomino, con la sua solita espressione da quaglia triste, capisce che non può opporsi al Signore e per la prima volta disobbedisce il suo padrone.
Berlusca è adirato: “Vai vai, ingrato! Dopo tutte le gnocche che ti ho passato, quelle che ho conquistato con il mio fascino, te le puoi sognare …! Vai vai…” Gelsy si allontana mestamente salutando con la manina. Berlusca si aggiusta le maniche della camicia e si assesta il doppiopetto: “E dove sarebbe questo ALTROVE?”. San Pietro gli indica sotto. Sporge la testa: “Altino eh?! C’è un elicottero? se avessi saputo, mi sarei portato il mio, un gioiellino che ho pagato una cavolata, eh eh l’ho scaricato tutto sulla spesa pubblica, a spese degli elettori, mica sono un pirla io, eh eh”. Alza lo sguardo girandosi intorno. “Mi consenta… vecchiaccio della malora, a chi posso rivolgermi per rilevare tutto questo ambaradam?”
A questo punto San Pietro, con la pazienza esaurita gli ruggisce in faccia: “Senti! Piccolo…piccolo… (un tuono potente blocca la sua parola)… essere stolto, la vita lì sotto non ti ha insegnato niente? Niente di niente? Ora vali una mezza sega, anche prima valevi una mezza sega ma sulla Terra le Merde galleggianoooooo. Hai capitooooooo?”
L’urlo smuove l’aria ed una folata gli fa rizzare i capelletti posticci.
Berlusconi resta qualche attimo in silenzio, pensieroso… “Certo che hai dei seri problemi, vecchio capellone, un’arteriosclerosi galoppante e un’alitosi da pescatore naufrago”.
“Bastaaaaaaaa, groooarrrr”- una gran pedata ai ‘posteri’ e giù giù all’Inferno per sempre …
San Pietro si rivolge al Signore: “Scusami Dio, per il modo poco ortodosso, ma era veramente insopportabile…”.
Da giù, la vocina di Berlusca in caduta libera….”Non ti scuso un ca……..aaaaaaaaahhh”.

