mercoledì, giugno 27

lunedì, giugno 25

Lavorare stanca

sssssssh... non disturbiamoli,
stanno lavorando per noi

I dati sotto riportati possono essere reperiti nel sito ufficiale della Camera, con i dovuti aggiornamenti, non vi incacchiolate se confrontandoli troverete qualche arrotondamento all’insù, la consuetudine con la quali si ritoccano lo stipendio è pari a quella con la quale si ritoccano di botulino le varie Prestigiacomo e Carlucci, i soldi servono:

Deputati
Indennità mensile: 5.419,46 euro per 12 mensilità, al netto delle ritenute fiscali e previdenziali.
Diaria: 4.003,11 euro mensili.
Rimborso per spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori: 4.190 euro mensili.
Spese di trasporto e spese di viaggio:
pedaggio autostradale: gratuito
circolazione ferroviaria : gratuita
circolazione marittima : gratuita
circolazione aerea nazionale: gratuita
Rimborso spese per il trasferimento dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio: 3.323,70 euro fino a 100 km di distanza 3.995,10 euro sopra i 100 km .
Spostamenti all’estero per motivi di studio o connessi all’attività parlamentare : 3.100,00 euro annuali .
Spese telefoniche:
3.098,74 euro annuali .
Costo mensile di un deputato : circa €. 21.981,81 .
630 deputati per un costo mensile di €. 13.848.540,3.

Senatori
Indennità mensile di un senatore è pari a: 5.419,46 euro, al netto della ritenuta fiscale ecc.
Diaria: 4.003,11 euro mensili.
Rimborso inerente i supporti per lo svolgimento del mandato parlamentare:
4.678,36 euro dei quali : 35% (1.637,43 euro) al Senatore stesso, 65% (3.040,93 euro) al gruppo Parlamentare.
Spese di trasporto e spese di viaggio:
pedaggio autostradale : gratuito
circolazione ferroviaria : gratuita
circolazione marittima : gratuita
circolazione aerea nazionale : gratuita.
Rimborso spese per il trasferimento dal luogo di residenza all’aeroporto più vicino e tra l’aeroporto di Roma-Fiumicino e Montecitorio: 13.293,60 euro fino a 100 km di distanza 15.979,18 euro sopra i 100 km. Per i residenti a Roma il rimborso annuale equivale a 6.646,80 euro.
Spostamenti all’estero per viaggi internazionali o di aggiornamento : 3.100,00 euro annuali.
Spese telefoniche:
4.150 euro annuali.
Assistenza sanitaria integrativa:
per i Senatori iscritti al servizio di Assistenza Sanitaria Integrativa è previsto il rimborso delle spese sanitarie, così come ai rispettivi familiari.
333 senatori per un costo mensile di €. 7.511.780,70

Il Parlamento costa al mese : €. 21.360.321,00 - 963 persone causano una spesa annua di €. 256.323.852,00
Diritto alla pensione dopo 35 mesi in Parlamento. Si sta promuovendo un REFERENDUM per l’abolizione dei privilegi dei parlamentari, pare che la notizia stia passando inosservata perché quasi tutti i media, dipendono da una corrente politica ed è veramente commovente la fratellanza bipartisan di TUTTI i nostri CARI partiti, per oscurare il più possibile questa proposta referendaria.
È ben chiaro che quasi tutti gli onorevoli prendono molto di più dello stipendio ufficiale, poiché hanno più di una mansione, pagata profumatamente, al minimo fanno parte di una delle tante Commissioni o a rotazione occupano un posto nelle tavole di lavoro, o si danno il cambio nei posti a sedere a Strasburgo e Bruxelles; mentre per le segreterie, sottosegreterie e dipendenze ministeriali preferiscono lasciare il posto ai compagni di partito più ‘sfortunati’, quelli che non sono ‘passati’, così si fanno tutti contenti; i concorsi per merito non sono contemplati.