Seconda Parte: Berlusconi all'Inferno
La discesa agli Inferi di B.
B. cade vertiginosamente, passando in un lampo tutti i gironi e concludendo la sua corsa proprio sulla testa di Lucifero in persona. “Cribbio! Un poco più a sinistra e mi impalavo su quelle cornaccia”. “Chi è che osa disturbare il mio riposo?” “Sono io, cornutaccio maledetto, per un filo non perdevo la mia proverbiale mascolinità, porcodiavolaccio”. “Tu devi essere quel tale che si credeva invincibile!” “Si credeva!? Sono invincibile!” “Per te ho riservato un posto di riguardo…”
“E ti credo… da quando non avevate una personcina come me? Di’ la verità, rosso malpelo, vi faccio salire lo share vero? Voglio la percentuale sugli ingressi, almeno il 40 per cento”.
“Ma di che stai parlando, piccolo strano essere!?” “Ah già, è vero, travel cheques non ne avete! Vorrà dire che mi pagherete in natura”. Lucifero, di gran lunga annoiato di restare impiastricato al centro dell’Universo, divertito da questo fuori programma, sta al gioco: “E dimmi, di quale natura parli?”
“No, dico, ma mi hai visto bene… il fascino del latin lover italiano, guarda che occhi ‘prismatici’. Per dire… io di là… anche cinque alla volta…”. “Ah, però… Non sembrava… proprio fuori come una campana”. “Di cosa posso parlare, io… di cosa? Di gnoccheee, e di che parlo? Di filosofia? di storia di scienza? ah ah ah, solo due cose conosco: soldi e gnocche”. “Vedremo, nanetto, vedremo…”.”A parte che non sono nano, questa è una diceria che hanno messo in giro i miei nemici comunisti, però mi sei simpatico, sei rosso nero come il mio Milan… e che faresti qui?” “Ma come? Non lo hai capito? Io sono Lucifero, il re degli Inferi” “Ah, quella cosa dei diavoli…” “IO SONO LUCIIIIFEROOO”. “Ehi, calma Lucifero, non ti scaldare, del resto sei pari grado mio, anche io sono re, modestamente”. “Tu sei re?” “E no? Mezza Italia è sotto il mio regno, volevo prendere anche Telecom ma quei rossi malefici… ueeeè, ti raccomando, tutti all’Inferno…”. “Lo sai che ancora non ho capito se ci fai o ci sei?” “Ah ah, che cos’è una battuta? Luci, eh eh divertente, non l’ho capita, sei scarso a barzellette…” “Ho un posto riservato per te…” “E ti credo, io solo posti riservati, bravo bravo Luci, vedo che sai con chi hai a che fare”. Lucifero, che pur ha una santa pazienza, ma che è comunque un gran signore, non ce la fa più. “Ora basta, qui c’è la dannazione eterna, devi essere serio”. “Io sono serio, anzi parliamo di affari. Lì sopra, dove c’era quel vecchio che teneva le chiavi in mano, volevo proporre un affare vantaggioso, quotare in borsa nel mio gruppo finanziario il the Paradise, ma non mi hanno capito. Facciamo una cosa… Io rilevo qua sotto e tu te ne vai in pensione, ti sarai scocciato di stare col culo incastrato al centro della terra…” “Ma cosa dici, omuncolo?! Prima di tutto, non sono io che decide ma sempre Lui”, alza la testa. Ber. alza la testa: “Lui? Ma lui chi? Il vecchiaccio? Il portiere?” “Ma cosa dici? Lui, il Signore del Cielo e della Terra”. “Aah, mi credevo chi era… e vabbe’ ha un grado più di me, io sono Presidente, Cavaliere, Commendatore, Gran Croce ecc ecc,. Allora devo trattare con Lui?” “Tu non sei degno di stare al cospetto di Dio”. In quell’attimo si squarciamo le ombre, una luce violentissima trapassa tutti gli Inferi ed una voce tonante si ode: “Luciferooo!” “Oh, mio Dio…” esclama Lucifero. Berl.: “Che è, c’è pericolo?” “Luciferooo!”, Lucifero si prostra…”Dimmi Padre”. Berlus: “È tuo padre? Mi avevi fatto mettere una paura…”. “Questo piccolo omuncolo ha ragione! Forse è tempo che ti cambi di posto, riposati, ho trovato un degno erede”. “Oh Dio, si fa per dire, Padre, non è che ti voglia contraddire, anzi…mi farebbe anche comodo…ho il culo che mi brucia da milioni di anni, avrò anche delle emorroidi da record… ma questo coso… questo cosarello ti ha offeso”. “Io so tutto, ho seguito la sua vita, allora che sono a fare Dio?! Ha fatto il giusto che c’era da fare per meritarsi l’Inferno, il fatto è che tutti si pentono quando scendono qui e rimpiangono la loro vita meschina. Invece questo, niente è proprio de coccio, ma coccio coccio. Non riesco a pensargli una degna punizione. La migliore di tutte è quella di dargli il tuo posto, non vedo altra soluzione”. “Eh, eh ah ah …vedilo…con la coda tra le gambe ah ah ah, dilettante ah ah Io sono un re della finanza e degli intrallazzi ah ah… dai non ti preoccupare, Luci, ti lascio qualche mansione ah ah, ti apprevitizzo va bene? ah ah ah, più brutto non ci riesco, scusa…” Lucifero è rosso viola dalla rabbia: “Padre, fallo smettere altrimenti lo polverizzo…” “Cosa vuoi polverizzare? Quello è proprio così di natura, lascia stare. Dai vieni con me, ti redimo e ti faccio risalire come angelo, te lo meriti dopo la santa pazienza che ti ha contraddistinto. Pensa che neanche San Pietro ha resistito… e ho detto tutto”. Poi rivolto a Berlusca, che già con il dito indicava i gironi farneticando… Milan uno, Milan due, Mediaset tour, Medusa emotion… “Allora (un po’ preoccupato) tu stai qua, e ti raccomando non rivoluzionare troppo”. “Chi, io? Le rivoluzioni le fanno solo ‘i’ sporchi rossi comunisti. Al massimo modernizzo, però non facciamo scherzi; lasciatemi lavorare, non è che spunta anche qui il conflitto di interessi?” “Allora io vado”. “Sì, vai. Ah scusa, padre di Luci, un piacere…” “Dimmi, piccolo essere che ancora non ha capito chi sono…” “Ecco, vedi. Voglio prevenirmi…Siccome io ci tengo al culetto e non sono scemo come quello (indica Lucifero), ho bisogno di qualcosa di morbido sotto, possibilmente che me lo massaggi, con l’unico muscolo che può muovere con la faccia”. “Ti leggo nel pensiero… chiamatemi quel tale che si crede di essere un giornalista!”. “Caspita, padre di Luci, la lettura del pensiero ancora mi manca…”. Poi il Signore, rivolto ancora al Berlusca: “Allora ‘addio’ per sempre, essere strano”.
“Non esagerare, mi bastano cinque anni, promesso; poi puoi venirmi a trovare, per sempre…”