Come si evince dai dati c’è un cospicuo rimborso spesa trasferimento, trimestrale, che aumenta se l’aeroporto dista più di 100 chilometri dal luogo di residenza, 3323 e 3925; il colmo dei colmi è che anche chi risiede a Roma ha un rimborso trasferimento, 6646 euro annui, forse sono spese risuolatura d’oro scarpe o il calcolo lo si fa sul contapassi inserito nel tallone??? La cosa è alquanto contraddittoria perché il viaggio aereo è già gratuito ed anche lo spostamento con mezzi pubblici quali il taxi, però il rimborso trasferta lo prendono lo stesso, anche se alcuni arrivano dal bel paesello direttamente con l’auto blu gratuita ed altri si fanno una passeggiatina dall’albergo lussuoso al centro di Roma gratuito o dalla casa lussuosa al centro di Roma, pagata con anni e anni di ‘duro’ lavoro per ergonomizzare lo schienale dello scranno del Parlamento alla propria schiena. Insomma a questi gli paghiamo tutto, anche la carta igienica per pulirsi il culo.
Se poi qualcuno va a fare una vacanza all’estero, con famiglia al seguito, con la scusa di imparare la lingua, per esempio se ne va in USA per tre settimane, viene anche pagato perché ciò è contemplato nelle spese di aggiornamento; ma non ve lo potete studiare in Italia, come tutti i sacrosanti studenti, questo benedetto inglese, così ci fate risparmiare qualche eurino?!
Facciamo un esempio pratico di utilizzo privilegi: quando il figliolo di Mastella studiava a Roma, a differenza di tutti i genitori che si accollano le spese del mantenimento, soggiornava nell’appartamento del padre, dormiva nel suo lettone, una bella famigliola unita almeno, vitto e alloggio a spese degli elettori, e spostamenti idem. In più Masti prende/va il rimborso trasferta anche se ha/aveva domicilio a Roma pagato. E certo, quanti sacrifici si fanno per questi figli… Mastella ha puntato i piedi per farsi nominare Ministro di Giustizia, per amore del figlio ora avvocato a Roma con casa al quartiere Prati, Ceppaloni ormai gli va stretta. Però noi siamo a conoscenza di queste cose perché Masti fa tutto alla luce del sole, è un buon cattolico e dicendo la verità gli si rimettono i peccati, mentre altri ‘lavorano’ nel buio, il risultato non cambia.
Gli onorevoli non cambiano, sono gli unici ad avere un posto fisso vita natural durante, grazie alla ‘loro’ legge elettorale, dicono che si deve ‘aggiustare’ ma la aggiusteranno per continuare a conservarsi come una passata di pomodori. La politica è un fatto privato, altro che pubblico. Dagli anni Novanta nelle dirigenze politiche non c’è stato alcun cambio generazionale e neanche di risorse umane, la politica è l’unica lavoro che ‘tira’ benissimo, l’unico lavoro in cui uno decide quanto darsi o quanto e quando aumentarsi lo stipendio, il sogno di tutti i dipendenti statali, ed assicura una lunga vita. Noi nasciamo viviamo moriamo e loro stanno sempre lì, come delle antiche querce. Solo la morte ce ne libera, ma sembra che per loro faccia una eccezione.
Tutto quello che possiamo fare, noi elettori che non mangiamo nel carrozzone di questi pagliacci, è CONSERVARE LA MEMORIA, ci fregano per questo, dimentichiamo facilmente le loro porcate. Allora ricordiamo cosa successe nel 1993, un anno decisivo per le sorti dell’Italia, passato inosservato ai più, annus terribilis … l'anno del Britannia; i protagonisti del circo stanno ancora in piena attività, tranquilli e riposati a far finta di litigare tra loro, con il pappone ancora sotto le bocche fameliche…

giovedì, giugno 21

Pubblicità di una volta

Il Caballero misterioso cerca la sua Carmencita





... e a richiesta di Winx, il gigante buono


venerdì, giugno 15

Le parole illuminate della Chiesa


Il 13 giugno si è svolta a Roma una illuminante tavola rotonda su 'I fatti della secolarizzazione, le parole della politica". Ho udito in conferenza dalla viva voce dell'onorevole Maurizio Turco come è stata preparata la puntata di AnnoZero sulla pedofilia nella Chiesa. Per chi fosse interessato, il dibattito è stato filmato da RadioRadicale.
Poiché lui era stato contattato dalla redazione per partecipare o dare delle indicazioni sui servizi , gli hanno detto: tutta la trasmissione è stata preparata a tavolino tra la redazione e monsignor Fisichella. Lui diceva chi invitare, cosa dire, quali domande fare. Doveva venire l'avvocato americano che sta trattando le cause di pedofilia per conto delle famiglie colpite. Dapprima la redazione ha accampato la scusa che il biglietto aereo costava una cifra (i soldi del contribuente servono per fare notti sul ghiaccio, l'avvocato aveva fatto sapere che si sarebbe pagato il biglietto da solo. Ma alla redazione hanno risposto che la sua presenza non era più necessaria (ovvero non era ben vista da Fisichella). Inoltre i casi trattati dovevano essere tutti personali, da far rientrare nella casistica mondiale sulla pedofilia e non un problema interno alla Chiesa. Insomma, una stramaledetta bufalata vomitevole.

Un'altra cosa che ho appurato è stato capire per quale vero motivo il Papa tutto ad un tratto ha deciso di eliminare il Limbo, il luogo dei bimbi morti senza battesimo. Nulla nella Chiesa viene deciso per caso, tutto ha un fine politico.

Il Papa circa un mesetto fa disse che Dio nell'estrema sua benevolenza non poteva certo ammettere che i bambini morti senza battesimo non potessero godere della visione divina, per cui quasi certamente il Limbo non esisteva o era 'vuoto'. Cioè, dopo duemila anni, che Dante ci ha scritto anche un canto, veniamo a scoprire che le povere mamme piangevano la sorte dei loro figli nel triste Limbo, per nienteeee. Ma il Signore non poteva essere più preciso?? E capirai... Perché il Papa se ne è uscito solo ora con questa super trovata? Così, tanto per pensare? Noooo....
Ricordare che mai un uomo di Chiesa, tanto più alto sia il suo grado nella gerarchia ecclesiastica ,parla senza un fine, che a noi umani sfugge per troppa bontà!

Da una nota scritta della brava ricercatrice che ha curato l'introduzione della conferenza: ""...è stato pubblicato il pronunciamento della commissione teologica...di studiare la questione dei bambini deceduti senza battesimo. Si afferma che molti fattori considerati forniscono "serie basi teologiche e liturgiche alla speranza che i bambini morti senza battesimo siano salvi e godano della visione beatifica". La decisione fornisce un'ulteriore base teologica alle posizioni antiabortive della Chiesa Cattolica. Nelle sue motivazioni, infatti, si richiama esplicitamente il caso delle "vittime non nate dell'aborto", che, insieme al numero dei bambini nati da genitori non cattolici, contribuirebbero ad una crescita costante nel tempo del numero dei bimbi morti senza battesimo. Sarebbe proprio l'andamento crescente del fenomeno a farne un problema pastorale da risolversi urgentemente.""
Dal risultato della Commissione non si parla dei bambini mai nati, per qualsiasi causa ovvero 'aborto spontaneo'; altrimenti un problema simile si sarebbe posto già molti secoli fa. La Chiesa non parla AFFATTO dei bimbi mai nati ma di quelli morti senza battesimo, ovvero da coloro di altre religioni o da coloro che hanno abortito volontariamente. Solo ora la Chiesa ha sentito la necessità di eliminare il Limbo, come spiega la nota, perché ora si sente stretta nella propria egemonia. Alla Chiesa interessa il numero di vivi cattolici, non di morti cattolici. E si è accorta che il pluralismo religioso e la laicità dello Stato sono un pericolo incombente. I credenti di altre religioni sono sempre in tempo a diventare cattolici perché Dio nella sua magnanimità non porterà i loro figli nel Limbo... solo che quelle regole sono cattoliche e non c'è alcun rispetto delle altre religioni. Spero di aver fatto capire il senso e la sottigliezza di questo muoversi ALTO della Chiesa.