FINEEE
Scritto da: fabio1 23.04.07
19.34


Una ragazza di 23 anni è incinta! che notizia è???
Il giornalismo, quello con la G maiuscola è una cosa seria, altro che Signorini…
Le pazzesche notizie di signorini che sturbano le giornate delle massaie o delle signore in attesa dal parrucchiere, del tipo: la percentuale di spermatozoi attivi nei los cuelliones de Albano o la charmant Bellucci anche lei fa le puzzette… e chi se ne frega! Ma da dove è spuntato ‘sto Signorini, prima non c’era. Sono quei fenomeni che ti ritrovi nel mondo dello spettacolo senza averne una ragione, che subito si posizionano come se ci fossero sempre stati, con l’arroganza di chi sa di avere il cu.o protetto, che NESSUNO osa criticare perché sa bene CHI gli para le chiappe. Nessun mistero. Un po’ come quando capitò con Mengacci che, sconosciuto a tutti, incominciò a fregarsi le trasmissioni di più blasonati presentatori, e come mai? Come mai un c…o.

domenica, luglio 8

Come eravamo, senza togliere una virgola SECONDA PARTE

Mary: hai ragione.

auguri winx e c.

Ultimoooo!
Per congedarmi da questo blog, un po' di qualunquismo... un exursus dei difetti noti di alcune persone note, a caso.
Barbara Berlusconi ha il naso a patata, ereditato con il resto dal padre, se lo fa ritoccare con photoshop; la Prati che si vanta della sua eterna giovinezza dà l'idea di un transessuale mancato; la Gerini che continuano a dire che è una bella donna, è un mezzo cesso dal viso sgraziato, però sa recitare, il suo grande capolavoro che gli è valso una carriera fu dire a sedici anni: "ti amo" al già canuto Gianni Boncompagni dopo il loro primo amplesso, grandissima attrice; Parietti e Perego hanno 'avuto' le orecchie a sventola e continuano a coprirsele perché l'operazione non riuscì molto bene (il Pariettino figlio porta i capelli lunghi non per moda), però lo hanno ammesso, Selvaggia no, ha la stessa fissazione che tiene segreta, ma credo che aspetti il chirurgo buono, nel frattempo capelli incollati alle orecchie; la moglie giornalista di De Benedetti figlio è una mummia, anche se non se ne rende ancora conto; quasi tutti i presentatori della prima e seconda rete Rai sono gravemente deficitari mentalmente, si salva solo Magalli; per poter lavorare in Rai bisogna presentare il cervello in una scatola e firmare un documento che attesti di non usarlo per tutta la durata del contratto; in quanto a quelli che lavorano in mediaset è inutile parlarne, lì basta semplicemente non averlo proprio, il cervello; Corona è un bravo ragazzo, un po' sbruffone ma mai falso; le due sorelle Carlucci così patriottiche per via dei colori 'forzitalidioti', partorirono i figli negli USA per dar loro doppia cittadinanza, alla faccia dell'attaccamento alla bandiera, sono patetiche nel loro ricercato perfezionismo, anch'esse due mummie ridens; la Bianchini, insignificante presentatrice di Domenica In, è convinta di essere il futuro della televisione e...ha ragione; le presentatrici di Mediaset devono corrispondere ai gusti estetici di Piersilviuccio, in precedenza erano i gusti di Silviuccio, infatti ancora c'è una reminescenza di tettone; di tutti i bei 'maschiacci' usciti da 'sotto' Lele Mora, quasi nessuno ha evitato l'obliterazione; la De Filippi continua a dedicare il suo tempo libero all'equitazione, come faceva la Estrada...
Gente che campa buttando palate di merda sulla gente, elettori e telespettatori, gente che si è creata dei privilegi senza produrre utili alla società, avrò il diritto di essere un po' incassato!

Non me lo aspettavo! Che faccio? Io scrivo per divertimento, naturalmente. Stavo già eliminando tra i preferiti il blog di Selvaggia, come del resto ha fatto lei. Però... caspita, io sono un maschietto sensibile, come faccio a resistere a queste parole carine...? (come scrivete bene)
Allora ora scrivo una cosa seriosa... (spirito di contraddizione).

I due presentatori antesignani di due diversi modi di interpretare la conduzione di un programma furono Mike Bongiorno e Mario Riva. Il primo, descritto ampiamente nella Fenomenologia a lui dedicata da Umberto Eco, è ahimé molto attuale, non tanto perché sia ancora in attività, ma per la nullità che pervade i presentatori di oggi. Il secondo era un grande, straordinario animale da palcoscenico, insuperato, che come tutti sanno morì per un banale incidente cadendo dal palcoscenico. Su questa scia Corrado, Tortora, Chiari, Lelio Luttazzi (pensate all'avverso destino degli ultimi tre, uomini che si misero in gioco subendo sulla propria pelle, ingiustamente) restano nella storia della televisione senza eredi.
Se questo significa essere obsoleti... allora i vari Giletti, Conti, Timperi, Scotti ... (la lista è lunga) sarebbero i giovani? sono preistorici, altroché, privi di personalità, senza la capacità di esprimere un giudizio, se non per ringraziarsi il padrone, smaccatamente untuosi e servili. Ma anche privi totalmente di carisma e carica ironica. Conti si ride addosso da solo, Giletti sornione con gli occhi da cinese tutto dedito alla catechesi per conservarsi il posto Vaticano, Scotti un automa, non gli esce una battuta, tra l'altro scadente, che non sia preparata. La televisione è lo specchio della società, questa è la società attuale, senza cultura. Gli anni 60 e 70 hanno prodotto cultura; dagli anni Ottanta c'è stata una caduta in vite e tutto ciò lo constatiamo anche dalla televisione. I motivi li conosciamo bene, molto bene. Qualcuno ha detto che Berlusconi è un'invenzione di Mike Bongiorno, forse proprio quest'ultimo, perché quando fu 'comprato' dalla Rai, con tanti bei soldoni da fare schifo (Bongiorno è persona molto attaccata al denaro) diede credibilità al rampante imprenditore; da allora una salita vertiginosa degli ingaggi televisivi (e della potenza dell'uomo Berlusconi) e quindi anche la perdita di moralità, dentro e fuori, avendo come esclusivo metro di qualità il denaro. La televisione è una cosa 'seria', atrocemente seria, nonostante facciamo finta di niente, ci condiziona la Nazione, lo sanno bene i politici;
purtroppo non basta tenerla spenta, la tiene 'attiva' chi ci governa
o ci vuole governare, se è scadente è perché si vuole che sia così,
pensare troppo fa male, fa nascere cattivi sospetti,
meglio la fenomenologia di Bongiorno... (Totò scrivano in Miseria e Nobiltà: "Lei è ignorante? ah, bene bene...", consigliava al cafone di fare sguazzare i figli, qualora ne avesse avuti, nell'ignoranza).