venerdì, giugno 8

Mariette

Sinfonia n°3 in Bi bemolle maggiore. Ludwig van Beethowen

Era un’alba gelida e nebbiosa di un inverno parigino. Mariette non era riuscita a dormire. La luce timida del mattino, adombrata da un basso cumulo nero, rischiarava appena il povero mobilio della cucina. Da un cassetto estrasse qualcosa di scintillante, una lunga lama affilata. Se la puntò all’addome, pensò che l’avrebbe trapassata da parte a parte. La vita sottile, il delicato corpo, le dispiaceva offenderlo. Appoggiò la fredda lama di piatto su un fianco, voleva vedere quanta ne sarebbe uscita dall’altra parte se avesse provato ad affondarla tutta. La punta le si impigliò sul lembo della vestaglia aperta e gliela strappò. Se ne rammaricò ma subito considerò che ciò non aveva importanza. La morbida pelle e la sinuosità del corpo, lacrimò nel silenzio, piangeva per se stessa. Un raggio di sole era finalmente riuscito a liberarsi dalla lunga notte ed entrò d’impeto attraverso i vetri concludendo la corsa nelle sue pupille. Mariette socchiuse gli occhi, posò la lama sul tavolo e si avvicinò alla finestra. “Ogni giorno è un giorno nuovo”, la flebile voce non superò l’alito che la trasportava. Era stanca, si lasciò scivolare lentamente con la schiena appoggiata allo stipite. La folla di pensieri era diventata così esasperata che non riuscì più a contenerli e una coltre nera scese sulla mente; si addormentò in ginocchio.
La vita nella città riprendeva. I rumori della frenetica attività metropolitana salivano smorzati all’ultimo piano del piccolo appartamento in fitto. Passò il mezzogiorno e una pioggia sottile e gentile incominciò ad alleggerire le nuvole parigine. Il tintinnio sul vetro la destò; era indolenzita, infreddolita e aveva una gran fame.
Si vestì alla meglio, racimolò pochi soldi e uscì. Giù al portone c’era Gustave, lavorava come autista alla ditta Luxor, nel negozio di fronte. Le faceva una corte silenziosa e tenace. Ma lei non aveva né tempo né mente da dedicare a quelli che definiva: “stupidi sentimenti”, almeno sembrava di crederlo . Lo salutò con un impercettibile movimento del capo senza fermarsi. Gustave ebbe appena il tempo di accorgersene che già lei aveva svoltato l’angolo. Nonostante l’apparente sufficienza Mariette provava il sottile piacere di essere desiderata. Ripeteva lo stesso copione ma il giovane non demordeva. L’aveva vista sorridere e questo per lui era un segnale. Mariette quando non lo trovava vicino il portone alzava lo sguardo verso il negozio, scrutava nell’antro del deposito a fianco e infine si avviava mestamente voltandosi di tanto in tanto. Se poi Gustave le si parava davanti all’improvviso, allora lei abbassava il capo e a passo svelto si allontanava; le bastava sapere che lui c’era. Alcune volte il giovane era distratto o parlava col padrone ed allora Mariette, appena uscita, rallentava per dargli modo di notarla. Appena la vedeva, Gustave si proiettava come il ferro verso la calamita. Ma Mariette accelerava e si dileguava, lasciandolo con un sorriso spezzato, neanche tanto deluso, perché sapeva bene essere quello il sottile gioco dell’amore.

mercoledì, giugno 6

Altro mondo

Certamente in Italia nei cinegiornali non videro questo filmato.
Roosevelt Warns Of Danger If Nazis Win War 1940/12/31 (1940)

martedì, giugno 5

Nonsense

Gaubdbdk dkdi ltdasbvu dlkd. Fhsj clfo, lsed kf. Hdfsydnh; dh dfglotr, fgkg fjf sdjhhd… Aaaah, finalmente mi sono sfogato.

È solo un nonsense, una struttura pura al 100%, senza alcuna particella di significato. Mi andava così. Se quelle due persone che passano ogni tanto da qui, leggendo il non leggibile, pensano: questo è pazzo, io dico, chi si ritiene totalmente savio scagli la prima pietra… Ahi oh …aah oooh va bene va benee. Ho capitoo… bastaaa co’ ‘ste pietre, sì .. sì, e che è? Vi portate le pietre da casa?! ‘Az, e questo perché siete in uno/due…a mitraglietta…

E non ho scritto niente, figuriamoci se avessi scritto qualcosa… come il quesito che si pongono quelli che seguono e studiano la teoria dell’Utilitarismo, o meglio una sua sfaccettatura.
Io ora non ho intenzione di andare a cercare il libricino che trattava in modo esauriente questo argomento, perché l’ho dato per disperso, forse un giorno comparirà. Credo che rientri nella branca della filosofia. Mi colpì un esempio veramente tremendo, un quesito al quale bisognava rispondere senza giri di parole. Serviva a capire cosa significa ‘utilitarismo’ e come in teoria lo si dovrebbe praticare, quasi alla maniera machiavellica .
Se si ha la possibilità di conoscere il futuro con certezza e si vive intorno alla fine del 1800, sapendo che molti vostri parenti stretti saranno coinvolti nell’abominio dei campi di concentramento, dove troveranno la morte, inclusi voi… seimilioni di vittime dell’Olocausto, e avete davanti un bambinetto, tanto carino dagli occhi chiari come il ghiaccio ed i capelli neri e lisci, il cui nome è Adolf, solo voi e lui…
Ma poiché non siamo nati assassini, per facilitare il compito (questa cosa la aggiungo io, che sono naturalmente ancora più perverso di quelli che hanno ideato il quesito) il bambino mentre gioca finisce nel lago, voi lo avevate già salvato ma non sapevate chi fosse e neanche dopo lo avreste saputo, ora sapete, avete già davanti l’orrore che vi sta attendendo, e siete di nuovo lì.
Nessuno è intorno e voi potreste continuare a fare il vostro cammino, senza intervenire in soccorso come faceste allora, come se nulla fosse, senza che ciò pregiudichi il vostro comportamento.
Io, la mia risposta ce l’ho, tragica e sofferente, logica oltre l’utilitarismo. Purtroppo non saprei proprio come fare diversamente.
Questa è una situazione agghiacciante, il vero utilitarista saprebbe come comportarsi.

I nostri comportamenti sono molto animali, non perché istintivi e aggressivi ma per la naturale propensione ad agire solo se ‘sentiamo’ il colpo che riceviamo. Viviamo sempre al presente, il passato ed il futuro non ci appartengono, almeno al nostro corpo, alla nostra autodifesa.

Quindi rendo il quesito ancora più restrittivo: noi siamo in un campo di concentramento, i nostri figli ci sono stati strappati e stanno andando verso i forni. Abbiamo la possibilità di trovarci indietro nel tempo, il giorno prima che la mente perversa di Hitler impartisse l’ordine di introduzione delle leggi razziali, siamo dinanzi al suo giaciglio con un’arma affilata e lui disteso, dormiente. Ci basta un solo gesto per cambiare le sorti della storia e ritrovarci al punto medesimo del tempo con i nostri figli ed un futuro meno oscuro… lo faremmo? Quanta disperazione dobbiamo sentire addosso per muoverci?

Ecco. Quanti numeri di relazioni devono sussistere perché ci sia il nostro intervento diretto, perché possiamo avvertire una minaccia verso la nostra sicurezza? E con tutto ciò verificato riusciremo ad agire? E perché siamo meno propensi ad intervenire quando il motivo cruento è ancora lontano, ma non meno certi che avvenga?

lunedì, giugno 4

Che fine hanno fatto?