Il questionario che devono riempire le ragazza che vogliono entrare in F.I. è piuttosto singolare; oltre ai normali dati anagrafici c’è una parte riservata a quelle che vogliono far parte del ‘corpo speciale’ del Presidente, una domanda tipo: taglia giro-petto, con un asterisco che rimanda alla nota: ammesse di diritto dalla quarta in su; per quelle al di sotto, pre-selezione di verifica altre qualità. Ecco che stava facendo il Berluskopàz, stava verificando le altre qualità, Angela la rossa entrata di diritto per la quinta misura, infatti è seduta di fianco, mentre lui esamina le 'altre qualità' delle altre due.
Dieci anni fa, potevi dire, vedendo Berlus accarezzare le bambine di dieci anni, che lui poteva avere tutti i difetti di questo mondo ma almeno non era pedofilo… invece… aspettava solo che crescessero.
Devo ammettere di aver visto una mezz’ora del GF, con mio grande disappunto, obbligato dalle circostanze. Mi è bastato per capire, etologicamente, il comportamento di questi animali ‘semplici’. Guendalina è una brava ragazza, devastata dal chirurgo plastico e vabbe’, ah, Guenda Guenda il tuo problema non era estetico ma psicologico. Insopportabile per la totale mancanza di reazione a tutti gli abusi, guidati sicuramente dagli autori, di quel Bingo Bongo, il cui nome mi sfugge, l’orango, quello che si è ingoiato un megafono da piccolo. Alessandro è stato analizzato; nonostante le apparenze esterne lo facciano collocare nella specie umana, nello studio dei cromosomi si è constatato che l’80 per cento combacia con un invertebrato che infesta le acque di alcune isole del Pacifico, la Medusa Scopina, dal comportamento anomalo, essa si attiva solo nella stagione degli amori, per il resto dell’anno entra in uno stato di letargo, diminuendo le attività del sistema nervoso alle sole funzioni vegetative. E mi sa che ha ragione Mary: Francesco è il più normale, o il meno anormale di tutti. Anche se una grave pecca cade su di lui, innamorarsi con la musica di D’Alessio è imperdonabile.
Ho la vaga sensazione che mi sia sfuggito qualcosa!

Dichiarazione ufficiale di Bondi: “Come al solito Berlusconi è stato frainteso. Trattasi di comportamento affettuoso come quello di un nonnino con le sue nipotine”. In una foto si nota il nonnino apprensivo che dà la manina alle bambine, per timore che sul viale possano essere investite dalla terribile falciatrice a vapore da 2000 cavalli; nell’altra foto è il nonnino che postesi paternamente sulle ginocchia le care bimbette, si appresta a raccontar loro alcune favole istruttive che mettano in guardia le ingenue creature dai pericoli della vita: Biancaneve ed il settimo nano malefico, Cappuccetto Rosso ed il lupo mannaro (nano) marsicano, Cenerentola e la scarpetta di cristallo molato in lastra da 10, la piccola fiammiferai ed il cerino da 28.000 milioni di euro, la Sirenetta ed il polpo tentacolare e via di seguito; nel frattempo le tiene per i sederini per evitare che possano cadere dalla sua ‘possente’ altezza.
Scritto da: fabio1
19.04.07 16.45