Non credo che agli attori e registi del porno gliene sia mai importato niente di che fine abbiano fatto le loro ‘colleghe’, dopo averne fatto pezze da piedi. Una brutta fine. Il mondo della pornografia è esclusivamente maschile, dirlo così sembra ovvio.
E lo è. Gli uomini, una volta smessa l’attività ‘recitativa’ entrano nell’ambito della produzione e diventano anche registi, continuando a lucrare nel mercato, favorendo il moltiplicarsi dei lenoni e l’adescamento delle donne dell’est, che cercano di svincolarsi dalla povertà. Le donne finiscono male, quando l’età non le rende appetibili, dopo essere state spremute come limoni, vengono scaricate senza complimenti ed abbandonate a se stesse, una vita senza rendita senza nulla, con una mano davanti ed una di dietro. Molte continuano in proprio la professione più antica del mondo, consumando il resto della loro giovinezza, almeno non sono sfruttate. Molte ragazze dell’est Europa cercano la vita facile ma non si accorgono che il prezzo da pagare è ben più doloroso di un vita ‘normale’.
Schicchi ebbe l’idea di lanciare in Italia le famose pornostar. Erano per la maggior parte attrici fallite nel cinema impegnato accalappiate, per fama e per fame, dal mercato della pornografia.
Ebbene nessuna di loro si può dire che abbia finito in bene. Ilona Staller la prima e più famosa, si è salvata in parte perché fortunatamente il suo ricchissimo ex consorte contribuisce alle spese per il figlio, ma con un tenore di vita elevato si ritrova ad inventarsi qualsiasi cosa per tirare avanti. Ancora era sulle tavole dei palcoscenici dei night ad esibirsi, sfatta, decadente, con le smagliature e le rughe coperte da strati di lustrini e paillette, tette e labbra rifatte. Ora ha scritto un libro autobiografico che ha presentato in tutte le ‘chiese’ televisive, dove nonostante tutto difende ancora quel mondo, ma per coerenza con se stessa più che per certezze, perché lei deve portare avanti un mito, l’unico appiglio per non crollare. La caratteristica di quelle pornostar era di mostrare passione e trasporto per quel lavoro, era tutta finzione. Molte di loro, dopo avere lasciato, ne spararono di tutti i colori. Solo gli attori maschi parlano bene di questo mondo, come una cosa normale, un lavoro come gli altri, sorridono, si arricchiscono e sfruttano. È gente di m.
Karin Schubert, ancora la ricordiamo, avanti negli anni, dal Maurizio Costanzo show ad elemosinare un posto, anche di badante, di donna delle pulizie, aveva appena finito di girare l’ultima fatica adatta alla sua età: la nonna di Cappuccetto Rosso. Eppure la sua carriera era iniziata con i migliori auspici, bellissima aveva subito girato film erotici d’autore. Poi finita come pornostar e cotta ricotta in tutte le maniere.
Marina Frajese, molto simile a lei, bellissima si sposa con il giornalista nostrano per poi divorziare quasi subito, anche lei aveva iniziato con il cinema impegnato, veniva dal suo paese con il titolo di Miss. Il mondo del porno l’accalappiò. Schicchi, la ricorda come quella che faceva ‘tutto’. E le fecero fare di tutto, anche scopare con i cavalli. L’ultimo spettacolino da cabaret lo diede, forse all’inizio del ’90 (o alla fine dell’80). Stava sul lastrico, un rudere, come scrisse un giornalista. Alcolizzata e tossicodipendente, traballante sul palco, in preda alla aggressività degli spettatori che la scambiavano con una donna che non era mai esistita o che non esisteva più. Il giornalista notò che alla fine dello spettacolo un fans incolloso le chiese insistente, il numero di camera d’albergo. Lei, abbandonata a se stessa, sotto l’effetto dell’alcol e di tutte le schifezze che si era presa, fece una debole resistenza ed alla fine glielo diede. Di lei non si è saputo più nulla.
Lilli Carati, affascinante, con buone qualità recitative, tra tutte forse quella che meritava di più, recitò al fianco di E.M.Salerno (l’ex di Veronica Lario) nel “Il corpo della ragassa”. Quando la concorrenza divenne spietata, cedette alle lusinghe dell’hard, i contratti erano invitanti, la vita che aveva assaggiato sino ad allora non poteva più lasciarla. Anche lei passò nel tritacarne. Quando lasciò, era l’ombra di sé stessa, tossicodipendente. Poco tempo fa si presentò in una trasmissione televisiva, signora di una certa età, diceva che era impegnata in una comunità di recupero per tossicodipendenti, aveva recitato sempre sotto gli effetti della droga. Aveva lottato per uscirne, un mondo di cacca. Il Siffredi, dicono, che dopo avere letto questa sua intervista commentò: “È una stronza, scopava perché voleva guadagnare”. E che lo doveva fare anche gratis? Comunque sempre un’esperienza di m. resta.
Paola Senatore. Signora di un fascino innato. Il suo film più famoso: Malombra, erotico d’autore. Poi filmetti sempre più scadenti sino alla fine. Aveva un figlio da mantenere e per giunta era cocainomane persa. Si prestò al porno dettando delle condizioni, una barca di soldi e con un solo attore scelto da lei. Arrotondò con un’infinità di ‘servizi’ fotografici. Poi volle sparire, per amore del figlio. Ma successivamente venne denunciata per detenzione e spaccio di stupefacenti.
Moana Pozzi, nulla da dire in più di ciò che non si sa. Una pessima battuta di Luciano De Crescenzo: “un errore di gioventù”. Quasi tutti quelli che contano sono passati tra le sue lenzuola. Verdone girò il film ‘Borotalco’ nella sua lussuosa casa sulla Cassia, (era lei la ragazza che nuda si fa il bagno nella vasca idromassaggio del terrazzo). Gli attori porno la ricordano come una con la puzza sotto il naso. La odiavano perché li scopava senza trasporto, lei infatti si riteneva ‘diversa’ ma sempre z..la era, ahimé, anche se l’aveva data a Craxi, forse anche per questo lo era. La Staller ha sempre affermato che sia morta di aids, era vicina di casa. Invece quelli del suo entourage, incluso Schicchi hanno sempre negato, per i loro interessi, per non creare panico e caccia alle streghe ed agli streghi, aveva (ed ha) paura che si bloccasse il mercato, il denaro fa passare in secondo piano anche la morte, molte attrici sconosciute sono morte e continuano a morire ma nessuno lo sa. La Pozzi aveva ‘recitato’ contemporaneamente con 10 neri che venivano direttamente dall’Africa, in un momento in cui non si erano ancora prese le dovute precauzioni, l’Africa continua ad essere il paese più martoriato da questo flagello.
Selen, la sua condizione per recitare è stata: ‘Mai con i negri’, un’attrice porno razzista? Mah! Forse ha sempre avuto presente il destino della Pozzi. Ora cerca di mostrarsi in giro come una suora laica, ma era lei che fino a poco tempo prima osannava il meraviglioso mondo dell’hard. Sempre meglio un’ipocrita fuori che una disperata dentro.
Idem per la Henger, meglio non esserci mai entrate, però almeno ti salvi prima della disfatta totale.

Le pornostar non ci sono più, spazzate via dalla valanga di ragazze dell’est, a buon mercato, bellissime, sono talmente tante e affamate di soldi che vengono usate e gettate via come kleenex. Ecco perché Rocco e i suoi fratelli si sono trasferiti in massa a Budapest, così hanno il controllo della situazione. Schicchi ci ha provato ancora con una tale che ha fatto scopacchiare sotto una doccia con un tale di ‘Uomini e Donne’ (quando si tratta di puttanismo, sempre lì andiamo a finire, però la De Filippi dice sempre che lei non c’entra, allora perché sfrutta le situazioni? o forse fa l’etologa?), ma l’epoca è finita. I zoccolifici non sono più esclusiva di Schicchi, la produzioni ora si palesa in tv direttamente.

domenica, giugno 3

Interdetto è dinanzi a qualcosa che non conosce

Una ragazza scende di corsa le scale del Pallonetto. Ha un’espressione tesa, sospesa. Si trascina un velo bianco, lo perde, non se ne degna. Arriva davanti una porta, batte forte: “Aprite, aprite…”, le parole le si strozzano in gola. Continua la scesa, giunta in prossimità del molo, vede un capannello di persone, si ferma, trattiene il respiro. I più esterni la notano, fanno cenno agli altri. Lentamente si aprono, scoprono pietosamente il corpo del promesso sposo. Un urlo straziante squarcia l’aria, la ragazza si precipita verso l’ amato. Urla il suo nome, urla, urla. Queste grida attirano l’attenzione di altre persone ignare; qualcuno che consumava l’ultimo sonno della mattina, si desta di colpo, si affaccia: “che è stato? Che è stato?” Il garzone del fruttaiolo coglie la domanda: “È morto Nando, il pescatore, a mare”. La ragazza inginocchiata tiene stretto il corpo del giovane, si dondola accompagnandosi con un pianto dirotto e poi sommesso, come una cantilena. La gente si è stretta di nuovo, sono parenti, amici. C’è la madre, che affranta si sostiene tra le braccia del marito, tirato, muto. C’è la sorella di lui che non è riuscita a tenere il figlioletto fuori dalla calca funebre. Spinge con la sua testa da topino, si insinua tra i fianchi muliebri delle donne del popolo ed a cospetto con la morte si ferma, interdetto è dinanzi a qualcosa che non conosce; i grandi occhi neri scrutano lo zio, per la prima volta vedono l’immobilità della morte, lo zio che scherzava con lui, così sicuro, così adulto, così forte. Per la prima volta il bambino capisce quanto invece l’uomo sia debole e quanto sia poco affidabile, forse anche suo padre. Ecco perché ora volge lo sguardo proprio a lui e questo, accortosene, abbassa il capo, come se si vergognasse di essere stato scoperto, così fragile, indifeso, così mortale.
Ognuno ha un ricordo di quel giovane, ripercorre con la mente un’azione, un gesto, un sorriso, delle parole. Le immagini della memoria si cristallizzano e si ripetono in continuazione come un disco incantato. Il saluto del pescatore al panettiere, le battute con gli amici; la madre ricorda il bacio della notte antecedente l’alba, l’ultimo bacio, prima di andare a mare. Il padre sente addosso una gran colpa e non se ne dà pace.
I compagni stanno poco distanti, appoggiati alle barche del loro lavoro, della loro vita. Qualcuno è ancora bagnato, forse è stato tra quelli che lo hanno recuperato, che avevano sperato di salvarlo; sono stanchi, stravolti. Avevano iniziato fiduciosi la giornata e non pensavano di finirla così. Perché.

venerdì, giugno 1

Mi hina

Sento un bambino che si lamenta come un porcello, forse è un porcello…
Non ho dubbi sul fischio melodioso dei merli in amore. L’afa serale, la calotta nebbiosa e quell’aria acquosa che si attacca sulla pelle. I suoni arrivano al cervello spappolati, confusi. Il brusio perenne delle auto mi stanca ma non devo dormire. Passa un signore con un allegro cagnetto che saltella in ogni direzione, deve rendere intensa quella misera ora di libertà. Una giovane donna col carico della spesa si affretta al portone.
Ritornano le immagini di quella mattina. Sono passate poche ora ma hanno la patina di un antico ricordo.
Ombre fresche e limpide acque, il sole che stringe il sale sul viso, mi bagno di nuovo. Sulla spiaggia c’è Mi-hina che prende avidamente quel poco di tepore, con il viso sparato al cielo e le braccia aperte. La guardo, la osservo, qualche piccola smagliatura non intacca il suo fascino. Ma quel sole di prima mattina è così pallido e quando esco il freddo mi attanaglia, mi avvolgo nella spugna e godo di quel calore. Vorrei crollare e fare un lungo sonno. Il mio ultimo sguardo va ancora a Mi-hina, poi mi sdraio e mi addormento. Non dovrei farlo. In questa sera ancora desidero dormire, ormai è un sogno e forse sto già sognando. Le rondini non trillano più, è tardi. In un impeto di rivalsa mi alzo e cerco di scrollarmi la stanchezza scuotendo il capo ma ricado spossato. Mi-hina viaggia ora, chissà a che sta pensando, chissà se imparerò la sua lingua, capirla oltre lo sguardo. Immagino il suo paese, vedo i giardini zen e il caos di Tokio ma non so quale di questi sia la sua realtà. Allora mi pongo in un luogo di mezzo, una periferia urbana sufficientemente tranquilla per non essere metropoli e sufficientemente rumorosa per non essere campagna. Ma in Giappone come è fatta la campagna? Quante volte ho promesso a Mi-hina di andarla trovare, quante volte sapevo che non lo avrei fatto? Anche se il desiderio c’è, anche se ora stesso, se solo potessi, partirei. Visitare il Giappone, la terra sognata dove questo sole passa prima. Un giorno, spero, andrò in Giappone e scoprirò come vive Mi-hina. Allora la cercherò, girerò e mi perderò e alla fine sarò dinanzi la sua casa e conoscerò gli anziani genitori che tante volte mi ha descritto, e sorrideremo senza capirci. Quest’afa mi sta sciogliendo e il sole è tramontato. La sedia mi si è attaccata sulla pelle, mi scollo, mi alzo. Le gambe cedono un istante. La terrazza è immobile, certo non può muoversi una terrazza, è un luogo dell’immobilità, meglio fuggire. Esco, il caldo ha rallentato le persone. Ognuno cammina piano, fa le cose con lentezza per non sudare. Il tempo non cede. Sono solo un’illusione queste voci dilatate come un nastro rallentato di un magnetofono. Non mi è indifferente questa gente, siamo accomunati da questo caldo. Qualcuno ride, qualcuno si asciuga la fronte col fazzoletto candido, sembra che pianga. Attendo che i lampioni facciano luce e scopro che sotto l’aria densa una miriade di insetti volteggiano, appena schioccati a nuova vita. Vorrei sedermi su una panchina, respirare lento e assopirmi. Ma non posso, il caldo è anche dentro di me, sotto forma di maglio incandescente che brucia la mia calma. Non posso rilassarmi, tanti e tanti sono i piccoli drammi che devo affrontare, e fuggo. Il caldo mi può stroncare, trova una mente disposta a farsi sciogliere, colare, divenire un rivolo e scivolare in un tombino, nelle fogne mischiarsi con la melma indefinita e poi perdersi in mare. Sciogliersi, colare, scivolare, mischiarsi, perdersi, tutto indefinito, pericolante, incerto. Perché sto camminando, che ci faccio nel viale di passeggio, io che non ho nulla da passeggiare, nulla da ridere, come fanno quelli intorno?! Preferisco tornare e non pensare neanche a Mi-hina che ora ha la consistenza di un sogno, che ora se mi dicessero di provare la sua esistenza non ne sarei capace. Non c’è nulla per cui valga la pena di uscire, tanto fuori non fa meno caldo di dentro. Queste nuvole minacciano pioggia ma ora esse sono solo un tappo che comprime il calore che la terra sprigiona. La mia mente già gronda sudore, goccia dopo goccia mi sta consumando, la deficienza mentale è inesorabile. Alzo bandiera bianca. Mi addormento.